sabato, settembre 29
Guerre cittadine.
I Writers napoletani contro gli ultras locali.


RIPRENDIAMOCI LA CITTA'!


SONO ovunque. Come una malattia epidemica, come un virus. Le scritte, le «firme» che gli ultrà hanno fatto proliferare in ogni angolo di Napoli, con il nostro tacito consenso. Come altre forme d’illegalità intessute nel territorio partenopeo, anche questa assume la forma di una vita batterica, di un’invasione di ultracorpi che si insinuano nella società quasi senza farcene accorgere. Facendoci dimenticare che esiste. Ma qualcosa di nuovo è accaduto. Nei giorni scorsi qualcuno ha colpito diversi di questi ingombranti graffiti ultrà, scrivendoci sopra soltanto una frase che riassume tutto il concetto finora espresso: «Riprendiamoci la città!». Non occorreva altro. La frase ha ottenuto, almeno a livello simbolico, un doppio effetto devastante: da un lato ha colpito una specie di monumento balordo, un monumento per altro curato nei minimi dettagli, probabilmente disegnato da un writer professionista assoldato dagli ultrà. Dall’altro lo ha colpito con una tecnica semplice e quasi primitiva come quella dello stencil. Uno stencil minuscolo rispetto ai graffiti che colpiva, ma ugualmente dannoso per l’immagine ultrà, e per questo forse è un affronto ancor più insopportabile. Come una zanzara che fa urlare un elefante. I graffitari che la fanno da padrone, qui a Napoli, non sono come quelli delle altre città. Niente sigle fantasiose o nomi buffi, per esempio Bros, Pao, Eron, Ivan, Tvboy, e via dicendo. No, qui abbiamo una forma d’arte urbana assai più organizzata e compatta. Se vogliamo, quasi militarizzata. È la potentissima (e in fluentissima) Arte Ultrà. Rispetto agli altri artisti di strada che si possono incontrare in giro per il mondo, gli artisti ultrà non hanno fretta. Non hanno paura di fermati o addirittura arrestati dalla polizia. E ancor di meno hanno paura delle proteste dei cittadini che li potrebbero scoprire mentre realizzano le loro “opere”. A loro modo, sono l’incarnazione del sogno di ogni graffitaro: agiscono indisturbati, forse non hanno la cognizione d’essere esponenti di una corrente molto in voga, ma sicuramente hanno la consapevolezza d’essere intoccabili. Il prodotto di quest’arte si può trovare comodamente stando seduti in macchina, osservando anche distrattamente i muri più spaziosi e bianchi, le saracinesche dei negozi e delle edicole, i parapetti dei ponti, le barriere che delimitano il lungomare. «L’arte ultrà» è comparsa in ogni luogo, anche in zone tradizionalmente non degradate o frequentate da tifosi. Basta fare un giro con la propria auto per rendersi conto dell’estensione di questo fenomeno, e imparare a distinguerne le delimitazioni. Iniziamo il tour. Dunque, come molti sanno, i Mastiffs, il gruppo principale della pericolosissima curva A, sono presenti per lo più nel centro storico, quartiere Montecalvario e S. Giuseppe. E le Teste Matte? Compaiono per lo più sul lungomare, a Chiaia e all’Arenella. La Nuova Guardia, a Materdei. La Brigata Carolina è invece la formazione storica presente ai Quartieri Spagnoli. I Fedayn al Vomero e a Corso Umberto. Ognuno ha il suo feudo, il suo luogo sacro. L’elenco potrebbe proseguire a lungo ma per ora ci fermiamo qui. Non citiamo nemmeno i gruppi periferici, come la Masseria Cardone. Questi graffiti giganteschi esistono perché è scontato che debbano esistere. Sono un dato di fatto. Come l’esistenza di questi clan selvaggi, che si spartiscono la città come fosse il deserto post-apocalittico di Mad Max. Queste scritte sono il segnale visibile di una coniugazione sbagliata del concetto di «tolleranza» e di «sfogo giovanile». Fanno da monito e da “marcatori” del territorio, come i liquidi odorosi per i cani e i gatti. Delimitano lo spazio entro il quale certe persone che «odiano tutti» sono qualcuno, e lo vogliono scrivere a caratteri cubitali, il loro odio. Prendiamo il caso di Piazza Bellini. Cosa è diventata, lo sappiamo tutti: è “fortino” della tifoseria violenta, di quella che si riunisce anche alle quattro di notte per intonare a squarciagola canti contro le forze dell’ordine e lo Stato. È una cosa normale, ordinaria, come tutto il male che ci propina questa città malata. Persino sui giornali si avverte l’eco di una ridicola : qualche tempo fa si lesse che i Mastiffs avrebbero preso in custodia, quasi adottandolo, lo scavo archeologico quotidianamente bersaglio d’immondizia d’ogni genere. Ah, allora se ci pensano i Mastiffs! Quel che è certo è che tutt’intorno allo scavo si continua a sporcare, disturbare, minacciare, pattugliare come se ci trovassimo in una disgraziata zona di periferia interna. Gli abitanti della zona hanno paura: tornano a casa presto, raccomandano ai figli di non portarsi dietro cose di valore, pagano – ogni sera – parcheggiatori abusivi amici degli ultrà, si trincerano dietro le finestre. Per primi sanno che la zona ormai è perduta. Territorio alienato. Ormai sono gli ultrà a presidiarlo. Ma l’ultimo esempio di quest’invasione, il più sconcertante, è l’enorme effige dei Mastiffs dipinta all’entrata dell’Accademia delle Belle Arti. Un murales di circa sei metri di lunghezza, per uno di altezza, che occupa la visuale in uno degli angoli più caratteristici del centro storico. Con la scusa dell’auto-celebrazione questi teppisti hanno imbrattato un edificio che nulla ha a che fare con il calcio o con la “tifoseria”. Lo scopo di questo scempio è chiaro: ribadire la totale indifferenza di questi gruppi a ogni regola, sfregiare il rispetto dei cittadini onesti. Dire: siamo qui e facciamo quel cavolo che vogliamo. Proprio come allo stadio. Per sostenersi, il tifo violento ha una spietata macchina organizzativa ed economica. Il loro sistema di finanziamento è capillare, non trascura nulla. Sono affiliati ai gruppi ultrà molti dei parcheggiatori abusivi, moltissimi commercianti, qualche edicolante, diversi bar, locali, chioschi anche famosi nel centro storico. Cedono una percentuale alla «causa», costringono i cittadini onesti a cedere per non avere ritorsioni, e li trasformano indirettamente in sostenitori dei quella marmaglia che assale gli stadi come fortezze medievali, li ha resi gironi infernali, infrequentabili per le famiglie e i bambini, e in definiva ha contribuito non poco a degradare il nostro povero calcio. Ma guai chi tocca il tifoso irriducibile: si ritroverà minacciato, intimorito, ricattato. Se va male, assalito o picchiato. Come è successo ad un insignificante writer, Puff o Puffo il suo nome d’arte, che ha osato modificare una scritta «Mastiffs», sostituendola con «Puffs». Commettendo così una grave leggerezza. Si è reso riconoscibile, uno contro molti, e per di più proprietario di un negozio di vernici al centro, è stato identificato da qualche mastino, prelevato dal suo negozio e costretto a ridipingere la scritta. Ma non solo. Da quel momento è diventato anche il fornitore ufficiale di colori e vernice per il gruppo ultrà. La presenza invadente di questo fenomeno si basa sulla paura, sull’omertà, sull’accondiscendenza. Sulle giustificazioni perverse che ci hanno fatto troppo a lungo tollerare la violenza nello sport, come in ogni altro campo. Fin dove può arrivare la nostra rassegnata fantasia, possiamo immaginare quanto estesa sia l’arroganza di queste bande delinquenziali, che con il ricatto e la prepotenza gestiscono covi pieni di armi, sono legati a doppio filo con i traffici del «sistema», tengono sotto scacco intere zone della città. I recenti fatti di Catania hanno dato alle forze dell’ordine una scusa valida per indagare nel profondo, come sempre succede quando c’è una situazione di emergenza, e anche per fare qualche perquisizione. Ciò che si è scoperto, come dimostrano gli arsenali ritrovati nelle sedi del gruppo dei N.I.S.S (Niente Incontri Solo Scontri, e il nome dice già tutto) sarà solo la punta dell’iceberg, ma fa comunque paura. L’imbarbarimento della tifoseria, del resto, è stata direttamente proporzionale al declino della società Napoli Calcio, ma ancora più proporzionale al declino della società civile partenopea. Le tifoserie e il loro sistema di comunicazione tramite i graffiti sono lo specchio del frammentato ed asfissiante sistema camorrista. Il Comune avrebbe dovuto provare, almeno una volta, a ripulire le strade. Almeno per colpire la parte più sfrontatamente visibile di questo schifo. Invece come al solito è sceso a compromessi, ha preferito glissare sul problema. In una frase: ha avuto paura e ha chiuso gli occhi. Soprattutto il Comune, qui a Napoli, rappresenta la società che ha paura e che si piega. Eppure per la prima volta, come si è detto all’inizio, qualcosa è accaduto. È accaduto che qualcuno – probabilmente gente comune, probabilmente ragazzi – si è ribellato. Ha gridato «basta!», con le uniche armi che in questo clima di intimidazione diffusa e omertà si possono avere a disposizione: lo sberleffo, l’anonimato, l’intelligenza. Quel murales enorme davanti l’Accademia era troppo. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’oltraggio limite. Pensate: nessuno finora, nemmeno qualche testa calda, delle tante che nel loro tempo liberano si occupano di devastare, imbrattare e sporcare le mura del centro storico – presunti artisti, esistenzialisti, punkabbestia, «alternativi» vari – aveva mai osato disegnare anche soltanto una virgola su quel gigantesco monumento al potere ultrà. Nessuno che si fosse azzardato a sfiorarlo. Ora a quel graffiti, come per gli altri che sono stati colpiti (con una perfetta par condicio) in giro per la città toccherà un bel make-up «restauratore». Magari tra gli studenti perbene dell’Accademia si troverà qualcuno disposto ad aiutarli. Intanto lo scacco c’è stato, un esempio è stato dato. L’aurea di inviolabilità che circondava questi simulacri non è stata solo scavalcata. È stata del tutto ignorata. Come le leggi della fisica nei film di George Mélies. È bastato poco, ma in quel poco dovevano esserci coraggio e buona volontà. Oltre che una buona dose di rabbia. Insomma la prima pietra – la prima vernice – è stata lanciata, contro «l’arte ultrà».











 
posted by Senza Padroni at 10:38 AM | 16 comments
venerdì, settembre 28
Il potere dell'assurdità.

Napoli - Genoa si giocherà a porte chiuse.

Sono costate care al Napoli le intemperanze dei propri tifosi durante il match di mercoledì in casa col Livorno. Il giudice sportivo ha infatti disposto che la prossima gara interna dei partenopei, domenica contro il Genoa, si disputerà a porte chiuse. Inoltre, per l’osservatorio sulle manifestazioni sportive del Quirinale, anche al match tra Inter e Napoli del 6 ottobre è stato dato il massimo livello di rischio (4). Niente tifo quindi per il Napoli dei miracoli: alla base del provvedimento l’esposizione da parte dei tifosi azzurri di uno striscione ingiurioso contro la curva amaranto, l’accensione di 13 fumogeni e il lancio di 4 bottiglie, una delle quali avrebbe colpito un assistente di gara al petto al 35’ st.
Una nuova tegola che si aggiunge alla diffida dell’allenatore Reja, allontanato durante la partita per proteste contro il Livorno e ai 47 provvedimenti «daspo» emessi dalla questura di Bologna contro altrettanti ultrà del Napoli e 6 della Ternana. Motivo del provvedimento, che vieta ai tifosi segnalati l’accesso per 3 anni a manifestazioni sportive, la maxirissa in autogrill del 2 settembre, in cui fu accoltellato un sostenitore della Ternana.
 
posted by Senza Padroni at 12:25 PM | 1 comments
giovedì, settembre 27
Troppo avanti...

Tratto da http://oag1701.splinder.com

Anche noi ci uniamo al manifesto...


MANIFESTO PROGRAMMATICO
In collaborazione con Action Now!... Da maneggiare con cura e divulgare lontano da occhi indiscreti, dato il contenuto altamente sovversivo!
Manifesto del Movimento d’azione maschilista contro le pari opportunità allo stadio.

Discriminati da una società profondamente ingiusta, noi maschi rivendichiamo la libertà di andare allo stadio senza la presenza di donne.
Forti delle nostre ragioni facciamo presente che:
le donne allo stadio gridano, non tifano;
le donne allo stadio si lamentano perché noi gridiamo, quando invece facciamo il tifo;
le donne allo stadio si distraggono a pensare al fisico dei giocatori e se questi ultimi hanno le gambe storte o sono depilati;
le donne allo stadio non riescono a vedere la partita specialmente dalle curve perché spariscono nella calca.
Le donne allo stadio cadono o inciampano perché vogliono a tutti i costi portare un tocco di femminilità, indossando scarpe improbabili;
le donne allo stadio vorrebbero stare sedute altrimenti non vedono la partita o si stancano (perché portano scarpe improbabili);
le donne allo stadio pretendono di chiacchierare, disturbando, evidentemente, le fasi di gioco e il tifo;
le donne allo stadio vogliono socializzare con le altre donne come se stessero prendendo un the con le vecchie zie;
le donne allo stadio si disinteressano delle azioni salienti e all’improvviso ti chiedono il risultato della partita;
le donne allo stadio all’improvviso ti domandano di quelli in campo quali siamo noi. Noi chi?
le donne allo stadio non sanno minimamente che esista il fuorigioco e se glielo spieghi o si annoiano o si risentono;
le donne allo stadio si offendono se le tratti come un tifoso qualunque e non come la tua fidanzata, come se foste andati al cinema e non a una partita di calcio;
le donne allo stadio vorrebbero vedere la partita abbracciate al fidanzato come se stessero a un concerto di Baglioni;
le donne allo stadio ignorano che la tua squadra ha una sua storia e ha avuto altri giocatori oltre a quelli che stanno in campo;
le donne allo stadio, al dodicesimo del primo tempo, ti chiedono quanto manca alla fine.
le donne allo stadio, per dimostrarsi all’altezza, gridano rigore se avviene qualunque fallo in qualsiasi zona del campo. Esclusa ovviamente l’area di rigore;
le donne allo stadio si mettono in mezzo quando cerchiamo di scambiare le figurine Panini con i bambini più piccoli perché temono che li imbrogliamo;
le donne allo stadio quando sentono gridare ‘fallo’, si distraggono e diventano rosse.

Per tutte queste sacrosante ragioni chiediamo al Ministro Amato e al Ministro Melandri che provvedano con una legge speciale ad allontanare questi pericolosi soggetti dagli spalti.
 
posted by Senza Padroni at 2:34 PM | 8 comments
mercoledì, settembre 26
Oggi, 26 Settembre 2007, ricorre il trentunesimo anniversario dello scoppio della colonna per la produzione di Urea nello stabilimento Enichem di Manfredonia.
Oggi sono 31 anni e l'Enichem, ahimè, è ancora la, Manfredonia anche, con tutti i suoi problemi che 31 anni fa l'Enichem aveva alleviato!
In questa lettera è ricordato un grande uomo: Nicola Lovecchio che con la sua personale battaglia ha messo alla luce tutte le schifezze compiute nei giorni successivi allo scoppio, portatrici di morte in riva al golfo!
Il ricordo va a lui.
E ai manfredoniani ancora una volta: SVEGLIAMOCI!!!



SENTINELLA DELLA SALUTE PUBBLICA A MANFREDONIA: RICORDO DI NICOLA LOVECCHIO A OTTO ANNI DALA MORTE.


Otto anni fa, il 9 aprile del 1997, moriva a Manfredonia Nicola Lovecchio, capoturno del Magazzino Insacco dello stabilimento Enichem della cittadina sipontina. Aveva 49 anni e aveva fatto della sua malattia una questione politica. Il tumore al polmone lo aveva scoperto tre anni prima, nel 94. Nel 91 si vedeva già sulla radiografia ma il radiologo non se ne era accorto. Ma soprattutto 18 anni prima aveva passeggiato per mesi sulla polvere di arsenico che il 26 settembre del 1976 si era dispersa sullo stabilimento e sulla città a seguito dell'esplosione della colonna di decarbonatazione dell'anidride carbonica, un impianto essenziale per la produzione dell'urea, fertilizzante lì prodotto ed esportato allora in tutto il mondo. Quella che fu chiamata, con una sottile vena canzonatoria, la "Seveso del Sud" sarebbe rimasta nascosta per sempre un uomo coraggioso non avesse deciso di vedere chiaro fino in fondo nella situazione sanitaria del suo "gruppo omogeneo" di lavoratori. Nicola Lovecchio non va ricordato solo per l'ingiusto destino a cui la nocività della produzione lo ha condannato ma per il merito che ha avuto nel cogliere il nesso tra la sua malattia - e quelle simili di cui si erano ammalati, ed erano anche morti, tanti altri compagni di lavoro - con l'esplosione della colonna del 1976. Un merito che si mostra a noi in tutto il suo incommensurabile valore ancora oggi -come apparì subito allora ai pochi medici che colsero l?importanza del fenomeno sanitario scoperto - di fronte al silenzio ed alle minimizzazioni di chi avrebbe dovuto prevedere e vigilare. Se non fosse stato per lui l'incidente del 76 e la sua scia di malattia e di morte, che non sappiamo ancora se si sia esaurita, sarebbero rimaste sepolte nelle isole dello stabilimento. Le stesse che negli anni in cui Nicola moriva accoglievano l'industrializzazione effimera del contratto d'area e che attendono ancora una radicale bonifica. Così come attendono ancora approfonditi studi epidemiologici la popolazione dell'area a rischio ed in particolare quella del quartiere Monticchio a ridosso dello stabilimento. Una bella testimonianza quella di Nicola che i nostri tempi sopraffatti dall'egoismo e dal tornaconto personale chiedono di tenere viva. Ha cercato di farlo il giornalista Giulio Di Luzio due anni fa con un libro inchiesta ("I Fantasmi dell'Enichem", Baldini&Castoldi Ed.) che consegna alla storia questa figura di "medico scalzo" e di volontario tutore della salute pubblica insieme alla ricostruzione della vicenda industriale di Manfredonia - ed in fondo del Sud - negli anni 60. Un monito a chi la salute pubblica deve tutelarla per mandato istituzionale ed alle nostre collettività perché non deleghino completamente i compiti di controllo ma chiedano continuamente conto ai loro responsabili ed agli esecutori. A Manfredonia è in corso un processo penale per le morti e le malattie di tanti compagni di Nicola mentre una miriade di processi civili si sono conclusi per lo più vittoriosamente con il riconoscimento dei benefici previdenziali in favore di tanti lavoratori ammalati o delle famiglie di quelli deceduti. Magre ma pur importanti consolazioni per dimostrare che al Sud non ci resta soltanto il carico di malattia e di morte conseguente alle nocività importate. Ma le storie Manfredonia, Brindisi, Taranto, la Fibronit ci hanno insegnato ad uscire dal ricatto del lavoro offerto ed accettato in cambio della vita? Non ancora e non del tutto sembrerebbe guardando ai programmi industriali in giro per la regione e per il Sud. Rappresentano invece un segno di speranza le lotte popolari degli ultimi anni a Scanzano contro la discarica nucleare, a San Severo contro la centrale termoelettrica, a Brindisi contro il rigasificatore, a Bari per la messa in sicurezza dell'area Fibronit, sulla Murgia per il Parco, in tante città contro l'incenerimento dei rifiuti. Vuole dire allora che queste storie non sono ancora ben conosciute e bisogna farle diventare patrimonio colletivo in particolare tra i giovani.

Maurizio Portaluri
 
posted by Senza Padroni at 11:47 AM | 1 comments
martedì, settembre 25
Enzo Bearzot compie 80 anni

Il ct che ha vinto il titolo mondiale del 1982 detiene il record delle panchine azzurre

Lo chiamavano “Vecio” già all’inizio della sua lunga avventura con la Nazionale, nonostante non avesse ancora compiuto cinquant’anni. Sarà stata colpa della stempiatura o della voce resa rauca dalla pipa perennemente accesa. O forse dell’autorevolezza con la quale parlava ai giocatori e alla stampa. Fatto sta che “il vecio” oggi è un po’ più vecio, visto che compie 80 anni, quasi interamente trascorsi dietro un pallone che rotola sul campo o che corre veloce davanti alla panchina.

Nato a Joanni di Ajello del Friuli, in provincia di Udine, il 26 settembre 1927, Bearzot inizia a giocare nel ruolo di difensore-mediano nella squadra del suo paese. Nel 1946 si trasferisce alla Pro Gorizia, in serie B, poi è la volta dell’Inter (19 presenze in serie A), del Catania (tre campionati in cadetteria) e del Torino dove, nel ruolo di centrocampista arretrato, raccoglie complessivamente 251 presenze in nove stagioni. Il 27 novembre 1955, all’apice della carriera, scende in campo con la maglia della Nazionale contro l’Ungheria di Puskas, che a Budapest ci batte per 2 a 0.

Terminata la carriera agonistica nel 1964, prima è preparatore dei portieri, poi assistente di Nereo Rocco e di Mondino Fabbri sulla panchina del Torino, quindi è trainer al Prato, in serie C. Nel ‘69 entra a far parte dei quadri federali come allenatore dell’under 23, successivamente viene promosso come vice di Valcareggi prima e di Bernardini poi nella Nazionale maggiore. Nel 1975 è nominato commissario tecnico assieme allo stesso Bernardini, con il quale condivide la panchina fino al 1977, quando diventa ct unico. I primi frutti del suo lavoro si iniziano a cogliere ai mondiali del 1978: gli azzurri, esprimendo il miglior gioco della manifestazione, si piazzano al quarto posto, così come agli europei del 1980 disputatisi in Italia.

Ai campionati mondiali di Spagna del 1982, il grande miracolo: nonostante la feroce e preventiva critica da parte dei giornalisti (che lo indusse a introdurre la grande novità, poi da tutti abusata, del silenzio stampa), i quali gli rimproveravano i modesti risultati della prima fase e alcune scelte, il risoluto e schivo allenatore friulano riesce a portare la Nazionale sul tetto del mondo, grazie ad una preparazione morale basata sulla forza del gruppo, oltre che sulla tecnica. Indimenticabile la finale dell’11 luglio contro la Germania, sconfitta per 3 a 1 al termine di un incontro dalle mille emozioni. Nello stesso anno gli viene conferito il prestigioso titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Nei successivi Europei dell’84 gli azzurri falliscono la qualificazione alle fasi finali, e due anni più tardi, ai Mondiali del 1986, l’Italia esce di scena negli ottavi contro la Francia. Bearzot rassegna così le proprie dimissioni dopo aver raggiunto il traguardo delle 104 panchine azzurre (con 51 vittorie, 28 pareggi e 25 sconfitte), record tuttora imbattuto. Il suo successore sarà Azeglio Vicini. Abbandonate le scene calcistiche, nel 2002 Bearzot ha accettato l’invito di diventare presidente del Settore Tecnico della FIGC, incarico che ha ricoperto sino al 2005, prima di passare la mano ancora una volta al collega e amico Azeglio Vicini.

 
posted by Senza Padroni at 2:44 PM | 1 comments
lunedì, settembre 24
Io non ho rubato,
non ho ammazzato, non ho violentato.
Io non ho truffato, non ho turbato la morale di nessuno,
non ho recato pericolo e non ho abusato di nessuno.
Non sono razzista e rispetto ogni essere umano.
Non ho tradito nessuno, non ho rapito nessuno,
non faccio parte di associazioni di tipo mafioso o a delinquere.
Non sono un terrorista, non ho estorto nessuno,
io non ho danneggiato nessuno, ne ingiurato e ne trattato male degli animali.
Non ho minacciato, non ho chiesto il pizzo
e non ho mai rapinato nessuno.
Non ho mai reciclato denaro sporco, ne trafficato droga.
Tutti sono dalla mia parte.
Chi ama il calcio è con me e sa che senza di me lo stadio non può chiamarsi STADIO.
Ho solo esposto quello che pensavo, che poi è quello che pensano tutti, senza chiedere il permesso, ma una legge di questo stato democratico mi vieta di farlo.
Volevo solo sventolare una bandiera, esporre il mio striscione, accendere una torcia e cantare per la mia squadra... come ho sempre fatto, ma ormai sono stato messo al bando.
Lo stato rappresenta il popolo, ma il popolo non si riconosce nelle leggi dello stato.
Io non sono un criminale e pure c'è chi pensa che lo sono.
C'è chi mi tratta così e mi da la caccia.
Non ho un distintivo e non ho parola.
Sono un ultras e ne sono fiero!
 
posted by Senza Padroni at 1:06 PM | 4 comments
sabato, settembre 22
Avanti tifosi extra-curva!

ULTRAS/ CURVA MILAN IN SILENZIO ANCHE DOMANI CONTRO DECRETO AMATO

Ma sono probabili cori spontanei dagli altri tifosi rossoneri

Milano, 21 set. (Apcom) - L'ostentato silenzio della curva sud del Milan, imposto con minacce dagli ultras anche a tutti i tifosi presenti allo stadio San Siro di Milano, ha ormai varcato i confini dello stadio e sta diventando un caso cittadino. Il 3 settembre scorso il gruppo dei Guerrieri ultras aveva diffuso un proprio comunicato informando che a partire dalla partita contro la Fiorentina avrebbe effettuato "lo sciopero totale del tifo a tempo indeterminato, per protesta contro il decreto Amato".

Lo sciopero (assenza di cori, coreografie e striscioni) dovrebbe "zittire" San Siro anche domani, quando il Milan incontrerà il Parma a San Siro. Il condizionale è però d'obbligo perché cresce l'insofferenza dei tifosi extra-curva (tifosi non organizzati e tifosi che fanno riferimento ai diversi Milan club) che probabilmente con cori e canti spontanei a favore della propria squadra romperanno il silenzio imposto con la forza dagli ultras. Se infatti è praticamente certo che la Sud manterrà lo sciopero del tifo, è anche facile prevedere che il clima di intimidazione non basti a fermare i singoli tifosi stufi di assistere ai match in un clima irreale che penalizza il loro team.(hauauauhuaaahuauauhuhuhau)

Non solo.La denuncia-grido di dolore lanciato ieri sulla Gazzetta dello Sport da Paolo Maldini ("Non mi sembra logico che la curva non ci sostenga"), è stata ripresa e fatta propria da altri giocatori rossoneri e oggi dall'allenatore Carlo Ancelotti, rompendo così definitivamente un silenzio che era divenuto oramai imbarazzante da parte dei calciatori.

Gli ultras si scagliano contro il decreto Amato affermando che si tratta di "un provvedimento assurdo, anticostituzionale e lesivo delle libertà di espressione personali", ma in realtà il problema vero sembra essere quello legato alla gestione e vendita dei biglietti in curva. Il decreto sulla sicurezza rende infatti impossibile che in curva arrivino migliaia di biglietti (gratuiti o a costi minimi) da rivendere. C'è poi la questione legata ai sette caporioni della curva Sud (Giancarlo Lombardi detto "Sandokan", capo del gruppo "Guerrieri Ultras", il leader delle Brigate Rossonere Giancarlo "Barone" Capelli, Mario "Marietto" Diana, Claudio Tieri, Alessandro "Peso" Pozzoli, Marco "Marcone" Genellina e Davide Maarouf) arrestati dalla Digos di Milano il 22 maggio scorso per associazione a delinquere finalizzata all'estorsione nei confronti del Milan. I sette, oggi non più sottoposti a misure restrittive ma con il divieto di frequentare lo stadio, pretendevano biglietti in cambio della tranquillità degli ultras che altrimenti avrebbero messo in atto ritorsioni, prevalentemente attraverso il lancio di torce e fumogeni, che sarebbero costate alla società multe salate e il rischio di squalifica del campo. Lo sciopero del tifo sarebbe attuato anche in loro solidarietà e contro la società che è stata di fatto il motore dell'indagine.

Ma, secondo alcune voci provenienti dagli spalti, ci sarebbe anche chi, in curva, starebbe pensando di occupare il posto dei Guerrieri Ultras, approfittando proprio dell'assenza forzata del suo capo. Situazione questa che potrebbe far salire nuovamente la tensione all'interno e all'esterno dello stadio dopo le pesanti aggressioni e le gambizzazioni a pistolettate registrate nei primi mesi di quest'anno e ancora oggetto di diverse indagini. Gli investigatori si limitano a parlare di una situazione "fluida" che non al momento non può escludere alcun risvolto.

L'opera di controllo delle forze dell'ordine è comunque imponente. Oltre alle decine di telecamere puntate sulla curva, c'è il costante monitoraggio messo in atto della Digos di Milano, che ha ancora aperta l'indagine che ha portato agli arresti di maggio. Per quell'inchiesta, il vicepresidente delMilan Adriano Galliani vive da maggio sotto scorta.

 
posted by Senza Padroni at 11:11 AM | 1 comments
giovedì, settembre 20
TADAAAAAAAAM!

Omicidio Raciti: al vaglio posizione ultras

CATANIA - La procura della Repubblica di Catania sta vagliando la posizione di un tifoso coinvolto nell'omicidio dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, ucciso lo scorso 2 febbraio in occasione del derby Catania - Palermo. Sarebbe un ultras la cui identificazione in parte sarebbe gia' avvenuta. Dai filmati degli scontri si vede che porta in mano il lamierino con il quale sarebbe stato ferito mortalmente l'investigatore. L'ultras era insieme a Filippo Antonino Speziale, il 18enne sotto processo per l'omicidio.

Ci sarebbe un secondo uomo che la polizia avrebbe individuato tra i repsonsabili dell'omicidio dell'ispettore

Ci sarebbe una svolta clamorosa nelle indagini che stanno svolgendosi sulla morte dell'ispettore capo Filippo Raciti ucciso il 2 febbraio scorso durante il derby Catania- Palermo. Secondo la polizia un secondo ultrà maggiorenne avrebbe aiutato Speziale, indagato per la vicenda, ad alzare il lamiere, che costituirebbe l'arma del delitto, scagliato poi verso il poliziotto. Il giovane tifoso avrebbe già un nome ed un volto e la procura distrettuale di Catania sta valutando in queste ore la sua posizione. Sempre fermo intanto il processo ad Antonino Speziale in attesa che la Cassazione si esprima sulla richiesta di trasferimento per legittima suspicione presentata dal'avvocato Lipera.


 
posted by Senza Padroni at 1:38 PM | 6 comments
mercoledì, settembre 19
American Dream

Ecco un altro esempio che ci fa capire in che razza di mondo viviamo. E' successo negli Stati Uniti, quella terra che nei film ci fanno credere sia il luogo dove libertà e democrazia non sono solo paroloni come qui da noi.
Un ragazzo si spinge oltre nelle sue domande, porgendo al senatore John Kerry quesiti forse troppo scomodi, tanto da far scattare l'ira funesta dei poliziotti che lo bloccano, addirittura, con una pistola elettrica.
Da ridere la presentazione del filmato da parte del TG1 che parla addirittura di "polizia brutale"... eh si brutale... tanto sono americani...chissà se succedeva in Italia (!?).

 
posted by Senza Padroni at 3:19 PM | 2 comments
lunedì, settembre 17
Mi piacciono le ragazze che cantano SI-LA-DO

A volte mi domando se la gente "ci fa o ci è"...
Giorno dopo giorno ti accorgi sempre più che questo mondo ti fa schifo, che non ti riconosci con la gente che divide con te questa palla marcia sospesa nell'universo.
Non se ne può più di queste notizie del cazzo, delle false parole dei giornalisti felici perchè un idiota vestito in stile Palummella anni 80 è stato beccato grazie all'aiuto della gente che gli stava intorno, che molto meglio di Giuda 2000 anni prima, è riuscita a puntargli il dito contro e a consegnarlo agli "stiuart" che oggi più che mai mi stanno tremendamente sulle palle. Ma andate a cagare voi e il vostro perbenismo! Mi è difficile pensare come tutto ciò non sia una messa in scena, un qualcosa di studiato solo per far vedere che grazie ai nuovi provvedimenti tutto va al meglio e la libertà di chi ha voglia di portare avanti la propria passione va sotto i piedi di un uomo in blu che ti obbliga a levare lo striscione, che la libertà di un ragazzo, che da 7 mesi chiede giustizia, finisce sotto i piedi di un PM ostinato a non credere a un cazzo, nemmeno alla perizia di un corpo come il Ris di Parma che su altri canali della tv viene visto come impeccabile e fiore all'occhiello delle forze armate, catalogando i loro risultati con un semplice "non priva di errori metodologici". Ma andate a fare in culo voi e i vostri giudici supereroi!

E adesso via... facciamoci anche una bella puntata speciale di Porta a Porta e invitiamo anche il "teppista" ormai pentito del suo passato facinoroso e invitiamo anche la ragazza e la sorella che non hanno avuto da ridire nulla neanche sull'abbigliamento di questo "killer da stadio"


Rivolta contro il teppista,
l'Olimpico dà l'esempio
Tira un petardo, gli altri
tifosi lo fanno arrestare

TORINO
Nicola Ravasio, 27 anni, di Bagnatica (Bergamo), casa e bottega nel piccolo centro, 3 mila anime quasi tutte dedite al culto dell’Atalanta, figlio di un imprenditore edile della zona, rischia di diventare il simbolo di una nuova stagione del tifo calcistico. Quella che si schiera «contro» la violenza degli ultras. Una svolta quasi epocale. Perché Nicola, che tra l’altro non ha un solo precedente specifico, che è «un ragazzo assolutamente tranquillo» (secondo i familiari) e che non veniva a Torino da più due anni, ieri pomeriggio, durante la partita all’Olimpico con l’Udinese, s’è trasformato in un teppista. Al 35’, dal primo anello della tribuna Ovest, posti numero 8 e 9, ha pensato bene di lanciare un petardo. Un grosso tubo di cartone, inzeppato di polvere nera. E’ esploso in campo, ferendo in modo leggero alcuni steward bianconeri, subito medicati dai volontari della Croce Rossa. E’ il settore dove ci sono le famiglie, i bambini, le coppie. I filmati, trasmessi su tutte le reti tv, non lasciano dubbi: ecco Nicola, che ha al suo fianco la fidanzata e la sorella, lanciare la bomba carta; ecco un altro tifoso che lo afferra e cerca di colpirlo. Racconta una testimone, la signora Paola: «Sono rimasta allibita quando il ragazzo ha estratto dallo zainetto un involucro avvolto in un giornale. Ho visto che accendeva la miccia». Il resto è ancora un po’ confuso. I tifosi bianconeri, indignati per il gesto teppistico, lo hanno indicato con precisione agli steward: «E’ stato lui! Prendetelo!». Poi avvertono la polizia. Gli ultras bianconeri, dalla curva, si accorgono di quanto sta avvenendo in tribuna: «Infami, traditori, spie degli sbirri». E altro ancora.

Spiega il vicequestore Antonio Politano, responsabile della sicurezza dell’Olimpico: «E’ dal ‘79 che dirigo l’ordine pubblico nello stadio. E mai ho potuto assistere a una scena del genere, con i tifosi pronti a collaborare con noi. Ho immediatamente inviato sugli spalti una pattuglia della Digos, che ha in sostanza salvato l’uomo dall’ira della folla. Seconda tappa, il commissariato di zona, dove è stato interrogato». Ma come s’è difeso? «Ha detto che non era stato lui a fare il lancio, ma un tizio alle sue spalle. I filmati però lo smentiscono». Nicola, già pentito, s’è rassegnato a trascorrere la notte in carcere. Unica attenuante, forse, una birretta di troppo. La fidanzata non c’entra ed è stata rilasciata, così come la sorella e gli altri tifosi bergamaschi. Compreso il tizio che, dopo il fermo dell’amico, ha apostrafato chi aveva «collaborato» con frasi minacciose: «Bastardi, non dovevate farlo arrestare». Momenti di tensione, perché in quell’esatto momento, la tribuna era priva di qualsiasi sorveglianza.

La notizia dell’arresto di Nicola, un ragazzo non troppo alto di statura, capelli lunghi e biondi, e che lavora nell’azienda di famiglia, a Bagnatica s’è diffusa subito dopo i tg della sera. Alessandro, il padre, preoccupato cerca di spiegare: «Un gesto stupido, di cui mi renderà conto non appena sarà tornato a casa. Non doveva farlo, e non capisco come abbia fatto a procurarsi quel petardo. Per fortuna non è accaduto niente di grave. Mi sono rivolto al mio avvocato, perché lo assista». Niente, nel passato di Nicola, sembra preludere alla follia di ieri: «Non è mai stato un fanatico e, mi sembra, da almeno due anni non era più andato allo stadio. Penso che si sia comportato in questo modo perché non era consapevole che, negli ultimi tempi, l’atmosfera negli stadi è cambiata e non c’è pià tolleranza per la violenza, ed è giusto». E’ triste, il padre: «Mi spiecerebbe però che diventasse il simbolo del tifo violento. E’ un po’ sostenitore anche dell’Atalanta, se fosse un vero ultras andrebbe alla partita tutte le domeniche. Ci va molto raramente. Questa volta si era portato persino la morosa. Speriamo che in carcere lo trattino bene. Non è un criminale, mio figlio».



 
posted by Senza Padroni at 2:36 PM | 7 comments
giovedì, settembre 13
Questo articolo di Marco Travaglio è l'ennesimo esempio di quanto l'Italia sia uno schifo, di quanto noi italiani siamo noncuranti di cosa ci accade intorno, di quanto i politici riescono a fare sempre i loro porci comodi senza che nessuno possa obiettare nulla!!!
Questa storia ci riguarda da vicino: il politico di cui parla Travaglio è stato votato proprio nella nostra terra!
Buona lettura e non incazzatevi troppo perchè è anche colpa vostra!


Un po' di refrigerio
di Marco Travaglio


Beppe Grillo e mille aficionados del suo blog si sono autotassati per 48 mila euro più Iva e ieri hanno acquistato una pagina dell'International Herald Tribune per informare il mondo di un fatto piuttosto singolare, almeno per i non italiani: la presenza nel nostro Paese di 23 pregiudicati (per via di condanne o patteggiamenti definitivi) fra il Parlamento italiano e quello europeo. Grillo & C. domandano se esista sulla terra un altro paese con usanze analoghe, in vista di un eventuale gemellaggio. Né l'Herald Tribune né alcun'altra testata ha voluto pubblicare i nomi dei Magnifici Ventitrè, forse pensando a una provocazione satirica. Invece è tutto vero. I nomi sono comunque reperibili su www.beppegrillo.it Eccoli, in ordine alfabetico: Berruti (FI), Biondi (FI), Bonsignore (Udc), Bossi (Lega Nord), Cantoni (FI), Carra (Margherita), Cirino Pomicino (Dc), Dell'Utri (FI), Del Pennino (FI), De Michelis (Psi), De Rigo (FI), Frigerio (FI), Galvagno (FI), Jannuzzi (FI), La Malfa (Pri), Maroni (Lega Nord), Rollandin (Union Valdotaine-Ds), Sgarbi (ex-FI, passato all'Unione), Sodano (Udc), Sterpa (FI), Tomassini (FI), Visco (Ds), Alfredo Vito (FI). I reati sono i più vari, dalle corruzioni di Pomicino e De Michelisi all’abuso edilizio di Visco. Nella fretta Grillo ha dimenticato Rocco Salini (ex FI, ora Udeur) e ha volutamente omesso i condannati non definitivi e i miracolati dalla prescrizione: nel qual caso si toccherebbe quota 100. Strano che se ne occupino solo i comici. Parafrasando una fortunata pubblicità progresso sui cassonetti di Milano: «Il Parlamento è anche tuo, aiutaci a tenerlo pulito». Conosciamo l'obiezione. Nessuna legge impedisce a quei 23+1 di sedere in Parlamento. Né ai partiti di candidare pregiudicati (anche se non è ancora obbligatorio). Infatti la legge impone la sospensione dei pubblici amministratori imputati e la radiazione dei condannati, ma solo per Comuni, Province e Regioni, non per il Parlamento e nemmeno per il governo: forse perché la legge l'ha fatta il Parlamento. Càpita però ogni tanto che il condannato sia pure interdetto dai pubblici uffici e dal diritto di voto attivo e passivo. È il caso del leggendario Gianstefano Frigerio da Cernusco sul Naviglio, l'ex segretario della Dc lombarda condannato tre volte in via definitiva per svariate mazzette (pagate fra l'altro da Paolo Berlusconi), dunque candidato ed eletto alla Camera per Forza Italia nel 2001, dunque promosso responsabile dei Dipartimenti di FI, della commissione Difesa e della delegazione parlamentare presso la Nato, nonché editorialista del Giornale di Paolo Berlusconi. Come rivela l'Espresso, Frigerio è interdetto dal diritto elettorale fino al 3 agosto 2009: non può nemmeno avvicinarsi a un seggio. Il che non gl'impedisce di votare ogni giorno alla Camera. Tutte le leggi vergogna degli ultimi anni sono passate anche con il suo contributo. Un caso unico al mondo: un deputato interdetto dal voto che decide sulle più importanti leggi dello Stato. L'ha scoperto a maggio il Comune di Cernusco quando, in vista dei referendum sulla fecondazione, ha chiesto al Tribunale di Milano lo stato di esecuzione pena dell'illustre concittadino. Risposta: Frigerio è stato condannato a 6 anni e 5 mesi per concussione, corruzione, ricettazione, finanziamento illecito. Interdetto per 5 anni, non può votare al referendum pro o contro la legge sulla fecondazione che peraltro aveva votato alla Camera. La sua è una storia strappalacrime. Nel 2001, visto che i milanesi si ricordavano ancora di lui, si candidò in Puglia, e per camuffarsi meglio si cambiò pure il nome sulla scheda: Carlo invece di Gianstefano. Se ne accorse Di Pietro, passando da quelle parti. Ma lo pseudo-Carlo non riuscì nemmeno a metter piede a Montecitorio per la foto di rito: il 31 maggio, mentre Casini inaugurava la nuova Camera, i carabinieri andavano ad arrestarlo. Prima agli arresti ospedalieri, per un presunto malore agli occhi, poi ai domiciliari grazie a un ricalcolo della pena, nel 2002 Frigerio veniva affidato in prova ai servizi sociali. Il giudice gli chiese dove intendesse rieducarsi. Lui rispose: «In Parlamento». Ottenne così il permesso di recarsi alla Camera, ma solo 4 giorni al mese. Vista la compagnia, la sua devianza rischiava di accentuarsi. Intanto, sul sito della Camera, il riquadro riservato al suo volto restava desolatamente vuoto. Metterci la foto segnaletica o le impronte digitali pareva brutto.
 
posted by Senza Padroni at 4:44 PM | 5 comments
venerdì, settembre 7
Vi Veri Veniversum Vivus Vici

Per chi non lo ha mai visto, consiglio vivamente di passare 2 ore in sua compagnia... Per chi lo ha già visto, consiglio di rivederlo, come sto facendo io da mesi... Qualcosa che va oltre un semplice film.
Signore e signori... V

 
posted by Senza Padroni at 11:28 AM | 5 comments
giovedì, settembre 6
Era ora!

La Cassazione: «Fuori dagli stadi i calciatori rissosi»

I calciatori d'ora in poi dovranno temere, come gli ultras, un'ordinanza di restrizione dagli stadi se provocheranno risse o litigi in campo e nei luoghi attigui. La Corte di Cassazione - nella sentenza 33864 - si è infatti pronunciata in merito ad un'ordinanza del questore di Caserta che aveva disposto il divieto di accesso agli stadi per rissa nei confronti di un dirigente e un calciatore tesserati dalla Federcalcio, appartenenti alla società sportiva «Calvi Risorta».

Il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere non aveva convalidato il provvedimento del questore sostenendo che tali restrizioni non si applicano alle condotte nei campi di gioco o per tesserati delle federazioni sportive per i quali «esistono possibilità di sanzioni specifiche da parte dei competenti organi federali». La III Sezione Penale ha, invece, accolto il ricorso del pubblico ministero contro la sentenza del tribunale perchè questa tesi «è errata poichè si pone quale applicazione inammissibile al fenomeno delle turbative nello svolgimento di manifestazioni sportive del principio generale per il quale lo svolgimento di attività sportive può divenire causa di giustificazione per condotte astrattamente costituenti reato».

Gli imputati pertanto per 18 mesi avranno l'obbligo di presentarsi presso la stazione dei carabinieri in concomitanza con gli incontri di calcio disputati dalla società sportiva «Calvi Risorta» perchè dicono i giudici della Cassazione «va affermato il principio secondo il quale le misure adottabili ai sensi dell'articolo 6 della legge numero 401/1989, con riferimento a turbative nello svolgimento di manifestazioni sportive, si applicano nei confronti di tutti i soggetti indicati nel primo comma dello stesso articolo 6, anche se trattasi di tesserati di federazioni sportive ed indipendentemente da ogni altro provvedimento di competenza degli organi della disciplina sportiva».

 
posted by Senza Padroni at 11:17 AM | 2 comments
martedì, settembre 4
Tutta nostra la città!

L'estate sta finendo, la festa è finita e con l'odore dei torroni anche gli ultimi turisti, studenti e lavoratori emigrati vanno via lasciando Manfredonia nelle mani dei veri padroni. Gli ombrelloni non ci sono più (...finalmente!) e una nuova stagione fatta di viaggi edilliaci ci aspetta. Le luminarie si spengono e lasciano spazio alle domeniche nostrane che tanto ci mancano. Un augurio a tutti gli ultras che ricominciano le loro battaglie sugli spalti, a chi dovrà aver ancora a che fare con questa stupida legge che ci potrà pur piegare... ma mai spezzare!
Rimbocchiamoci le maniche e affrontiamo questa nuova stagione nella nostra città... che è tornata ad essere di nuovo tutta nostra!

 
posted by Senza Padroni at 1:23 PM | 4 comments