sabato, settembre 29
Guerre cittadine.
I Writers napoletani contro gli ultras locali.


RIPRENDIAMOCI LA CITTA'!


SONO ovunque. Come una malattia epidemica, come un virus. Le scritte, le «firme» che gli ultrà hanno fatto proliferare in ogni angolo di Napoli, con il nostro tacito consenso. Come altre forme d’illegalità intessute nel territorio partenopeo, anche questa assume la forma di una vita batterica, di un’invasione di ultracorpi che si insinuano nella società quasi senza farcene accorgere. Facendoci dimenticare che esiste. Ma qualcosa di nuovo è accaduto. Nei giorni scorsi qualcuno ha colpito diversi di questi ingombranti graffiti ultrà, scrivendoci sopra soltanto una frase che riassume tutto il concetto finora espresso: «Riprendiamoci la città!». Non occorreva altro. La frase ha ottenuto, almeno a livello simbolico, un doppio effetto devastante: da un lato ha colpito una specie di monumento balordo, un monumento per altro curato nei minimi dettagli, probabilmente disegnato da un writer professionista assoldato dagli ultrà. Dall’altro lo ha colpito con una tecnica semplice e quasi primitiva come quella dello stencil. Uno stencil minuscolo rispetto ai graffiti che colpiva, ma ugualmente dannoso per l’immagine ultrà, e per questo forse è un affronto ancor più insopportabile. Come una zanzara che fa urlare un elefante. I graffitari che la fanno da padrone, qui a Napoli, non sono come quelli delle altre città. Niente sigle fantasiose o nomi buffi, per esempio Bros, Pao, Eron, Ivan, Tvboy, e via dicendo. No, qui abbiamo una forma d’arte urbana assai più organizzata e compatta. Se vogliamo, quasi militarizzata. È la potentissima (e in fluentissima) Arte Ultrà. Rispetto agli altri artisti di strada che si possono incontrare in giro per il mondo, gli artisti ultrà non hanno fretta. Non hanno paura di fermati o addirittura arrestati dalla polizia. E ancor di meno hanno paura delle proteste dei cittadini che li potrebbero scoprire mentre realizzano le loro “opere”. A loro modo, sono l’incarnazione del sogno di ogni graffitaro: agiscono indisturbati, forse non hanno la cognizione d’essere esponenti di una corrente molto in voga, ma sicuramente hanno la consapevolezza d’essere intoccabili. Il prodotto di quest’arte si può trovare comodamente stando seduti in macchina, osservando anche distrattamente i muri più spaziosi e bianchi, le saracinesche dei negozi e delle edicole, i parapetti dei ponti, le barriere che delimitano il lungomare. «L’arte ultrà» è comparsa in ogni luogo, anche in zone tradizionalmente non degradate o frequentate da tifosi. Basta fare un giro con la propria auto per rendersi conto dell’estensione di questo fenomeno, e imparare a distinguerne le delimitazioni. Iniziamo il tour. Dunque, come molti sanno, i Mastiffs, il gruppo principale della pericolosissima curva A, sono presenti per lo più nel centro storico, quartiere Montecalvario e S. Giuseppe. E le Teste Matte? Compaiono per lo più sul lungomare, a Chiaia e all’Arenella. La Nuova Guardia, a Materdei. La Brigata Carolina è invece la formazione storica presente ai Quartieri Spagnoli. I Fedayn al Vomero e a Corso Umberto. Ognuno ha il suo feudo, il suo luogo sacro. L’elenco potrebbe proseguire a lungo ma per ora ci fermiamo qui. Non citiamo nemmeno i gruppi periferici, come la Masseria Cardone. Questi graffiti giganteschi esistono perché è scontato che debbano esistere. Sono un dato di fatto. Come l’esistenza di questi clan selvaggi, che si spartiscono la città come fosse il deserto post-apocalittico di Mad Max. Queste scritte sono il segnale visibile di una coniugazione sbagliata del concetto di «tolleranza» e di «sfogo giovanile». Fanno da monito e da “marcatori” del territorio, come i liquidi odorosi per i cani e i gatti. Delimitano lo spazio entro il quale certe persone che «odiano tutti» sono qualcuno, e lo vogliono scrivere a caratteri cubitali, il loro odio. Prendiamo il caso di Piazza Bellini. Cosa è diventata, lo sappiamo tutti: è “fortino” della tifoseria violenta, di quella che si riunisce anche alle quattro di notte per intonare a squarciagola canti contro le forze dell’ordine e lo Stato. È una cosa normale, ordinaria, come tutto il male che ci propina questa città malata. Persino sui giornali si avverte l’eco di una ridicola : qualche tempo fa si lesse che i Mastiffs avrebbero preso in custodia, quasi adottandolo, lo scavo archeologico quotidianamente bersaglio d’immondizia d’ogni genere. Ah, allora se ci pensano i Mastiffs! Quel che è certo è che tutt’intorno allo scavo si continua a sporcare, disturbare, minacciare, pattugliare come se ci trovassimo in una disgraziata zona di periferia interna. Gli abitanti della zona hanno paura: tornano a casa presto, raccomandano ai figli di non portarsi dietro cose di valore, pagano – ogni sera – parcheggiatori abusivi amici degli ultrà, si trincerano dietro le finestre. Per primi sanno che la zona ormai è perduta. Territorio alienato. Ormai sono gli ultrà a presidiarlo. Ma l’ultimo esempio di quest’invasione, il più sconcertante, è l’enorme effige dei Mastiffs dipinta all’entrata dell’Accademia delle Belle Arti. Un murales di circa sei metri di lunghezza, per uno di altezza, che occupa la visuale in uno degli angoli più caratteristici del centro storico. Con la scusa dell’auto-celebrazione questi teppisti hanno imbrattato un edificio che nulla ha a che fare con il calcio o con la “tifoseria”. Lo scopo di questo scempio è chiaro: ribadire la totale indifferenza di questi gruppi a ogni regola, sfregiare il rispetto dei cittadini onesti. Dire: siamo qui e facciamo quel cavolo che vogliamo. Proprio come allo stadio. Per sostenersi, il tifo violento ha una spietata macchina organizzativa ed economica. Il loro sistema di finanziamento è capillare, non trascura nulla. Sono affiliati ai gruppi ultrà molti dei parcheggiatori abusivi, moltissimi commercianti, qualche edicolante, diversi bar, locali, chioschi anche famosi nel centro storico. Cedono una percentuale alla «causa», costringono i cittadini onesti a cedere per non avere ritorsioni, e li trasformano indirettamente in sostenitori dei quella marmaglia che assale gli stadi come fortezze medievali, li ha resi gironi infernali, infrequentabili per le famiglie e i bambini, e in definiva ha contribuito non poco a degradare il nostro povero calcio. Ma guai chi tocca il tifoso irriducibile: si ritroverà minacciato, intimorito, ricattato. Se va male, assalito o picchiato. Come è successo ad un insignificante writer, Puff o Puffo il suo nome d’arte, che ha osato modificare una scritta «Mastiffs», sostituendola con «Puffs». Commettendo così una grave leggerezza. Si è reso riconoscibile, uno contro molti, e per di più proprietario di un negozio di vernici al centro, è stato identificato da qualche mastino, prelevato dal suo negozio e costretto a ridipingere la scritta. Ma non solo. Da quel momento è diventato anche il fornitore ufficiale di colori e vernice per il gruppo ultrà. La presenza invadente di questo fenomeno si basa sulla paura, sull’omertà, sull’accondiscendenza. Sulle giustificazioni perverse che ci hanno fatto troppo a lungo tollerare la violenza nello sport, come in ogni altro campo. Fin dove può arrivare la nostra rassegnata fantasia, possiamo immaginare quanto estesa sia l’arroganza di queste bande delinquenziali, che con il ricatto e la prepotenza gestiscono covi pieni di armi, sono legati a doppio filo con i traffici del «sistema», tengono sotto scacco intere zone della città. I recenti fatti di Catania hanno dato alle forze dell’ordine una scusa valida per indagare nel profondo, come sempre succede quando c’è una situazione di emergenza, e anche per fare qualche perquisizione. Ciò che si è scoperto, come dimostrano gli arsenali ritrovati nelle sedi del gruppo dei N.I.S.S (Niente Incontri Solo Scontri, e il nome dice già tutto) sarà solo la punta dell’iceberg, ma fa comunque paura. L’imbarbarimento della tifoseria, del resto, è stata direttamente proporzionale al declino della società Napoli Calcio, ma ancora più proporzionale al declino della società civile partenopea. Le tifoserie e il loro sistema di comunicazione tramite i graffiti sono lo specchio del frammentato ed asfissiante sistema camorrista. Il Comune avrebbe dovuto provare, almeno una volta, a ripulire le strade. Almeno per colpire la parte più sfrontatamente visibile di questo schifo. Invece come al solito è sceso a compromessi, ha preferito glissare sul problema. In una frase: ha avuto paura e ha chiuso gli occhi. Soprattutto il Comune, qui a Napoli, rappresenta la società che ha paura e che si piega. Eppure per la prima volta, come si è detto all’inizio, qualcosa è accaduto. È accaduto che qualcuno – probabilmente gente comune, probabilmente ragazzi – si è ribellato. Ha gridato «basta!», con le uniche armi che in questo clima di intimidazione diffusa e omertà si possono avere a disposizione: lo sberleffo, l’anonimato, l’intelligenza. Quel murales enorme davanti l’Accademia era troppo. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’oltraggio limite. Pensate: nessuno finora, nemmeno qualche testa calda, delle tante che nel loro tempo liberano si occupano di devastare, imbrattare e sporcare le mura del centro storico – presunti artisti, esistenzialisti, punkabbestia, «alternativi» vari – aveva mai osato disegnare anche soltanto una virgola su quel gigantesco monumento al potere ultrà. Nessuno che si fosse azzardato a sfiorarlo. Ora a quel graffiti, come per gli altri che sono stati colpiti (con una perfetta par condicio) in giro per la città toccherà un bel make-up «restauratore». Magari tra gli studenti perbene dell’Accademia si troverà qualcuno disposto ad aiutarli. Intanto lo scacco c’è stato, un esempio è stato dato. L’aurea di inviolabilità che circondava questi simulacri non è stata solo scavalcata. È stata del tutto ignorata. Come le leggi della fisica nei film di George Mélies. È bastato poco, ma in quel poco dovevano esserci coraggio e buona volontà. Oltre che una buona dose di rabbia. Insomma la prima pietra – la prima vernice – è stata lanciata, contro «l’arte ultrà».











 
posted by Senza Padroni at 10:38 AM |


16 Comments:


At 9/29/2007 5:29 PM, Anonymous Anonimo

Se ci fai caso ogni volta che in un tg fanno vedere napoli c'è sempre come sfondo un disegno dei mastiff...incredibile;)
Zanghè...

 

At 10/01/2007 8:17 PM, Anonymous Anonimo

oserei dire LIBERTA' PER GLI ULTRAS...in tutti i sensi!

A different life

 

At 10/02/2007 4:19 PM, Anonymous Anonimo

rovinare i disegni dei napoletani non è una bella mossa .
conoscendo i due stili dico che non hanno torto ne l'uno ne l'altro .
infondo se si incontrerebbero alcuni rappresentanti delle due fazioni sarebbe meglio e non si farebbe male nessuno .
perchè se inapoletani fanno quello che vogliono allo stadio nonostante il decreto ,figuratevi se a fermargli ci sono i wryter.
qui non siamo in america ,dove non esistono gli ultras ,quindi si facessero una ragione e imparassero a coinvivere .
infondo uno dei punti in comune dei due movimenti e uguale ....provate ad indovinare quale
B.S.C.ultras & rap music

 

At 10/02/2007 4:52 PM, Anonymous Anonimo

Mi piace come linea di pensiero Ultras e rap music... hauhauauhauha
cmq andatevi a leggere il mio racconto SP ho spaccato di brutto..
yeah, yo, fratello, bordello, ci sto dentro auhahuahuuha
oh Animal!

 

At 10/03/2007 8:12 PM, Anonymous Anonimo

visto che qui si parla di yeah,yo,bordello,fratello...io mi permetto di scrivere queste due righe a riguardo.

Adesso sono libero lasciatemi stare yo yo yo yeah...adesso fai tu il volantino!!!!!!
Lunga vita al ..........!

A different life

 

At 10/04/2007 2:25 AM, Anonymous Anonimo

...se qualche giovanotto in vena di scorribande notturne dovesse imbrattare un murales al quale ho lavorato per ore ...mmm ...starei lontano dagli stadi ed anche da casa per qualche annetto! Onore agli Ultras, ultimi baluardi di ogni città.

.-. afecionados .-.
www.oldfansfondi.it

 

At 2/08/2008 1:30 AM, Anonymous Anonimo

mettetevelo in testa...... SOLO GLI ULTRAS VINCONO SEMPRE .............I WRITER LASCIATELI A CASA SUL DIVANO A FARE LE BOZZE CHE E' MEGLIO.....liberta' per gli ultras.....

 

At 2/08/2008 1:33 AM, Anonymous Anonimo

.....ULTRAS NON E' UNA MODA.....essere writer invece è una moda........PROVATE A TOCCARE LE SCRITTE...DAI.....conigli....ULTRAS LIBERI.....ONORATECI.....ultras a vita

 

At 2/08/2008 1:34 AM, Anonymous Anonimo

NON CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI.....LIBERTA' PER GLI ULTRAS.... ciao writer del mio cazzo............ULTRAS STILE DI VITA

 

At 3/04/2008 2:08 PM, Anonymous Anonimo

a me piacciono sia le tag dei writer sia quelle degli ultras...io per prima cosa sono un ultras napoli e in secondo piano metto il writing...le emozioni piu belle dis crivere il proprio nome(per i wraiter nome inventato)...su un muro una emozione stupenda...gli ultras non hanno fatto nnt di male anzi io li mmiro ste persone che scrivono teste matte mastiffs e o riest appress...io tifo napoli e loro sono riusciti a miskiare il tifo con l'arte del writing percio zitt e mut napoli regna.....

 

At 9/10/2008 5:01 PM, Anonymous Anonimo

ma xke rovinarli anzi a me piacerebbe imparare a farli cosi nel mio paese ke nn ce ne nessuno riempirei i muri con qst magnifici disegni

 

At 9/30/2008 3:08 AM, Anonymous Anonimo

lasciate stare le scritte ULTRAS, nn le crossate!!onorateci e rispettateci!!VIVA GLI ULTRAS!!

 

At 9/30/2008 3:10 AM, Anonymous Anonimo

ULTRAS è VITA!!

 

At 9/30/2008 3:12 AM, Anonymous Anonimo

MENO SPRAY PIU GUAI!!

 

At 11/06/2008 10:39 PM, Anonymous Anonimo

LIBERTA' PER GLI ULTRAS...NO ALLA REPRESSIONE!

 

At 6/07/2009 6:16 PM, Anonymous Anonimo

io sono un writer old skool e da diversi anni sono anke un ultras di napoli i writers stiano al loro posto perche siete solo dei protagonisti senza cuitura avete perso le vostre origini ghettizzate ora anche x voi e una fonte di commercio gli ultras sono una parte sana della nostra città..... trone dipinge ancora e contemporaneamente fa parte di un gruppo ultras prendete esempio