giovedì, novembre 29
Storie di ordinaria follia.

La curva nord Maurizio Alberti intende precisare i fatti incresciosi accaduti sabato a verona: come largamente preannunciato siamo entrati mezzora prima dell'inizio partita,abbiamo attaccato uno stendardo"giustizia per gabriele"(piccolo e non autorizzato) e abbiamo incominciato ad intonare i nostri cori. l 'intenzione era di cantare fino al fischio di inizio per poi rimanere in silenzio per 90 minuti.Ad un certo punto abbiamo visto decine di celerini in tenuta anti sommossa sbucare dalle entrate della curva al "grido" :o levate lo stendardo per Gabriele o carichiamo tutta la Curva.IN quel momento in curva c'erano anche bambini,donne,anziani..e per evitare un massacro ed evitare di essere strumentalizzati proprio nel giorno del silenzio per Gabriele abbiamo levato lo stendardo e siamo usciti dallo stadio.Chiaramente la notizia a carattere nazionale non e' stata riportata,e poco anche a carattere cittadino.Per noi invece questo fatto e'gravissimo,e siamo convinti che se non avessimo levato lo stendardo e la celere avrebbe caricato si sarebbe parlato di tafferugli procurati dagli ultras pisani,di terrorismo e di attacco alle forze dell' ordine. PER UNA VOLTA abbiamo preferito andar via piu'tosto che essere strumentalizzati proprio nel giorno del ricordo di Gabriele Sandri,e piu' tosto di vedere la testa della gente spaccata per aver commesso "il gravissimo reato"di aver chiesto giustizia per un ragazzo assasinato da un colpo di pistola alla testa.Siamo veramente stanchi di questi soprusi e siamo nauseati da tutta questa ipocrisia. NON BISOGNA CHIEDERE IL PERMESSO A NESSUNO PER CHIEDERE GIUSTIZIA PER UN RAGAZZO MORTO A 26 ANNI IN QUELLE TRAGICHE CIRCOSTANZE.....GIUSTIZIA PER GABRIELE . Curva Nord Maurizio Alberti. Pisa
 
posted by Senza Padroni at 1:55 PM | 2 comments
mercoledì, novembre 28
Ah! Ma allora non siamo solo noi i violenti? Ma fatemi capire... sono stati gli ULTRAS? O vuoi vedere che sotto sotto questi c'hanno ragione?... ma si... MA NO... chissà! Ma poi in Francia? Ma non erano perfetti? Loro si che sono civili....
Guarda li! guarda la! che confusione!!! Ma tu vuoi vedere che sotto sotto la colpa, forse, è anche della polizia? naaaaaaaaaaaaaaaaaa......




I teppisti sparano sulla polizia Gli agenti: volevano ucciderci


La guerriglia urbana sembra improvvisamente riesplosa nelle periferie francesi. Quella appena conclusasi è stata la terza notte consecutiva di tensione, dopo l'incidente costato la vita domenica a due adolescenti, che - non avendo rispettato una precedenza - sono andati a schiantarsi in moto (senza casco) contro un'auto della polizia. Avrebbe potuto trattarsi di un veicolo qualunque, ma il fatto che appartenesse alle forze dell'ordine ha provocato la raffica delle violenze.
Negli scontri della sola notte tra lunedì e ieri sono rimasti feriti 84 agenti. Sei di loro sono stati colpiti da proiettili d’armi da fuoco. Un poliziotto è stato raggiunto da un colpo di fucile alla spalla. Molte bombe molotov sono state lanciate contro i poliziotti. «Volevano farci quanto più male possibile. Speravano di ucciderci!», dichiara uno di questi ultimi.
La città di Villiers-le-Bel, in cui sono morti i due adolescenti in moto, resta l'epicentro degli scontri, che si sono tuttavia espansi ad altre località della grande banlieue parigina. Il rischio di contagio è fortissimo. Proprio come due anni fa, i gruppi di teppisti agiscono in modo organizzatissimo, disperdendosi e ritrovandosi come se fossero guidati da una sola mente. La rivolta si è già allargata ad altre città della Francia, a Tolosa sono state date alle fiamme una libreria e decine di auto.
Come allora vengono colpiti tutti i simboli dello Stato (ma allora questi soggetti sono dei terroristi? come in Italia... o no?): ieri a Villiers-le-Bel sono state distrutte col fuoco due scuole e una biblioteca. Come allora le auto private vengono trasformate nottetempo in altrettanti roghi, i supermercati vengono saccheggiati, le vetrine dei negozi distrutte a sprangate. Gli osservatori sono sorpresi dall'estrema violenza e dalla perfetta organizzazione della nuova rivolta. Nella periferia parigina sono annidati gruppi di giovanissimi delinquenti (ieri il primo ministro François Fillon li ha definiti «criminali») intenti a preparare da anni una nuova ondata di guerriglia contro tutto e tutti. Aspettavano una scintilla che adesso è arrivata.
Le forze dell'ordine sono sull'orlo di una crisi di nervi. Ormai da un mese e mezzo gli agenti sono mobilitati giorno e notte contro scioperi, manifestazioni, occupazioni universitarie e adesso violenze urbane. «C'è stato un salto di qualità nella violenza e noi stavolta rischiamo costantemente di essere colpiti dalle armi da fuoco. In tanti altri Paesi europei i nostri colleghi risponderebbero con le armi, ( eh eh eh ma questi ci prendono per il culo?) mentre noi dobbiamo porgere l'altra guancia», ci dice un poliziotto parigino.


 
posted by Senza Padroni at 2:25 PM | 1 comments
martedì, novembre 27
Come non ci si può associare alle loro parole...

Comunicato degli Ultras teramani

Quanto accaduto domenica 11 novembre ha dimostrato ancora una volta la superficialità ed il qualunquismo con cui vengono trattati certi scomodi argomenti.
Quello che ha lasciato perplessi, infatti, è stato il tentativo di amplificare alcuni fatti (cercando di far credere che in quell'autogrill si fosse verificata una guerra tra due tifoserie) per sminuirne o addirittura giustificarne altri.

Ed infatti nei vari salotti televisivi ci si preoccupava di gettare fumo negli occhi dell'opinione pubblica con il chiaro intento di coprire la verità e di addossare agli ultras la colpa della tragica vicenda. Ad essere sinceri non ci stupisce la ricostruzione dell'accaduto fornita dalle solite "fonti ufficiali" (inizialmente si faceva "molta fatica" nel riportare il fatto che a sparare fosse stato un agente di polizia o si mistificava quanto accaduto con scuse quali la "casualità del gesto" o "l'errore umano") e nemmeno il continuo processo mediatico che è stato celebrato nei giorni seguenti ai fatti, del resto già in passato eravamo abituati ad inquietanti silenzi (tipo le vicende di Furlan, Colombi, Di Maio, Alberti, Ercolano, Aldrovandi e tanti altri ragazzi) di un sistema che garantisce un'impunità quasi sovrana a chi indossa la divisa.

Inoltre è stata vergognosa la mancata sospensione del campionato che doveva essere sancita immediatamente, senza se e senza ma. Ed invece il calcio ha proseguito nel suo business, ignorando e discriminando la vita di un ragazzo (a meno che non si voglia ammettere che nel nostro Paese la morte non sia uguale per tutti).

Quello che ne è seguito era fin troppo prevedibile ed è anche sacrosanto. Ancora una volta pochi si sono chiesti il perché di certe reazioni facendo finta di non sapere che da troppo tempo gli ultras sono perseguitati, tartassati da leggi speciali ed abusi di ogni genere e dunque esasperati. Bisognava soffermarsi su una repressione che attanaglia gli ultras ormai da tantissimi anni, e che di volta in volta accresce la propria intensità, fino ad arrivare al punto di non garantire neanche i più elementari diritti sanciti dalla Costituzione.

Eppure i soliti giornalisti e tanti politici ancora una volta hanno invocato pene più severe, non volendo capire che se le tensioni sono aumentate tra ultras e "fdo" ciò è dovuto essenzialmente alla militarizzazione degli stadi ed alla continua constatazione del modo spesso provocatorio con cui "solerti tutori dell'ordine pubblico" gestiscono certi eventi di massa.

Abbiamo dovuto inoltre assistere al coro "sdegnato" di presidenti e giocatori, loro che per il proprio tornaconto personale hanno contribuito inequivocabilmente a trasformare il calcio da sport popolare ad un' unica questione di business.

Questo comportamento dovrebbe far riflettere quelle tifoserie che ancora oggi sono interessate a risultati e bel gioco, che ancora preferiscono anteporre il calcio ed i colori sociali alla loro stessa dignità, che continuano a fare da contorno allo "spettacolo".


CONTRO REPRESSIONE E DISINFORMAZIONE
 
posted by Senza Padroni at 2:37 PM | 3 comments
domenica, novembre 25
Cliccate sull'immagine per leggere l'articolo
 
posted by Senza Padroni at 1:30 PM | 3 comments
sabato, novembre 24
Ciechi, ignoranti e incapaci

Si sta parlando tanto in questi giorni, forse troppo. Si parla di "droga degli ultras", "essenza degli ultras", "agli ultras piace solo la violenza", "il dio di noi ultrà", ma a volte chi usa la penna o le dita su una tastiera per scrivere certi articoli si dimentica cos'è veramente un uomo e soprattutto il suo passato. La violenza fa parte dell'uomo, è inutile nascondersi dietro un salotto televisivo con un bel vestito e l'aria da santo, e tutti o quasi nella propria vita si sono trovati in queste situazioni, quando poi si rappresenta un gruppo o una città, le possibilità di finire "alle mani" sono maggiori.
Mi fa schifo vedere politici che sparlano in tv descrivendo gli ultras solo come dei violenti, quando fino a qualche anno fa esportavano in tutto il mondo le "Botte Made in Montecitorio" (Cliccare per rinfrescarsi la memoria), mi fa schifo vedere salotti del cazzo come Porta a Porta parlare e sparlare sulla violenza negli stadi quando sono stati loro stessi teatri di violenza (vedi il caso Belillo Mussolini e, come prima, cliccate per rinfrescarvi la memoria), mi fa schifo quando Sgarbi picchia il Trio Medusa o Del Noce picchia Staffelli, mi fa schifo sentire la Ventura che dice "io le mazzate le so dare", mi fa schifo vedere Antonio Matarrese che cerca di picchiarsi con Gaucci, lo stesso Matarrese che adesso butta merda su gli ultras, mi fa schifo quando Paolini viene picchiato in tv ma mi fa molto più schifo quando questi personaggi, in tv, comodamente seduti, puntano il dito contro gli Ultras rei di aver commesso atti di violenza!
Per la serie "chi non ha peccato scagli la prima pietra".





Fanculo voi e il vostro sporco perbenismo!
 
posted by Senza Padroni at 1:20 PM | 0 comments
venerdì, novembre 23
L'avvocato ''Altro che Daspo, serve una legge che non c'è''

La toga degli ultrà dice che una risposta ci sarebbe: «Una parola in più, cento manganellate in meno». Forse è una strada per il dialogo, ma di questi tempi è piena di insidie. Giovanni Adami fa l'avvocato, ha uno studio a Udine, la sua città, un altro a Monza. Se c'è un casino in curva il suo telefonino squilla. «Difendo circa 30-40 tifoserie, altre 30-40 le difende il mio maestro, Lorenzo Contucci. Non mi chiedete perché?». Fa l'avvocato. «Anche, ma il vero motivo è che nasco lì, in quel contesto. Sono un ultrà dell'Udinese. Ho iniziato a difendere i miei amici, poi gli amici degli amici. È un magnifico circolo vizioso dal quale non ti tiri più fuori ».
Intanto lei tira fuori gli ultrà dalle prigioni. Il problema è che ora le leggi ci sono, mai fermati vengono subito lasciati liberi.
«È un luogo comune. Non ho mai visto sconti in un'aula di tribunale perché davanti al giudice c'era un ultrà. Anzi, a differenza di altre categorie qui ci troviamo spesso davanti a una anticipazione di pena. C'è il Daspo, che limita le libertà di circolazione e personali di un cittadino ».
Se c'è il Daspo ci sarà anche un reato?
«Per stabilirlo serve un processo. Semplifichiamo: domenica ci sono degli scontri, giovedì la diffida e magari dopo un anno il processo ».
Ha appena fatto uscire dal carcere 9 tifosi dell'Atalanta?
«Sono difesi da me e dall'avvocato Riva. Quattro sono agli arresti domiciliari, 4 sono liberi e uno ha l'obbligo di firma. Erano solo presenti ai fatti e infatti sono accusati di "concorso morale". Lo ha scritto il gip».
Eppure qualcuno ha fatto sospendere Atalanta-Milan.
«Non i 9 indagati. Evidentemente 48 ore non bastano per riconoscere i responsabili di questi atti».
Lei difende anche quattro ultrà del Catania, dopo gli scontri che hanno causato la morte dell'ispettore Raciti.
«Il 31 ottobre scorso, un collega della vittima, ha detto in aula in un'udienza pubblica che Raciti alle 19.08 non ha avuto nessun contatto con la tifoseria locale, ma è invece morto alle 20.20, in un'altra zona del quartiere. Mi sembra una novità rilevante. Intanto due ragazzi che assisto sono in carcere, accusati di concorso morale in resistenza aggravata a pubblico ufficiale».
Mentre l'agente Spaccarotella, accusato dell'omicidio volontario di Sandri, è in libertà.
«Sono un avvocato, non auguro il carcere per nessuno. E non si possono paragonare i processi».
Cosa pensa della legge Amato?
«In Italia non c'è una legge, ma solo un articolo che parla di sicurezza negli stadi: articolo 6, legge 401 del 1989. Poi c'è stato un provvedimento d'emergenza dietro l'altro. Serve una legge capace di ascoltare tutte le parti in causa, anche i tifosi. Una legge che prima di essere approvata segua un regolare iter parlamentare».




 
posted by Senza Padroni at 10:23 AM | 1 comments
lunedì, novembre 19
Articolo da applausi già riportato da Pensiero 1920 che non ce ne vorrà se ancora una volta "lo copiamo"!!!

Giustizia per Gabriele e per tutti i morti che quando sono caduti non hanno fatto rumore!

Giustizia per tutti!

GIUSTIZIA!





Quelli che siamo...

Disoccupati sì, ma anche precari, professionisti, avvocati, ingegneri, imprenditori, impiegati, operai, autisti, panettieri, e MOLTISSIMI studenti universitari, a dispetto di quel giornalista di Repubblica grande esperto di tifo organizzato che nel corso di uno Speciale TG1 ha dichiarato: “…ma non credo che tra di loro ci sia gente che ha studiato”. Povero imbecille! Poverissimi, piccoli borghesi, benestanti, qualcuno ha anche origini nobili, figli di papà, contrariamente con chi afferma che sono solo il frutto del degrado e dell’indigenza. Ridicoli presuntuosi opinionisti! Roma, Milano, Napoli, Torino, ma anche Bergamo, Treviso, Padova, Salerno, Taranto dalle metropoli alla piccola città di provincia: 100, 1000, 20.000, 50.000 e forse anche di più. Ma non erano solo una sparuta, ridicola minoranza? Chi non esce mai di casa, chi fa tanto sport, chi va in discoteca, chi non ha mai una donna e chi non sa più come tenerle a bada, chi legge i filosofi contemporanei e chi a malapena conosce la lingua italiana, belli come il sole o brutti come la fame, chi è sempre incazzato e chi c’ha una vena comica che fa invidia a Zelig, solitari e trascinatori, pacati e mansueti o violenti da non poterli guardare negli occhi. Emarginati? Sì, senza dubbio, emarginati come tutto il resto della gente o meglio estraniati da un contesto dove il sistema intero “se la canta e se la sona”. L’alta finanza, le banche, la politica, il mondo dello spettacolo, tutti sul carrozzone. Eccoli lì conduttrici puttane, cocainomani, osservatori, opinionisti, conduttori pervertiti, nani e ballerine, a strombazzare sguaiati la loro inutile, inspiegabile e lautamente remunerata presenza in questo mondo…alla faccia del resto della gente che non se la gode come loro. Ebbene sì quei ragazzi, sono estranei, sono emarginati da tutto questo, anzi lo rifiutano, lo contestano apertamente. Odiano, sì odiano e disprezzano tutto questo, lo combattono e, quando possono … lo abbattono. E per questo che a loro volta sono odiati e disprezzati dal carrozzone, perché non vogliono saltarci su, stanno bene in una curva tutti insieme a cantare, in una macchina che macina chilometri a parlare, in un pub a ridere e scherzare o per la strada uno accanto all’altro affinché nessuno possa passare. Compatti eppure diversi tra loro. Non è vero, caro ennesimo emerito giornalista benpensante che hai dichiarato che “sono loro la vera casta pericolosa”. Non siamo una casta, siamo i tuoi quartieri, la tua città, l’espressione del tuo popolo…quello duro…quello di cui tu, occupante a pagamento del carrozzone, fai bene ad essere preoccupato. GIUSTIZIA PER GABRIELE! CURVA SUD PER MILLE ANNI!
(articolo tratto dal sito www.asromaultras.it)

P.S. E io ci aggiungo che sono stati, sono e saranno i MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA, per quelli che li hanno vissuti intensamente e con coerenza, a dispetto di chi vuole toglierci ciò che per noi è stato stupendo!
 
posted by Senza Padroni at 1:34 PM | 3 comments
giovedì, novembre 8
E la sagra continua...

Deferito il Manfredonia per l'aggressione subita da un giornalista all'interno dello stadio, ad opera di alcuni sostenitori della squadra. Al termine delle indagini, il procuratore federale Stefano Palazzi ha firmato il provvedimento a carico del Manfredonia per responsabilità oggettiva della società.
L'episodio risale al 25 marzo scorso, gara Manfredonia-Foggia di C/1, e gli accertamenti della FIGC scattarono sulla base delle cronache giornalistiche pubblicate da vari quotidiani.
Secondo la relazione dell'Ufficio indagini federale, appena terminato l'incontro, il giornalista Antonio Di Donna venne aggredito sulle gradinate della Tribuna coperta dello stadio di Manfredonia mentre si recava in sala stampa, nelle vicinanze della zona spogliatoi, "e dunque -scrive Palazzi nella sua nota- durante la fase di deflusso del pubblico, quando il personale della squadra ospitante avrebbe dovuto vigilare".
Già durante la partita, nella curva del Manfredonia erano apparsi "segnali minacciosi nei confronti del giornalista, tali da rendere ipotizzabile una situazione di pericolo che avrebbe dovuto indurre a una specifica vigilanza".
Dalla testimonianza del dirigente del commissariato di Polizia di Manfredonia è risultato che gli aggressori erano sostenitori del Manfredonia, "successivamente destinatari di un provvedimento amministrativo Daspo".
i qui, la decisione del procuratore federale di deferire il Manfredonia alla Commissione disciplinare nazionale per responsabilità oggettiva derivante dal comportamento dei propri sostenitori.

Quante cose ci sarebbero da dire su queste notizie che di tutto parlano tranne che di quello che è successo veramente quel giorno. Che il Manfredonia Calcio sia risultato colpevole poco me ne frega, si sa quali sono le condizioni del Miramare e si sa che prima o poi qualcosa doveva succedere, anche se questa volta la decisione un pò mi sta sul cazzo. Si parla di una cosa successa quasi un anno fa, che guarda caso spunta fuori a pochi giorni dal cosiddetto "derby di capitanata", giusto per far riaccendere un pò gli animi. E mentre tutti sono impegnati a commentare questo articolo c'è chi ingiustamente sta scontando i suoi anni di DASPO ed è costretto a vedere ogni domenica chi l'ha diffidato solo perchè a questa notizia gli è stato dato troppo peso, solo perchè la persona aggredita (sempre se un tentato schiaffo può essere definito aggressione e sempre se il soggetto in questione può essere definito "persona") si è fatto intervistare da giornali e televisioni di mezza Italia, barattando uno dei punti fondamentali della sua professione con un pò di fama. E mentre lui parlava e raccontava della sua "brutale aggressione", si dimenticava quello che altri ragazzi in altre parti d'Italia hanno subito da coloro che diffidano, da coloro che a suon di manganellate e lacrimogeni affogano in un imbarazzante silenzio questo paese sempre più alla ricerca di scoop e non della cara e vecchia VERITA'.

 
posted by Senza Padroni at 2:20 PM | 8 comments
martedì, novembre 6
Roberto Bortoluzzi, il ‘signore’ della radio.

Sul piano personale, per chiunque l’abbia conosciuto, o anche solo frequentato, Roberto Bortoluzzi e’ un Signore. Un cordiale e affabile signore napoletano. Infatti e’ nato a Portici e ha sempre fatto il tifo per il Napoli, ma solo in privato, perche` sul lavoro glielo impediva la sua imprescindibile correttezza professionale.

Come tanti veri signori napoletani, l’avresti detto un gentleman inglese, sempre composto, anche nelle situazioni piu` confuse o critiche, spesso sottilmente ironico, ma solo se la circostanza lo consentiva. Raramente sul lavoro il suo dissenso si manifestava in modo plateale e pubblico. Piu` spesso invece, in privato o in ristretta cerchia, il garbato consiglio o la critica precisa, anche dura, ma aperta e circostanziata.
Era dunque un piacere lavorare con lui, che sul lavoro non aveva antagonisti, ma solo colleghi, e da colleghi sapeva trattare tutti, anche i piu` giovani e sprovveduti appena arrivati a quel suo stesso mestiere che lui padroneggiava da maestro. Piacevole e a conti fatti anche facile lavorare con tanto mostro. Bastava sapersi adeguare al suo unico imperativo, espresso sempre affabilmente, seppur in triplice copia, soprattutto ai piu` giovani collaboratori: ”Verificare, verificare e ancora verificare!”
A intendere che ogni frase lanciata ai microfoni deve basarsi su notizia certa “perche`, ragazzi, chi vuole ascoltar storie va a teatro, ma chi accende la radio vuole fatti certi, verificati con scrupolo e magari anche detti con chiarezza…”.
Tutto cio` a prescindere dall’argomento, che poteva essere il piu` serio e drammatico o il piu` frivolo e leggero. A maggior ragione questo imperativo valeva per “Tutto il Calcio minuto per minuto”, visto che a quei tempi milioni di italiani andavano alla partita con la radiolina all’orecchio e qualsiasi annuncio di gol fatto o subi`to su un campo si rifletteva immediatamente, con un boato pressoche` sincrono su tutti gli altri campi di gioco.
Quell’imperativo verbale, insieme etico e pratico, era il pilastro del suo modo d’intendere il giornalismo, la qualita` del suo lavoro scaturiva da due altre componenti essenziali: rigore e buon gusto nella scelta della parole, ritmo nel proporle in frasi sempre articolate per logica e mai per colore o enfasi.
Non a caso il suo esordio ai microfoni nel ’44, quando la Rai si chiamava ancora Eiar, era stato come speaker dei Giornali Radio. Proprio nello stesso palazzo di corso Sempione in cui il nome Bortoluzzi quello noto era quello di suo padre, ingegnere e progettista, con Gio’ Ponti, della sede Eiar di Milano. Qui il giovane Roberto, schivando le tentazioni di una carriera da ufficiale di Marina, divento` poi giornalista Rai, nei Giornali Radio e alla radio rimase sempre. In televisione fu visto solo poche volte, ospite in trasmissioni altrui.
Alla radio mi sento di casa, amava ripetere a tanti che gli chiedevano perche` non avesse mai fatto, come tanti altri colleghi, il gran salto nel piccolo schermo e ancora confessa che non gli e’ mai dispiaciuta quella scelta, che a tanti poteva apparire restrittiva che lui viveva invece come liberatoria dagli impicci e dai lacci che la notorieta` televisiva comunque impone.
“Se vado al bar ,in una qualsiasi citta`, e il caffe’ voglio prendermelo in santa pace - amava ripetere - lo ordino sottovoce. Se mi distraggo e parlo ad alta voce, subito qualcuno mi riconosce…e addio pace”.
Era il suo modo di tendere sempre e comunque a quell’essere sottotraccia che distingue tanti veri signori, anche napoletani e che un vero signore chiama piu` semplicemente “discrezione” .
Ma se alla radio Bortoluzzi si sentiva di casa, e` stato in realta` anche uno stupendo padrone di casa il pomeriggio di ogni domenica di campionato, quando dallo Studio 6, al quinto piano di corso Sempione, apriva le porte del “Tutto il Calcio minuto per minuto”, 28 anni di conduzione ininterrotta di una trasmissione straordinaria per seguito e popolarita`, ideata non a caso da giornalisti straordinari come Guglielmo Moretti, Sergio Zavoli e lo stesso Roberto Bortoluzzi.
Ma sbaglierebbe chi volesse ridurre Bortoluzzi alla sola epopea di “Tutto il Calcio minuto per minuto”. Roberto Bortoluzzi e’ stato anche cronista di razza e narratore magistrale di Olimpiadi e Campionati del mondo, appassionato ed esperto di sport diversissimi dal calcio, come l’automobilismo altrettanto popolare in tempi di Millemiglia. Ma di tutto questo era raro sentirlo parlare.
Cosi come e’ oramai impossibile che in un bar qualsiasi di una qualsiasi citta` sentire ordinare un caffe’ ad alta voce…. Voltarsi e vivere la magia della voce che annunciava emozioni continue ogni domenica e che generazioni di appassionati e non hanno amato ed apprezzato.
 
posted by Senza Padroni at 2:41 PM | 2 comments
lunedì, novembre 5
Ad uno ad uno cadono tutti i tasselli di quello splendido gioco chiamato Calcio.

E' morto Nils Liedholm. Aveva 85 anni. Il decesso è avvenuto a Cuccaro, in provincia di Alessandria, dove l'ex campione di calcio, in campo e in panchina, aveva una tenuta agricola. I funerali si svolgeranno giovedì alle ore 11.
Nato a Valdemarsvik, in Svezia, nel 1922, "Il Barone", come lo chiamavano i tifosi, è stato un grandissimo sia come calciatore che come allenatore. Se la carriera in campo, dopo l'arrivo in Italia nel 1949, la trascorse tutta con la maglia del Milan formando l'eccezionale terzetto scandinavo Gre-No-Li insieme ai compagni Green e Nordahl, i suoi successi in panchina furono sia con i rossoneri che con la Roma. Ma nella sua carriera di tecnico vanno ricordate anche le esperienze con Verona, Varese, Monza e Fiorentina.
Giocando vinse con il Milan quattro scudetti e due coppe latine, allenando altri due titoli di campione d'Italia e tre coppe Italia. Il primo tricolore, ancora con il Milan, nel 1979, che valse ai rossoneri la Stella; il secondo con la Roma di Falcao e Bruno Conti nel 1983, fallendo però l'anno successivo la finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool.
Una carriera strepitosa la sua, ma oltre che bravissimo Liedholm fu anche un personaggio straordinario. Signorile, garbato, con un senso dell'umorismo unico e lieve, ha riempito gli annali della Serie A con aneddoti e leggende metropolitane. A renderlo indimenticabile anche un accento nordico mai sparito del tutto, malgrado oltre secolo trascorso in Italia, dove una volta lasciato il mondo del calcio gestiva un'azienda vinicola a Cuccaro Monferrato. Ogni volta che da allenatore giallorosso veniva intervistato dalle allora ancora poco invadenti televisioni, "Il Barone" rispondeva immancabilmente con lo stesso incipit: "Roma jogato bene...".
Citatissimo, anche se probabilmente da verificare, l'episodio, risalente alla sua carriera da giocatore, che vuole l'intero stadio di San Siro applaudire a scena aperta il primo passaggio sbagliato dopo un'interminabile serie di partite giocate senza commettere neppure un errore.
Celebre era anche la sua scaramanzia e l'amore per lo zodiaco, e qui gli aneddoti si sprecano davvero. Le sue tasche, hanno raccontato in molti, traboccavano di corni, polveri magiche e zampe di gallina. Allo stesso modo la Roma sarebbe andata spesso in "pellegrinaggio" a Busto Arsizio, dove risiedeva il mago-astrologo Maggi, che pare gli abbia anche predetto la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.
Ma ricordare solo gli aspetti folcloristici sarebbe riduttivo. Se Liedholm fu un grande in campo giocando un calcio oggi difficilmente comprensibile, fatto di lentezza e virtuosismi, forse ancora più importante è il segno lasciato in panchina. Fu uno dei primi a introdurre in Italia il gioco a zona, attirandosi all'inizio aspre critiche, poi spazzate via dalle splendide prestazioni della Roma di metà anni '80. Il gioco a zona, e cioè la marcatura non fissa sull'attaccante, fu osteggiata dagli italianisti come Gianni Brera, che pure lo apprezzava. Fu una piccola guerra di religione, che divise il calcio negli anni '80.
A Liedholm si deve inoltre anche il lancio in Serie A di un giovanissimo Carlo Ancelotti, appena prelevato dal Parma, e la consacrazione di Bruno Conti nell'Olimpo dei migliori giocatori italiani di tutti i tempi.
Poi la sua terza vita nel Monferrato, a produrre vini. Con l'ironia di sempre, e una certa nostalgia per il suo mondo.



 
posted by Senza Padroni at 8:01 PM | 3 comments
Presenze non gradite.

Delle volte non sai bene se colui che ti sta parlando sta facendo sul serio o se, in alternativa alla sua monotona vita, ti sta montando uno scherzetto coi fiocchi. Magari è colpa della televisione, sai li certi personaggi sono sempre impegnati, hanno sempre il nemico di turno o il caso da risolvere (Commissario Rex, la signora in giallo, ecc. ecc.) e loro, purtroppo, qui non hanno altro nemico da smascherare o assassino da arrestare e si dilettano a rompere il cazzo a chi, pur non offendendo, rubando o altro, sta facendo quello che ha sempre fatto e se continua a farlo sa bene che non fa del male a nessuno... anzi!
In un paese di 57000 abitanti non ci sono più criminali, il nemico numero uno, il cattivo della situazione adesso sei tu, colui che viene controllato e ricontrollato, minacciato di diffide e denunce, represso, calpestato ed odiato.
I ruoli si sono invertiti, la repressione tira brutti scherzi e a volte non basta sfogarti con una pagina di un blog o con una frase su un muro. Vorresti far sentire la tua voce, la sacrosanta verità, quello che sta succedendo in questo mondo diventato incredibilmente marcio e puzzolente, ma non hai una divisa blu, non hai un baracchino in mano, non porti un distintivo luccicante sul petto, la tua presenza ormai non è gradita... sei il male da abbattere, il tumore da curare... sei un ultras!

...ma loro non sanno quanto tu ne sia fiero!


 
posted by Senza Padroni at 10:08 AM | 4 comments