giovedì, novembre 30
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Ligue 1, Incontro ad alto rischio

Saranno impegnati circa 1.200 poliziotti per garantire la sicurezza dell' incontro di calcio di Lega 1 Paris Saint-Germain - Tolosa in programma domenica prossima al Parco dei Principi

L' incontro, definito "ad alto rischio" dalla questura della capitale francese, si giocherà con inizio alle 15. C' è timore di nuovi incidenti dopo quelli che la settimana scorsa hanno portato alla morte di un giovane tifoso del Psg ucciso da un poliziotto con un colpo di pistola. Proprio per evitare episodi violenti la Lega francese ha deciso, con l'approvazione da parte dell'Uefa, di chiudere la curva degli ultras del Paris Saint Germain per motivi di sicurezza.

"Chiudere la curva degli ultras 'Boulogne' del Psg è una buona idea - ha detto il portavoce dell'Uefa Gallard - perché punisce proprio le persone coinvolte e non tutti i tifosi della squadra francese". La decisione arriva dopo le dichiarazioni del ministro degli interni Sarkozy che nei giorni scorsi aveva incontrato il presidente della Lega calcio francese e il presidente del club parigino: "Vogliamo sradicare la presenza di elementi razzisti negli stadi - ha detto - Non vogliamo il razzismo negli stadi, non vogliamo più i saluti nazisti e gli ululati quando i giocatori di colore toccano il pallone".

Amareggiato il presidente del Psg, Alain Cayzac: "Spero sia una decisione momentanea - ha spiegato - sarà molto triste vedere la curva vuota. Credo che questa sia una buona occasione per riflettere tutti insieme (club, tifosi, autorità e Lega) su quali siano le soluzioni possibili per estirpare questa piaga dal mondo del calcio, non solo negli stadi ma soprattutto fuori".

 
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martedì, novembre 28
Violenza di Stato

Dopo la vicenda di Paolo, quasi in contemporanea con l'uccisione di Julien, il tifoso del Psg morto per mano di un poliziotto negli scontri della gara di Uefa con l'Hapoel Tel Aviv, si ripropone prepotentemente anche in Italia il problema della violenza di Stato. Quella violenza sottile e tollerata, quella violenza di fronte alla quale l'opinione pubblica ben pensante non riesce mai ad esprimere opposizione alcuna. Per cui, quando è il toro ad essere "matado" nessuna si disgusta e quando toccherà al torero? Beh, scusate il politicamente scorretto ma saranno cazzi suoi...Forza Gianluca!!!

Scontri dopo Pescara-Napoli, ragazzo in coma. Un venetcinquenne supporter azzurro in coma farmacologico, otto poliziotti feriti e tre auto bruciate: è il bilancio degli scontri seguiti alla sfida serie B
Pescara, 26 novembre 2006 - Violenti scontri ieri sera a Pescara al termine della partita di 'B' tra la squadra di casa e il Napoli. Un supporter degli azzurri, un 25enne rimasto ferito alla testa in circostanze ancora da chiarire subito prima dell'incontro, è stato operato nella notte e ora è in coma farmacologico all'ospedale del capoluogo abruzzese. Nel parapiglia sono rimasti feriti anche otto poliziotti e un finanziere. Due tifosi del Napoli sono invece stati denunciati per possesso di armi improprie. Nel corso degli scontri, inoltre, tre autovetture sono state date alle fiamme e un'auto della Polstrada è stata 'attaccata' da un nutrito gruppo di ultras azzurri che, dopo aver messo in fuga gli agenti, hanno buttato una bomba carta all'interno della vettura.

Grazie per la concessione fratè!!!
da EsseQuamVideri
 
posted by Senza Padroni at 6:48 PM | 4 comments
sabato, novembre 25
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A un anno dalla sua scoprasa vi riproponiamo un bellissimo articolo tratto dal Corriere dello Sport del 26 Novembre 2005.
Buona lettura...

UNA VITA SPERICOLATA


Le folte e cespugliose basette, i lunghi capelli ondeggianti al vento, la maglia rossa del Manchester United, quella corsa veloce e lieve. Lieve come l'anima perchè, coma ha scritto un poeta "il calcio si gioca nell'anima". Era il quinto dei Beatles e forse il suo addio avrà la colonna sonora di The long and winnig road, l'ultima canzone, quella del divorzio. I ragazzi del Mondo nati negli anni cinquanta, sul confine tra due mondi, di là le distruzioni della guerra, di qua vicinissima la pirotecnica e rutilante società dei consumi, opulenta come l'ha definita Galbraith, lo hanno comunque amato, al pari di John Lenon, almeno quelli che hanno confuso calcio, musica e qualche ingenuo ideale di libertà.
Georgie era l'immagine di un calcio libero, della fantasia senza confini. Era un pugno in faccia al perbenismo, era il rock che rompeva i tradizionali confini della trita melodia delle sale da ballo, smoking e crinoline. Il suo pallone viaggiava sulle note di Starway to heaven o su quelle di You can't always get what you want. Era suggestione e provocazione.
Georgie ieri mattina è volato via: il suo ultimo dribling, il più lento e doloroso. Ma lui resterà per l'eternità in quelle foto ingiallite dal tempo, immerso in quella voglia di irridere e stupire, poeta maledetto così lontano da un calcio fatto di buoni sentimenti, di polistirolo espanso. E' stato una luce improvvisa, una di quelle stelle che cadono nella notte di San Lorenzo e di cui immaginiamo una buona fine. Raggiungerà Matt Busby e con lui ricorderà quel Manchester rinato da una tragedia, in con lui, Georgie, era un simbolo esplosivo di creatività. Lo ricorderemo con la Coppa dei Campioni o con quel Pallone d'Oro poi venduto all'asta per far soldi, gli stessi soldi sperperati senza rimpianti per fare una bella vita più che costruirsi una bella vita. All'ultimo secondo ha voluto lanciare un messaggio: "Non fate come me". Con l'alcool. Ma non è stato un pentimento, non è stata una abiura, ma un estremo atto di generosità. L'ultimo dopo una vita spesa tra alcove, belle donne e fumosi pub rivestiti in legno, impastati con gli odori del luppolo e del malto, adeguatamente distillato. Lui, come un altro grande genio della vita irregolare, Diego Armando Maradona, non ha mai preteso di essere un simbolo. Ma al pari di Diego Armando ci ha fatto divertire e ci ha affascinato, anche con i suoi vizi spudoratamente esibiti, con quelle sue debolezze tremendamente umane, in un ambiente di finti uomini costruiti a tavolino dagli esperti di immagini e dalle società di pubbliche relazioni. Lui era Georgie: tutto vero, tutto reale, con i suoi tanti matrimoni, la vita dissoluta e quel fegato inutilmente trapiantato con le sterline del servizio sanitario nazionale britannico.
Ha salito tutti i gradini della sua scala per il paradiso, come cantavano i Led Zeppelin, cominciando dolcemente e proseguendo con un ritmo sempre più incalzante. Era esattamente così il suo calcio, dolce e travolgente. Perchè un paradiso ci sarà anche per lui, impenitente donnaiolo con l'altissimo tasso alcoolico e con un irrefrenabile istinto per l'autodistruzione. Un paradiso c'è per tutti coloro che un segno in terra lo hanno lasciato: in maniera forse non ortodossa ma indelebile. La sua vita ha avuto i colori intesi di un quadro di van Gogh o Paul Gauguin. Ma nessuna vita è giudicabile a patto che non sia stata spesa per far del male agli altri. E lui il male alla fine lo ha fatto solo a se stesso, scontando la pena, pagando il conto, accettando il calice amarissimo di un agonia durata troppo.
Forse esagerava quando diceva che se non fosse stato così bello, di Pelè nessuno avrebbe parlato. La sua bellezza lo distreva dal calcio, conducendolo verso altri piaceri. Forse esagerava. O forse avevano ragione i suoi primi compagni di pallone che raccontavano come a volte durante una partita si fermassero a guardarlo tanto erano straordinarie le cose che riusciva a fare con i piedi. Georgie per i ragazzini nati negli anni cinquanta, cresciuti con al piede palloni improbabili, sventrati con l'impatto cruento con l'asfalto perchè di campi in terra battuta o in erba in giro ve n'erano pochini, ha rappresentato l'essenza del calcio, ha rappresentato la felicità del gioco, perchè allora era ancora gioco, non business, non show, solo inesauribile, inguaribile, straordinario gioco.
Fra qualche anno o qualche mese o qualche settimana Georgie ricadrà nell'oblio, quell'oblio che lo ha avvolto per molti anni prima di tornare alla ribalta per un arresto il giorno di Natale. Ma lo dimenticherà il calcio smemorato, fatto di sponsor e veline. Lui delle sue "conquiste" rideva: "Mi hanno attribuito sette Miss Mondo. Non è vero, ne ho portato a letto solo quattro, alle altre non mi sono concesso". Lui, comunque, ha vissuto. E dietro di sè lascia una striscia di nostalgia. Non saremo come lui è stato, ma lo abbiamo amato anche perchè così lui è stato.


 
posted by Senza Padroni at 9:44 AM | 1 comments
venerdì, novembre 17
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Addio, mitico Puskas
Il leggendario giocatore è scomparso a Budapest a 79 anni. Come nell'Ungheria, che dominò il calcio internazionale nei primi anni '50, fu la figura di spicco del Real Madrid tra il 1958 e il 1966

MILANO, 17 novembre 2006 - A Madrid, dove ha lasciato l'impronta della leggenda, faceva la differenza. La mente, con Alfredo Di Stefano, del grande Real. Ferenc Puskas, mitica stella ungherese, si è spento dopo una lunga malattia. Aveva 79 anni. Malato da tempo, lo straordinario giocatore viveva a Budapest in una speciale casa di cura, grazie a un vitalizio del governo ungherese. Puskas fu come nel Real la figura di spicco della Nazionale ungherese che dominò il calcio internazionale all'inizio degli anni '50, anche se non riuscì a conquistare il più ambito trofeo, come la coppa Rimet nella mitica finale di Berna del 1954, dove fu sconfitta 3-2 dalla Germania di Frtiz Walter. Di seguito pubblichiamo l'articolo di Germano Bovolenta, tratto da "110 anni di gloria", la storia dlelo sport raccontata dalla Gazzetta dello Sport.
GLI ANNI DELLA HONVED - Ferenc Puskas è considerato il miglior giocatore ungherese di tutti i tempi. Nasce il 2 aprile del 1927 a Budapest, a 16 anni è titolare (mezzala sinistra) del Kispest, la squadra allenata dal padre. Nel 1948 debutta in nazionale. Quell’anno passa alla Honved, vince il campionato segnando 50 gol. Il suo bagaglio tecnico è immenso. Il giovane Ferenc, inserito nella squadra dell’esercito, diventa subito sottotenente. La sua carriera, anche militare, è fulminea. Puskas, senza mai entrare in una caserma, senza mai imbracciare un fucile, sale tutti i gradi: capitano, maggiore e infine colonnello. Nella Honved è il numero uno assoluto. Un autentico fuoriclasse con l’aggiunta di un naturale carisma che lo consacra capo dello spogliatoio.
MAGIE - Puskas, usando il solo piede sinistro, riesce a colpire il pallone con un’incredibile potenza e precisione. E’ il cervello del gruppo, un playmaker e rifinitore fantastico. Nel 1952 guida la nazionale del suo Paese all’oro olimpico di Helsinki battendo in finale (2-0) la Jugoslavia. Gli ungheresi giocano un calcio magico e infrangono il mito dell’Inghilterra, travolta 6-3 in casa, nel tempio di Wembley. Puskas segna due gol, mentre il suo partner, Nandor Hidegkuti, realizza una tripletta. Sei mesi dopo l’Inghilterra riceve la seconda lezione, quando l’Ungheria la travolge nella rivincita: 7-1. In quella nazionale, che insegna al mondo intero una nuova concezione tattica del calcio, Puskas segna 83 gol in 84 partite. I magiari partono favoriti per il Mondiale del 1954, in Svizzera...".
LA SPAGNA LO CHIAMA - Si trasferisce in Italia, a Bordighera, in cerca di un ingaggio. Ma il campione è bloccato dal veto della federazione calcio ungherese. Sono mesi di ansia e sconforto. Il nuovo governo ha sciolto l’Honved, le italiane non possono tesserarlo. L’offerta arriva dalla Spagna del generalissimo Franco, dal grande Real Madrid. La società iberica se ne infischia del veto della FIFA e lo ingaggia. Il fuoriclasse magiaro è accolto a Madrid con grande entusiasmo. Lui dimostra subito la sua straordinaria professionalità. Chiede al presidente della società spagnola, Santiago Bernabeu, di portare un po’ di pazienza: deve rimettersi fisicamente in sesto. Ha trent’anni, è “abbastanza grasso”, i tifosi lo ribattezzano “El Canoncito bum”, i compagni “Cicle”, gomma da masticare, per quell’arte, tutta sua, di tenere la palla incollata al piede.
FERENC E LA SAETA RUBIA - Con il Real Puskas gioca sino a 39 anni. Vince cinque campionati consecutivi, dal 1961 al 1965. Conquista quattro volte il titolo di capocannoniere. Il 18 maggio 1960, a Glasgow, Hampden Park, 135.000 spettatori, si gioca la finale di Coppa Campioni tra il Real e l’Eintracht di Francoforte. Una partita bellissima, Puskas segna quattro gol, Di Stefano tre. Ferenc ha 33 anni, Alfredo 34. La partita finisce 7-3: i tedeschi sono letteralmente distrutti, il pubblico è incantato dal favoloso spettacolo.
IL RITORNO A CASA - Nel 1966, il colonnello Ferenc Puskas si ritira dal calcio giocato. La sua posizione finanziaria, grazie a buoni investimenti fatti in Spagna, è molto solida. Lui però tenta la carriera di allenatore. Senza grandi successi, esclusa la stagione 1970-71, quando guida i greci del Panathinaikos alla finale di Coppa dei Campioni contro l’Ajax, persa per 2 a 0. Ritorna in patria dopo molti anni. Gli riservano un’accoglienza degna di un eroe nazionale. Nell’ottobre 2000 è ricoverato in ospedale per curarsi dal morbo di Alzheimer.
MILLEDUECENTO PARTITE - La notizia del grave male è tuttavia smentita dai medici e dalla moglie. Nel 2002, in occasione del suo 75° compleanno, il governo decide di intitolargli il principale stadio di Budapest: il “Nepstadion”, stadio del popolo, si chiamerà “Ferenc Puskas Stadion”. Puskas partecipa alla cerimonia in suo onore, calcia persino il pallone, mentre 75 bambini lo incitano e gli battono le mani. E lui, il vecchio grande colonnello dell’Ungheria e della Spagna, piange commosso. Adesso è nella leggenda. Il suo tiro sinistro è pari a quello di Maradona. Secondo molti critici e osservatori è il miglior tiratore che il calcio abbia mai visto nella sua storia ultracentenaria. Luisito Suarez raccontò che un giorno in allenamento Puskas si mise a mirare i pali della porta da fuori area, a circa una ventina di metri. Su venti tentativi li colpì 18 volte. Nella sua carriera giocò 1200 partite, segnando 418 reti ufficiali.

Germano Bovolenta www.gazzetta.it


 
posted by Senza Padroni at 11:35 AM | 1 comments
mercoledì, novembre 15
Ma allora tutti possono scrivere!
Ma che vada a zappare la terra (giusto così per non entrare nel volgare)! E ci vada subito, la grande e talentuosa Melissa P, emergente della "letteratura" italiana, si, di quella stessa letteratura che vede vendere milioni di copie "Mo je faccio er cucchiaio" di Totti. Ma che squallore! La piccola Melissa P, invece di ringraziare Dio nostro Signore che in Italia c'è gente che al 2006 acquista e LEGGE (ben più grave) "libri" che descrivono le mille peripezie autoerotiche di una ragazzina, ben galvanizzata dal suo successo ("Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire" ha venduto 1 milione di copie) comincia ad atteggiarsi da divetta, più che da scrittrice matura, sbattendo i pugni e pretendendo più diritti in termini di denaro dalle vendite del suo ultimo "capolavoro", "In nome dell'amore". Un vero e proprio flop dato che la sua casa editrice, la Fazi editore, aveva fatto stampare 180 mila copie mentre solo 10 mila sono state vendute. Evidentemente è pronta un'altra storia dell'ennesima meteora, ovvero la Melissa nazionale che diciamocelo onestamente, non può scrivere, che si dia ad altro per favore; il suo ultimo libro l'ha scritto come protesta verso il Cardinale Ruini, come a prendere posizione contro la Chiesa che ci vieta di far sesso prima del matrimonio? Niente di più fuori luogo. Già finita (speriamo) la storia "letteraria" della piccola sodomita, che ha sbancato nelle librerie con il suo primo lavoro grazie a 1 milione di imbelli che, dopo aver letto il loro primo libro anni prima, il sussidiario, erano pronti a passare al loro secondo sforzo di lettura, attirati ed eccitati all'idea di leggere le masturbazioni di quella che forse è l'ultima ragazza rimasta sulla terra che non è capace di andare lì fuori e farsi corteggiare anche dal più cesso dei maschietti.E quindi, delusa dall'inevitabile discesa, cosa fa Melissa P? Sbatte la porta del direttore della sua casa editrice, Elido Fazi, accusato di aver reinvestito i proventi derivati dalle vendite dei capolavori erotici della signorina in altri progetti, mentre secondo Melissa lei avrebbe il diritto di intascarsi qualcosina in più della piccola fetta di torta ricevuta. Allora ha preso il suo fidanzatino, Thomas Fazi figlio di Elido (ahhhhhhh, ora ho capito come ha fatto a SFONDARE, in tutti i sensi...) e se ne andrà a fare un viaggetto in giro per il mondo per non pensare che lei, fondamentalmente, il leggere e lo scrivere non sa neanche dove sia di casa.Ma io me la prendo con chi compra libri del genere...

da www.angoloesperto.blogspot.com
 
posted by Senza Padroni at 4:53 PM | 2 comments
lunedì, novembre 13
India: Cotone, prezzi bassi e lavoro minorile
Multinazionali e compagnie indiane, attive nel settore dei semi di cotone, pagano i coltivatori indiani il 40% in meno di quanto sarebbe necessario per assumere solo lavoratori adulti, pagando loro il salario minimo stabilito a livello locale, evitando il ricorso al lavoro minorile. Le compagnie coinvolte sono multinazionali come Bayer, Monsanto e Syngenta, e imprese indiane, come Nuziveedu Seeds, Raasi Seeds e Ankur Seeds. Attualmente, sono almeno 100.000 i minori, in maggioranza ragazze, che lavorano 13 ore al giorno, per meno di un euro, presso i coltivatori che riforniscono queste compagnie, nello Stato indiano di Andhra Pradesh, che, insieme a quello di Gujarat, copre circa il 75% della produzione di semi di cotone del Paese.
La situazione di questi bambini e ragazzi è spesso condizionata dai prestiti fatti ai loro genitori, i quali sono spesso disoccupati e, quando lavorano, ricevono poco più della metà del salario minimo stabilito. Molti minorenni soffrono per l'inalazione dei vapori dei pesticidi utilizzati nei campi, che provocano loro mal di testa, vomito e depressione, senza che sia loro assicurata alcuna assistenza medica. Nessun altro settore produttivo, in India, ricorre in tal misura al lavoro minorile, sfruttando il fatto che i bambini lavorano più a lungo e più intensamente degli adulti, e sono più facili da controllare, anche attraverso abusi fisici e verbali.
E' quanto afferma il rapporto "The Price of Childhood", diffuso il 31 ottobre e commissionato da India Committee of the Netherlands (ICN), International Labor Rights Fund (Usa) e Eine Welt Netz NRW (OneWorld Net Germania).La ricerca indica che i coltivatori subirebbero una perdita netta, se impiegassero gli adulti, al salario minimo locale, anziché bambini e adolescenti. La situazione, invece, è molto diversa per quanto riguarda le compagnie. I prezzi di mercato di un kg di semi di cotone sono da 3,6 a 12,1 volte maggiori del prezzo pagato ai coltivatori. Se le compagnie pagassero la sostituzione dei lavoratori minorenni con adulti retribuiti al minimo salariale, ciò inciderebbe sui loro profitti in una percentuale tra il 4,2% e il 21,3%. Se questo costo venisse trasferito ai consumatori, ciò significherebbe un incremento del prezzo dei semi tra il 3,2% e il 10,9%.
Il rapporto afferma che le multinazionali sono consapevoli della forte presenza di lavoro minorile nella loro catena di fornitori e che sono, almeno in parte, responsabili di questa situazione. Le compagnie, però, negano che vi sia una relazione con il prezzo che loro pagano ai coltivatori, accollando a questi ultimi la responsabilità del fenomenoe sostenendo che dovrebbero migliorare la produttività, per permettere il passaggio dal lavoro minorile a quello adulto. La conseguenza è che le iniziative adottate dalle multinazionali hanno avuto scarsa incidenza. Il numero dei bambini tra i 6 e i 14 anni e diminuito, fino a rappresentare la metà del totale dei lavoratori. Ma nell'altra metà, il 70% è costituito da adolescenti tra i 15 e i 18 anni, che erano già impiegati quando erano più piccoli e che ora guadagnano poco di più.
Nell'ultimo anno, Bayer, Monsanto e Syngenta avevano deciso di imprimere una svolta, adottando un sistema di monitoraggio, incentivi e sanzioni, prevedendo un bonus del 5% ai coltivatori che rinunciavano al lavoro minorile, mentre per coloro che avessero continuato ad utilizzarlo veniva prevista, dopo un primo avvertimento, una sanzione pari al 10%, fino alla rescissione del contratto di fornitura. L'iniziativa, cui non si erano associate le imprese indiane, era stata salutata favorevolmente dalle organizzazioni non governative che, in precedenza, avevano espresso le maggiori critiche, come la MV Foundation, che aveva deciso di affiancare le multinazionali nelle attività di controllo sul campo.
La cooperazione è stata però interrotta a settembre, su decisione della MV Foundation, dopo aver scoperto che i coltivatori venivano preavvertiti delle ispezioni, con il risultato che venivano trovati solo pochi bambini. Le ispezioni a sorpresa effettuate autonomamente da MV Foundation, invece, scoprivano molti più minori al lavoro nei campi. La Fondazione si è offerta di continuare ad effettuare ispezioni autonome, comunicando i risultati alle compagnie, alle autorità e al pubblico. [AT]

da indianet.nl
 
posted by Senza Padroni at 7:45 PM | 2 comments
domenica, novembre 12
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Fiorentina-Atalanta: Cronaca di un prepartita troppo movimentato
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Succede tutto nel prepartita, appena gli ultrà atalantini mettono piede a Campo di Marte. Un film già visto. Gli scontri sono tra le due tifoserie - che non vengono mai a contatto - e le forze dell´ordine: «assalti premeditati» dirà più tardi la polizia. Sassaiole, bottigliate, bombe carta, transenne lanciate. Il bilancio sarà di nove feriti, cinque di questi fra le forze dell´ordine. Nessuno è grave. Tre sono poliziotti, due carabinieri, due steward della Fiorentina, due giovani tifosi viola.
Fiorentina-Atalanta comincia fuori dal Franchi, lontano dal campo, con spranghe, mazze, passamontagna e due grossi petardi, le cosiddette "bombe di Maradona". Un gruppo di tifosi viola li usa per affrontare la polizia schierata sotto la curva Fiesole. Finiscono all´ospedale due agenti, uno con una lussazione della spalla, l´altro con problemi ad un polpaccio, un tifoso diciassettenne, che ha preso un colpo alla testa, uno diciottenne con una distorsione al ginocchio e due steward, uno colpito da una transenna.
Subito prima dell´inizio della partita le «armi» vengono nascoste nei giardinetti dietro la Fiesole, probabilmente per essere utilizzate dopo il novantesimo. Ma la polizia scopre il piano, recupera e sequestra tutto: quindici spranghe, un casco, due passamontagna e due grossi petardi. Lo stesso gruppo di ultrà viola prova, prima di scagliarsi contro la polizia, a raggiungere i bergamaschi, appena scesi dal treno. Ma è impossibile entrare in contatto con loro e i fiorentini tornano verso la curva dove in un centinaio cercano di entrare senza biglietto. Lì si accende lo scontro con le forze dell´ordine. Si temeva l´arrivo in treno dei tifosi nerazzurri, ma gli incidenti più gravi avvengono fuori dalla Fiesole. Anche i bergamaschi, comunque, danno molto da fare alle forze dell´ordine, fin dal loro approdo a Firenze. Sono in 1.200.
Cappucci che vengono tirati su, sciarpe intorno alla bocca, gli ultrà bergamaschi si preparano: hanno sassi nelle tasche e li lanciano assieme a diverse «bombe carta» e fumogeni contro le divise. Un attacco preparato. Polizia e carabinieri indossano i caschi e imbracciano gli scudi anti sommossa: parte qualche lacrimogeno. Si capisce subito che serata sarà. Scoppiano petardi lato curva Ferrovia, quattro o cinque grosse bombe carta. Le transenne del filtraggio, vengono abbattute facilmente alla prima carica degli atalantini. La Guardia di finanza risponde. Succede tutto nei minuti immediatamente precedenti alla partita: dall´altra parte dello stadio, lato Fiesole, più o meno nello stesso momento le transenne provvisorie cedono alla rabbia di un gruppo di ultrà della Fiesole che, è questa la ricostruzione della polizia, cerca di entrare senza biglietto. Anche in questo caso ci sono persone con il viso nascosto da cappucci e passamontagna, volano oggetti.
fonte www.repubblica.it


p.s. da notare la foto che il sito di rai sport utilizza quando commenta incidenti fuori lo stadio: una ricostruzione da brividi ma abbastanza veritiera in quanto lo sbirro sembra impugnare il manganello dalla parte opposta, perchè si sa che il manico fa più male anche se vietato (!!!). Fin quando non ci sarà nessuno che vigilerà su di loro faranno sempre i loro porci comodi...
eh brav a rai sport... vi vomiterei addosso!

 
posted by Senza Padroni at 5:45 PM | 7 comments
sabato, novembre 11
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In Argentina un gruppo di tifosi irrompe nello spogliatoio del Gimnasia e ordina ai giocatori di perdere con il Boca: "Se vincete, vi tiriamo un colpo alle gambe". Maradona: "Qualcuno deve intervenire"

Una fase di Boca-Gimnasia finita 4-1. ReutersLA PLATA (Argentina), 10 novembre 2006 - "Se vincete, vi tiriamo un colpo alle gambe". Frase esplicita. Il mittente? I tifosi del Gimnasia Esgrima y La Plata; destinatari, gli stessi giocatori del Gimnasia. La minaccia, rivelata solamente nelle scorse ore in Argentina dal quotidiano "Ole", risale a martedì scorso quando alla vigilia del match tra Boca e Gimnasia un gruppo di tifosi, circa una ventina, della squadra, allenata dall'ex centrocampista della Lazio Pedro Troglio, hanno fatto irruzione nello spogliatoio della squadra.
"Con il Boca si deve perdere, è così e basta", avrebbe esclamato il gruppo di scalmanati: una vittoria del Gimnasia avrebbe infatti favorito in classifica gli odiati rivali dell'Estudiantes, tornata a competere per il titolo con gli arrivi Diego Pablo Simeone in panchina e di Juan Sebastian Veron in campo. La minaccia fisica ha avuto in effetti gli esiti sperati: mercoledì, nel proseguimento della gara che era stata sospesa lo scorso 10 settembre per minacce all'arbitro Daniel Gimenez nell'intervallo sul punteggio di 1-0 per il Gimnasia, il Boca ha avuto vita facile, segnando 4 gol in 45' e vincendo 4-1. L'ennesimo episodio di violenze o minacce nel calcio argentino non ha lasciato insensibile la Procura di La Plata: tra lunedì e martedì infatti calciatori e tecnici del Gimnasia saranno interrogati sui fatti. "Qualcosa è successo - ha dichiarato il difensore Ariel Franco all'indomani del match -. Di sicuro la partita di ieri non è stata normale. Non eravamo impauriti, ma diciamo che abbiamo vissuto una situazione che non ci era mai successa".
Anche il presidente del sindacato dei calciatori argentini, Jorge Dominguez, si è interessato alla questione visitando il centro di allenamento del Gimnasia e rimanendo a colloquio col presidente, Juan Josè Munoz. Il più duro di tutti sulla vicenda è stato però Diego Armando Maradona, che ha rivolto un appello "affinché qualcuno faccia qualcosa per questa situazione", invitando lo Stato ad intervenire. "Qualcuno dovrà intervenire - ha spiegato Maradona -. Si possono dare molte letture di quello che è successo la scorsa notte, ma ormai è chiaro che sono cose che succedono molto spesso. Non voglio prendermela con nessuno, ma c'è bisogno di gente più idonea, con molta più intelligenza". I destinatari delle critiche di Maradona sono presto svelati. "Nell'Afa (la Federcalcio argentina, ndr) c'è un mucchio di signori incompetenti, incapaci, che hanno creato violenza in tutti i luoghi in cui si sono recati, e ora la situazione è incontrollabile".
I legislatori della provincia di Baires nel frattempo hanno approvato oggi in tutta fretta una legge che proibisce la presenza di tifosi riconosciuti come violenti negli stadi: il provvedimento dovrebbe entrare in vigore nel giro di dieci giorni, ma potrebbe essere limitato inizialmente solo alla provincia della capitale.

 
posted by Senza Padroni at 12:56 PM | 0 comments
giovedì, novembre 9
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Un pò di calcio genuino, un pò di anni 70... nel cuore delle Brig/=\te.

 
posted by Senza Padroni at 9:19 PM | 0 comments
Violenza negli stadi!
tratto da www.aguardiadiunafede.it

Di quale violenza vogliamo parlare? Della violenza di chi distingue tra squadre forti e squadre deboli e agevola le forti (giustificandosi con la spettacolarità di certe partite) relegando le altre a un ruolo di comprimarie? o del “Palazzo” che continua da anni ad affermare dis-valori che trasformeranno inevitabilmente il movimento del calcio in modo così drastico da far compromettere le caratteristiche di questo sport ? oppure della violenza di certi giornalisti sempre pronti a spettacolarizzare episodi che non hanno alcun motivo di essere pubblicizzati se non quello di esaltare coloro che ne hanno preso parte?
La violenza negli stadi da parte delle tifoserie organizzate è stata studiata da diversi autori e anche da alcune università inglesi che nel corso degli anni hanno tirato fuori teorie per qualcuno interessanti per altri discutibili. Il lavoro della scuola di Oxford può essere racchiuso in una sigla: aggro, espressione con cui i professori di questa scuola indicano l'azione aggressiva rituale.
Secondo questi autori, gran parte degli incidenti ad opera di hooligans e ultras avrebbero una valenza violenta molto minore di quanto non si creda. Ne discerne che l’idea della loro presunta pericolosità sarebbe soprattutto il frutto dell'allarme sociale provocato dalla stampa e dai mass media, i quali, rendendoli visibili ne amplificherebbero la portata ben al di là della loro reale pericolosità..
Un altro spunto interessante ma comunque discutibile è quello della scuola di Leicester che punta l’attenzione sulla condizione economico sociale dei tifosi affermando che le radici culturali della violenza negli stadi vadano ricercate in quegli strati sociali in cui la violenza pubblica e privata è maggiormente tollerata e spesso incentivata. Gli studiosi di questa scuola ritenevano che gli hooligans vedessero la loro curva come un territorio da difendere e la curva degli avversati come un posto da attaccare, destabilizzare e possibilmente occupare ( anche solo per pochi minuti ) e questo, fondamentalmente, per compensare delle frustrazioni dovute alla povertà che caratterizzava i tifosi inglesi più accesi.
Molto più realistica mi sembra la descrizione di coloro che effettivamente hanno frequentato gli spalti in prima persona non in seguito a qualche particolare frustrazione bensì il desiderio di partecipare al rito collettivo volgarmente noto come Rissa ( o in gergo Fare Scontri o anche Dare la paga o semplicemente Fare tafferugli ). In questo caso rileviamo oltre a due righe dell’introduzione di Hoolifan, anche un breve passo del libro di King che mi sembra abbastanza simile a quello che è successo a Roma nel corso di questi anni.


“Ogni club ha il suo sapore, e questo è creato dai tifosi, che durano molto più dei giocatori, dei manager e dei presidenti. Per molti maschi una buona reputazione da buoni combattenti vale più delle performance sul campo da gioco,è una questione di orgoglio e di identità”. (Hoolifan 30 anni di botte .Introduzione)
“Stare a vedere le risse era almeno metà del divertimento di andare a vedere una partita di calcio allo stadio, durante i primi anni. Non c’era un reale pericolo di venire coinvolti se non te l’andavi a cercare, sia che indossassi sciarpe e magliette della tua squadra, sia che non lo facessi. Gli ultras come propria regola interna, affrontavano solo altri ultras. Chiunque altro, di solito, viene lasciato in pace. (…) Le regole del gioco vennero presto fissate e tutti le accettarono.” (Pag 209 Hoolifan 30 anni di botte)


Per molti tifosi il divertimento sta nell’incontrare ogni domenica gente con lo stesso interesse - spesso anche amici o se non altro conoscenti - che non rivedrebbero in nessun altro posto durante gli altri giorni della settimana. Non è altro che una delle possibili fughe dal ‘mondo reale’.
Per i membri di un gruppo di solito è diverso perché durante la settimana questi si vedono per prendere decisioni in merito a coreografie, trasferte, imboscate ecc.
La reputazione di un gruppo - cioè la cosa più importante per esso oltre alla fede per la maglia - è nelle mani di ogni membro e ognuno deve avere estrema fiducia nei suoi compagni in qualsiasi circostanza più che mai nelle situazioni di pericolo. Per guadagnare rispetto all’interno di un gruppo ci vuole costanza e dedizione. E’ un rispetto che è direttamente proporzionale ai meriti di ciascun membro. Ora, una cosa è avere il rispetto da parte dei propri compagni mentre un’altra è averlo a livello nazionale o internazionale. Ogni gruppo vuole farsi conoscere dai gruppi dei club avversari. E’ la questione del “farsi un nome”. Solo dopo subentra la reputazione. Senza il nome non si è nessuno. Uno striscione conta meno di zero se dietro non c’è gente degna di credibilità.
 
posted by Senza Padroni at 3:24 PM | 2 comments
mercoledì, novembre 8
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Come già si poteva immaginare il "derby di capitanata" ha regalato soltanto emozioni prima è dopo la gara.Centinaia di persone spaesate deportate da Manfredonia direttamente nello Zaccheria, per evitare scontri e attacchi terroristici, tutto secondo i piani del supremo Prefetto! God Save the Prefetto!Per chi se n'è letteralmente sbattuto di quello che ha detto quel tale, cioè di evitare di utilizzare mezzi pubblici per il viaggio, la trasferta in treno è stata davvero caratteristica, e non possiamo fare altro che ringraziare il supremo per averci levato dalle scatole tanti ziazia e vari cagacazzi, anche se il treno era ugualmente abbastanza pieno. Quello che è successo per le strade di Foggia - una specie di gita fuori porta - è andato via liscio anche grazie al "buon" vinello e alle solite sostanze alcooliche.Sugli spalti è andato più o meno come si pronosticava: dal gol manfredoniano fino quasi alla fine del primo tempo, sulle ali dell'entusiasmo, dal settore ospiti veniva fuori un tifo sufficiente: poi il buio e il veleno!
Il viaggio di ritorno non è stato poi così bello come quello dell'andata e molti hanno preferito riposare un pò gli occhi in quei 20 minuti di viaggio, mentre altri festeggiavano il piccolo Marco - il fabietto, del film "Ultras", de noantri - vero eroe della giornata.



 
posted by Senza Padroni at 8:03 PM | 3 comments
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Calcio contro il razzismo in europa

FARE vuole vedere giocare questo ‘gioco meraviglioso’ senza che la piaga del razzismo possa rovinarlo. Siamo fermamente convinti del fatto che il colore di un giocatore, o di una bandiera, e il loro paese d’origine non abbiano alcuna importanza.
Purtroppo, a tutti i livelli di gioco, da quello amatoriale a quello professionista, si continuano a verificare incidenti collegati al razzismo, che vanno dai casi di maltrattamento di giocatori ‘stranieri’ ai canti di massa ‘offensivi’ inneggiati da gruppi di tifosi. FARE ritiene che questo tipo di condotta, dento e fuori dal campo di gioco, sia assolutamente inaccettabile e indesiderato dalla maggior parte dei tifosi e dei giocatori.
Il calcio è il gioco più popolare del mondo ed appartiene a tutti noi. Ad ogni persona dovrebbe essere garantito il diritto di giocare, essere spettatore o discutere del gioco liberamente e senza alcun timore.
L’obiettivo di Football Against Racism in Europe - FARE - è quello di combattere, grazie al gioco del calcio, ogni forma di discriminazione razziale nel mondo del calcio stesso - negli stadi, sul campo di gioco, negli spogliatoi, durante gli allenamenti, negli uffici e nelle scuole - perpetrata ad opera di tifosi, giocatori, manager, allenatori, dirigenti o personale didattico.
Pertanto, su iniziativa di vari gruppi di tifosi provenienti differenti regioni europee, nel febbraio del 1999 è stato organizzato un incontro a Vienna, al quale hanno preso parte anche diverse federazioni calcistiche e unioni giocatori, volto a elaborare una strategia e una politica comuni contro il razzismo e la xenofobia. In tale occasione è stata fondata l’organizzazione Football against Racism in Europe (FARE) - una rete di organizzazioni di 13 paesi europei - e steso un piano d’azione.
Da allora, la rete FARE è attiva in tutta Europa nella lotta al razzismo e alla xenofobia nel mondo del calcio. Grazie a coordinate strategie d’azione e a sforzi congiunti, a livello sia locale che nazionale, ci rivolgiamo a tutti coloro che sono interessati a combattere ogni forma di discriminazione nel calcio affinché si uniscano a noi in questa lotta.


 
posted by Senza Padroni at 3:15 PM | 0 comments
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Battaglia dopo Napoli-Juventus
Due ultras fermati, feriti 5 agenti

NAPOLI - Durissimi incidenti tra le forze dell'ordine e migliaia di ultrà ieri sera all'esterno del San Paolo dove si è disputato il big match Napoli-Juventus. Esplose decine di bombe carta e botti; lanciati in campo bottigliette e bastoni durante la partita.
Gli episodi più violenti si sono avuti prima della partita. Un migliaio di quelli che la polizia definisce 'cani sciolti', ovvero teppisti che non appartengono ad alcun gruppo organizzato, hanno cercato di sfondare lo sbarramento delle forze dell'ordine davanti ai cancelli della curva A, per entrare nello stadio senza biglietto. Ci sono stati lanci di sassi e bottiglie di vetro contro le 'divise', che hanno risposto con i lacrimogeni. Gli ultrà sono stati respinti ma alcune decine di loro sono riusciti lo stesso, tra la confusione generale, a raggiungere le gradinate della curva A.
Il secondo tempo delle violenze dopo la partita, quando, circa duecento teppisti, hanno cercato di assaltare il vicino commissariato San Paolo. Anche in questo caso, lanci di bottiglie e sassi contro polizia e carabinieri.
Il bilancio è di due tifosi arrestati, quattro poliziotti e un carabiniere feriti. Attraverso le telecamere e gli esperti della squadra tifosi della Digos, stanno cercando di identificare i teppisti. L'ostilità verso le forze dell'ordine si era avuta già prima che avesse inizio Napoli-Juventus, quando, ad ogni volteggiare sullo stadio dell'elicottero della polizia, a migliaia inveivano e fischiavano.
 
posted by Senza Padroni at 11:25 AM | 1 comments
venerdì, novembre 3
Pane e veleno.

Pronti per la prossima gara, pronti per la prossima trasferta-velenata. In città c'è fermento per il derby tra gli ultras solo sbattimenti. 2000... 3000... non si quanti ne saremo so solo che più ne saremo più faremo schifo. Sarebbe bello giocarla a 1000 km di distanza questa gara per vedere chi ci tiene veramente...
Tutti si aspettano chissà cosa da questa trasferta, tutti hanno idee, tutti sono euforici, tutti pronti a fare applausi, tutti pronti a giudicare, tutti pronti a guardare la partita, tutti pronti a stare a bocca aperta, tutti pronti a far abbassare la bandiera, magari tirandosi anche due pugni e poi pronti a criticare la mancanza di bandieroni nella propria "tifoseria organizzata" (cose da pazzi), tutti sempre con la sciarpa bianco-azzurra su di un cuore nero-azzurro o bianco-nero e pochi con la testa già a Cava de Tirreni.
Avanti con questa ennesima avventura aspettando trasferte da pochi intimi.

A NOI DELLA PARTITA NON CE NE FRAGA UN CAZZO.

A te che che sogni una stella ed un veliero
che ti portino su isole dal cielo più vero
a te che non sopporti la pazienza
o abbandonarti alla più sfrenata continenza

A te hai progettato un antifurto sicuro
a te che lotti sempre contro il muro
e quando la tua mente prende il volo
ti accorgi che sei rimasto solo

A te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
stiamo sulla stessa barca io e te
ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti . . .

A te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana

A te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri

A te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
stiamo sulla stessa barca io e te
ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti . . .





 
posted by Senza Padroni at 2:31 PM | 0 comments
giovedì, novembre 2
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Il TAR accende i fumogeni.
Niente diffida per i tifosi che portano torce all'interno dello stadio.

Non si possono diffidare i tifosi che accendono torce e fumogeni dentro lo stadio. A stabilirlo è il T.A.R. che ha annullato tre sentenze di diffida nei confronti di tre tifosi emesse dalla Questura di Roma. La sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio è in un certo senso rivoluzionaria ed è destinata a fare giurisprudenza perché di fatto annulla tutte le diffide di questo tipo emesse nell'ultimo anno dalla Questura di Roma. La cosa che fa riflettere è proprio questa, e cioè che la Questura, nonostante la legge dica il contrario, ha continuato a diffidare i tifosi che all'interno dello stadio hanno acceso le torce senza tenere conto che quando il decreto Pisanu è stato tramutato in legge è stata tolta la possibilità di diffidare chi non rispetta il regolamento d'uso dello stadio.

Le motivazioni che hanno portato il T.A.R. ad annullare le diffide della Questura sono semplici. Visto che l'art. 6 ter della legge 401 del 1989 (che punisce penalmente la detenzione o la semplice accensione di materiale pirotecnico ma chi li possiede non può ritenersi un soggetto pericoloso) non dà la possibilità di emettere la diffida, la Questura ha applicato l'art. 1 septies del "Decreto Pisanu" che originariamente prevedeva che chi non rispetta il "Regolamento d'uso" dello stadio poteva essere diffidato fino a un anno. Il vizio è qui, perché quando il decreto è stato convertito in legge, tutto questo è stato eliminato e non c'è più la possibilità di diffidare chi non rispetta il Regolamento d'uso dell'impianto.
 
posted by Senza Padroni at 4:29 PM | 2 comments