I Writers napoletani contro gli ultras locali.
RIPRENDIAMOCI LA CITTA'!
Nato a Joanni di Ajello del Friuli, in provincia di Udine, il 26 settembre 1927, Bearzot inizia a giocare nel ruolo di difensore-mediano nella squadra del suo paese. Nel 1946 si trasferisce alla Pro Gorizia, in serie B, poi è la volta dell’Inter (19 presenze in serie A), del Catania (tre campionati in cadetteria) e del Torino dove, nel ruolo di centrocampista arretrato, raccoglie complessivamente 251 presenze in nove stagioni. Il 27 novembre 1955, all’apice della carriera, scende in campo con la maglia della Nazionale contro l’Ungheria di Puskas, che a Budapest ci batte per 2 a 0.
Terminata la carriera agonistica nel 1964, prima è preparatore dei portieri, poi assistente di Nereo Rocco e di Mondino Fabbri sulla panchina del Torino, quindi è trainer al Prato, in serie C. Nel ‘69 entra a far parte dei quadri federali come allenatore dell’under 23, successivamente viene promosso come vice di Valcareggi prima e di Bernardini poi nella Nazionale maggiore. Nel 1975 è nominato commissario tecnico assieme allo stesso Bernardini, con il quale condivide la panchina fino al 1977, quando diventa ct unico. I primi frutti del suo lavoro si iniziano a cogliere ai mondiali del 1978: gli azzurri, esprimendo il miglior gioco della manifestazione, si piazzano al quarto posto, così come agli europei del 1980 disputatisi in Italia.
Ai campionati mondiali di Spagna del 1982, il grande miracolo: nonostante la feroce e preventiva critica da parte dei giornalisti (che lo indusse a introdurre la grande novità, poi da tutti abusata, del silenzio stampa), i quali gli rimproveravano i modesti risultati della prima fase e alcune scelte, il risoluto e schivo allenatore friulano riesce a portare la Nazionale sul tetto del mondo, grazie ad una preparazione morale basata sulla forza del gruppo, oltre che sulla tecnica. Indimenticabile la finale dell’11 luglio contro la Germania, sconfitta per 3 a 1 al termine di un incontro dalle mille emozioni. Nello stesso anno gli viene conferito il prestigioso titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Nei successivi Europei dell’84 gli azzurri falliscono la qualificazione alle fasi finali, e due anni più tardi, ai Mondiali del 1986, l’Italia esce di scena negli ottavi contro la Francia. Bearzot rassegna così le proprie dimissioni dopo aver raggiunto il traguardo delle 104 panchine azzurre (con 51 vittorie, 28 pareggi e 25 sconfitte), record tuttora imbattuto. Il suo successore sarà Azeglio Vicini. Abbandonate le scene calcistiche, nel 2002 Bearzot ha accettato l’invito di diventare presidente del Settore Tecnico della FIGC, incarico che ha ricoperto sino al 2005, prima di passare la mano ancora una volta al collega e amico Azeglio Vicini.
Milano, 21 set. (Apcom) - L'ostentato silenzio della curva sud del Milan, imposto con minacce dagli ultras anche a tutti i tifosi presenti allo stadio San Siro di Milano, ha ormai varcato i confini dello stadio e sta diventando un caso cittadino. Il 3 settembre scorso il gruppo dei Guerrieri ultras aveva diffuso un proprio comunicato informando che a partire dalla partita contro la Fiorentina avrebbe effettuato "lo sciopero totale del tifo a tempo indeterminato, per protesta contro il decreto Amato".
Lo sciopero (assenza di cori, coreografie e striscioni) dovrebbe "zittire" San Siro anche domani, quando il Milan incontrerà il Parma a San Siro. Il condizionale è però d'obbligo perché cresce l'insofferenza dei tifosi extra-curva (tifosi non organizzati e tifosi che fanno riferimento ai diversi Milan club) che probabilmente con cori e canti spontanei a favore della propria squadra romperanno il silenzio imposto con la forza dagli ultras. Se infatti è praticamente certo che la Sud manterrà lo sciopero del tifo, è anche facile prevedere che il clima di intimidazione non basti a fermare i singoli tifosi stufi di assistere ai match in un clima irreale che penalizza il loro team.(hauauauhuaaahuauauhuhuhau)
Non solo.La denuncia-grido di dolore lanciato ieri sulla Gazzetta dello Sport da Paolo Maldini ("Non mi sembra logico che la curva non ci sostenga"), è stata ripresa e fatta propria da altri giocatori rossoneri e oggi dall'allenatore Carlo Ancelotti, rompendo così definitivamente un silenzio che era divenuto oramai imbarazzante da parte dei calciatori.
Gli ultras si scagliano contro il decreto Amato affermando che si tratta di "un provvedimento assurdo, anticostituzionale e lesivo delle libertà di espressione personali", ma in realtà il problema vero sembra essere quello legato alla gestione e vendita dei biglietti in curva. Il decreto sulla sicurezza rende infatti impossibile che in curva arrivino migliaia di biglietti (gratuiti o a costi minimi) da rivendere. C'è poi la questione legata ai sette caporioni della curva Sud (Giancarlo Lombardi detto "Sandokan", capo del gruppo "Guerrieri Ultras", il leader delle Brigate Rossonere Giancarlo "Barone" Capelli, Mario "Marietto" Diana, Claudio Tieri, Alessandro "Peso" Pozzoli, Marco "Marcone" Genellina e Davide Maarouf) arrestati dalla Digos di Milano il 22 maggio scorso per associazione a delinquere finalizzata all'estorsione nei confronti del Milan. I sette, oggi non più sottoposti a misure restrittive ma con il divieto di frequentare lo stadio, pretendevano biglietti in cambio della tranquillità degli ultras che altrimenti avrebbero messo in atto ritorsioni, prevalentemente attraverso il lancio di torce e fumogeni, che sarebbero costate alla società multe salate e il rischio di squalifica del campo. Lo sciopero del tifo sarebbe attuato anche in loro solidarietà e contro la società che è stata di fatto il motore dell'indagine.
Ma, secondo alcune voci provenienti dagli spalti, ci sarebbe anche chi, in curva, starebbe pensando di occupare il posto dei Guerrieri Ultras, approfittando proprio dell'assenza forzata del suo capo. Situazione questa che potrebbe far salire nuovamente la tensione all'interno e all'esterno dello stadio dopo le pesanti aggressioni e le gambizzazioni a pistolettate registrate nei primi mesi di quest'anno e ancora oggetto di diverse indagini. Gli investigatori si limitano a parlare di una situazione "fluida" che non al momento non può escludere alcun risvolto.
L'opera di controllo delle forze dell'ordine è comunque imponente. Oltre alle decine di telecamere puntate sulla curva, c'è il costante monitoraggio messo in atto della Digos di Milano, che ha ancora aperta l'indagine che ha portato agli arresti di maggio. Per quell'inchiesta, il vicepresidente delMilan Adriano Galliani vive da maggio sotto scorta.
CATANIA - La procura della Repubblica di Catania sta vagliando la posizione di un tifoso coinvolto nell'omicidio dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, ucciso lo scorso 2 febbraio in occasione del derby Catania - Palermo. Sarebbe un ultras la cui identificazione in parte sarebbe gia' avvenuta. Dai filmati degli scontri si vede che porta in mano il lamierino con il quale sarebbe stato ferito mortalmente l'investigatore. L'ultras era insieme a Filippo Antonino Speziale, il 18enne sotto processo per l'omicidio.
Ci sarebbe un secondo uomo che la polizia avrebbe individuato tra i repsonsabili dell'omicidio dell'ispettore
Ci sarebbe una svolta clamorosa nelle indagini che stanno svolgendosi sulla morte dell'ispettore capo Filippo Raciti ucciso il 2 febbraio scorso durante il derby Catania- Palermo. Secondo la polizia un secondo ultrà maggiorenne avrebbe aiutato Speziale, indagato per la vicenda, ad alzare il lamiere, che costituirebbe l'arma del delitto, scagliato poi verso il poliziotto. Il giovane tifoso avrebbe già un nome ed un volto e la procura distrettuale di Catania sta valutando in queste ore la sua posizione. Sempre fermo intanto il processo ad Antonino Speziale in attesa che la Cassazione si esprima sulla richiesta di trasferimento per legittima suspicione presentata dal'avvocato Lipera.