martedì, settembre 25
Enzo Bearzot compie 80 anni

Il ct che ha vinto il titolo mondiale del 1982 detiene il record delle panchine azzurre

Lo chiamavano “Vecio” già all’inizio della sua lunga avventura con la Nazionale, nonostante non avesse ancora compiuto cinquant’anni. Sarà stata colpa della stempiatura o della voce resa rauca dalla pipa perennemente accesa. O forse dell’autorevolezza con la quale parlava ai giocatori e alla stampa. Fatto sta che “il vecio” oggi è un po’ più vecio, visto che compie 80 anni, quasi interamente trascorsi dietro un pallone che rotola sul campo o che corre veloce davanti alla panchina.

Nato a Joanni di Ajello del Friuli, in provincia di Udine, il 26 settembre 1927, Bearzot inizia a giocare nel ruolo di difensore-mediano nella squadra del suo paese. Nel 1946 si trasferisce alla Pro Gorizia, in serie B, poi è la volta dell’Inter (19 presenze in serie A), del Catania (tre campionati in cadetteria) e del Torino dove, nel ruolo di centrocampista arretrato, raccoglie complessivamente 251 presenze in nove stagioni. Il 27 novembre 1955, all’apice della carriera, scende in campo con la maglia della Nazionale contro l’Ungheria di Puskas, che a Budapest ci batte per 2 a 0.

Terminata la carriera agonistica nel 1964, prima è preparatore dei portieri, poi assistente di Nereo Rocco e di Mondino Fabbri sulla panchina del Torino, quindi è trainer al Prato, in serie C. Nel ‘69 entra a far parte dei quadri federali come allenatore dell’under 23, successivamente viene promosso come vice di Valcareggi prima e di Bernardini poi nella Nazionale maggiore. Nel 1975 è nominato commissario tecnico assieme allo stesso Bernardini, con il quale condivide la panchina fino al 1977, quando diventa ct unico. I primi frutti del suo lavoro si iniziano a cogliere ai mondiali del 1978: gli azzurri, esprimendo il miglior gioco della manifestazione, si piazzano al quarto posto, così come agli europei del 1980 disputatisi in Italia.

Ai campionati mondiali di Spagna del 1982, il grande miracolo: nonostante la feroce e preventiva critica da parte dei giornalisti (che lo indusse a introdurre la grande novità, poi da tutti abusata, del silenzio stampa), i quali gli rimproveravano i modesti risultati della prima fase e alcune scelte, il risoluto e schivo allenatore friulano riesce a portare la Nazionale sul tetto del mondo, grazie ad una preparazione morale basata sulla forza del gruppo, oltre che sulla tecnica. Indimenticabile la finale dell’11 luglio contro la Germania, sconfitta per 3 a 1 al termine di un incontro dalle mille emozioni. Nello stesso anno gli viene conferito il prestigioso titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Nei successivi Europei dell’84 gli azzurri falliscono la qualificazione alle fasi finali, e due anni più tardi, ai Mondiali del 1986, l’Italia esce di scena negli ottavi contro la Francia. Bearzot rassegna così le proprie dimissioni dopo aver raggiunto il traguardo delle 104 panchine azzurre (con 51 vittorie, 28 pareggi e 25 sconfitte), record tuttora imbattuto. Il suo successore sarà Azeglio Vicini. Abbandonate le scene calcistiche, nel 2002 Bearzot ha accettato l’invito di diventare presidente del Settore Tecnico della FIGC, incarico che ha ricoperto sino al 2005, prima di passare la mano ancora una volta al collega e amico Azeglio Vicini.

 
posted by Senza Padroni at 2:44 PM |


1 Comments:


At 9/25/2007 5:18 PM, Anonymous Anonimo

auguri "veccio"
B.S.C.