martedì, gennaio 22

Prendiamo in prestito, ancora una volta, un post già pubblicato da EqV. L'articolo porta la firma di Mauro Saglietti ed è, semplicemente, un capolavoro.
Buona lettura.


Saranno contenti i benpensanti.
Quelli ci sono sempre, non muoiono mai.
Mi riferisco agli opinionisti da salotto televisivo, i pontificatori che da molti anni si sono rivelati la ruggine della sportività e del giornalismo classico, coloro insomma che hanno contribuito ad esasperare gli animi dei tifosi e a volgarizzare quel poco di cultura sportiva che questo Paese aveva.
Sì, proprio questi fenomeni dell’ovvio e del qualunquismo, al tempo stesso feroci Savonarola che si scagliano contro i deboli e pecorelle addolcite al cospetto della propria faziosità, campioni della superficialità e dell’approssimazione.
Gente che parla di calcio e di tifo senza essere mai stata allo stadio.
E poi mi riferisco anche ai tanti pappagalli.
Ai “Loreto” del telecomando, pronti a ripetere a memoria la lezione e a farne proprio il luogo comune, una volta uscito dal video.
Ci avete mai fatto caso?
Basta che dalla tv esca qualche concetto particolare che il giorno dopo c’è già qualcuno pronto a ripetere la filastrocca a memoria.
- Cra cra! Dobbiamo darci tutti una regolata! Cra cra!
- Cra cra! Seguiamo il modello inglese! Cra cra!
- Cra cra! Torti e favori si compensano! Cra Cra!
- Cra cra! Tanto rubavano tutti! Cra cra!
- Cra cra! Calciopoli non esiste! Cra cra!

Sentili come sono soddisfatti.
Finalmente si è dato un segnale forte, di civiltà, ora si è “imposto” il cosiddetto “terzo tempo”, le squadre sono praticamente obbligate a stringersi la mano al termine del match, come già avviene in altri sport.
Già, nei quali non è stato necessario imporre un bel niente.
Come sempre in Italia viaggiamo sull’onda dell’approssimazione, e del luogo comune.
E con un gesto superficiale, irritante e di facciata, per giunta imposto, si è creduto di dare un “esempio” di sportività e correttezza.
Una mano di biacca insomma.

La sportività del gesto nasce dalla sua spontaneità, che muore nel momento stesso dell’imposizione.
Il gesto dei Viola contro l’Inter poteva anche starci, proprio perché inatteso, giusto riconoscimento a una squadra forte. Ma doveva finire lì, o lasciato alla discrezione e alla sportività dei singoli.
Come la mettiamo con le scorrettezze, con le ingiustizie che nel nostro campionato continuano ad imperare?
E se una squadra vince una partita su rigore che non c’è, dopo aver spedito fuori in barella qualche giocatore, cosa devono fare gli avversari?
Rendere onore alla disonestà? Alla scorrettezza? Alla furbizia del più potente?
Inchinarsi sorridenti?
E se un calciatore proprio vi sta sull’anima?
Se proprio non lo sopportate?
Voi avreste dato la mano a Nedved dopo il derby?
O a Materazzi dopo Perugia-Torino 1998?
Oppure a qualche personaggio che proprio non vi piace?
E la sana rivalità? Quella sì, sportiva veramente?
Quando i gobbi vinceranno una coppa noi li aspetteremo all’uscita del tunnel degli spogliatoi per applaudirli?
Ma per piacere.
Tutto questo sa di plastica.

Ora il Gotha del calcio, che di solito se la canta e se la suona in abbondanza, pretende anche i sorrisi finali, l’ossequio, l’omaggio al Re anche se magari ti ha rubato una partita.
E che diamine! Sportività è anche questo!
Accetta i torti col sorriso sulle labbra!
Siamo in televisione e ci vuole il lieto fine politicamente corretto. Sorridi!
Vuoi (od osi) per caso lamentarti?

Fateci caso, alla partita sembra sempre più di essere in uno studio televisivo, si finirà col pubblico urlante che batte istericamente le mani ogni 4 secondi e urla entusiasta, come nelle trasmissioni televisive contenitore più popolari.
Le vallettine a bordo campo pronte a scosciarsi ci sono già (saltano fuori come funghi a migliaia, non vedono l’ora), le sedie sono comode comode e in qualche stadio c’è già anche il karaoke e la musica truzza.
Il prossimo passo saranno i cori prestabiliti e concordati durante la settimana, in modo che non riusltino offensivi... Vedrete.
- ju-ven-tino bi-ri-chino, trallallero trallallà! -

Non va di moda dire tutto questo?
Non è conforme alla “verità” che ci viene imposta?
Fa parte delle cose che “non si possono dire” (per paura) ma che tutti pensano?
Chi se ne frega.
Pazienza, non mi va di omologarmi a questo coro di pappagalli o a questa verità di plastica, fatta di lustrini e pallettes. E pace se lo fanno tutti.
La stima non si impone.

Non basta una mano di biacca a rendere bella e sicura una casa che è marcia.
Occorrerebbe rendere credibile la lealtà, tra le macerie di quello che una volta era uno sport e una passione, ovvero risanare la casa dall’interno.
Un gesto impossibile oramai.
Usciamo dal peggiore scandalo calcistico della nostra storia, nel quale le pene sono state irrisorie.
Un calcio che, ancora macchiato, mascherato e travestito, falsamente purificato dalla vittoria di Lippi, ha cercato di accaparrarsi i finanziamenti per l’Europeo con una platealità irritante. Finanziamenti poi “sfortunatamente” piovuti su qualcun altro.
E ora, dopo tutto questo, si cerca di riparare la casa dal tetto?

Padroni del vapore calcistico, volete davvero eliminare violenze e comportamenti delinquenziali?
Date un segnale davvero forte, chiudete tutte quelle trasmissioni che sono uno specchio della faziosità, dell’ossessione, con gente disposta ad umiliarsi per truccare una moviola o per dire che un rigore non c’era.
Comportamenti che hanno contribuito a influenzare gli animi più a rischio, che probabilmente non aspettavano altro.
Fate tacere chi, per seguire l’audience, ha esasperato gli animi in tutti questi anni, parlando sempre delle solite squadre, ignorando le altre e i loro tifosi, riducendole a comparse del teatrino, facendo passare i torti per cosa ovvia, i favori come cosa dovuta a chi aveva “classe e potere”.
Fate tacere chi ha svilito, pur di vendere il prodotto a più persone possibile, il particolare o la minoranza, massificandolo e imbarbarendolo.
Questo sì ha generato rabbia e senso di ingiustizia.
Oppure prendetevela con voi stessi o con chi ha rovinato il calcio rendendolo schiavo degli sponsor, spezzatino negli orari, con le maglie tappezzate di reclame come una formula 1, con chi ha protetto certe tifoserie e ne ha spedite in C1 altre.
Volete veramente vedere gioia e amicizia nel calcio?
Andate a sistemarvi in una curva (o in quello che ne rimane) e guardate cosa succede quando c’è un gol. Le stesse curve che avete combattuto perché secondo voi covi di barbari, quando invece la violenza si è generata con anni di messaggi ossessivi, con l’arroganza e la cafonaggine di comportamenti sospetti e sleali.
Andate a vedere cosa capita quando c’è un gol.
C’è da imparare, sapete?

La sceneggiata di domenica è stata accolta con bordate di fischi in molti stadi, a contestare l’imposizione e l’ipocrisia del gesto, che ci starebbe comunque in modi e tempi diversi, se spontaneo.
E oltretutto a sottolineare l’esasperazione del pubblico, già costretto a sorbirsi negli ultimi anni l’uccisione del tifo organizzato con relative coreografie. Ormai allo stadio si vedono sempre meno bandiere (mamma mia, quanta gente sterminata a colpi di lenzuolo prima! Ora grazie a Dio è tutto diverso), ciao tamburi e addio fumogeni. Controlli stile check-in, ti chiedono anche se hai fatto la varicella o ti sei preso il colera, quando entri. Il tutto secondo me finalizzato a scoraggiare i tifosi, svuotare gli stadi e riempire i salotti.
Con le televisioni accese, ovviamente.

Un’ultima considerazione sul terzo tempo, su quest’opera d’arte preconfezionata e predigerita, per giunta male.
Mi rivolgo ai giocatori. Ai nostri giocatori.
Invece di perdere tempo a centrocampo, fingendo una sincerità che ha bisogno della fine del fervore agonistico per essere anche solo lontanamente credibile, fate ancora qualche passettino in più. Sempre che non siate stravolti dalla stanchezza, venite a stringere la mano a noi in Curva, o agli altri tifosi in altri settori dello stadio.
Se volete veramente fare qualcosa di utile, venite da noi, fessi di professione, che speriamo e ci illudiamo da una vita.
Venite, c’è gente che si sobbarca parecchi sacrifici per poter essere su quegli scalini, alla ricerca di non si sa più neanche bene che cosa, per poi assistere ad umiliazioni e sconfitte interne come quella di domenica!
Gente che ha davanti tutta una settimana di rabbia e delusione, di pesanti sfottò che continuano e non finiscono mai, quasi una pena da girone dantesco, prese per i fondelli che voi non conoscerete mai. Venite, vi raccontiamo cosa significa.
Venite a stringere la mano e a guardare negli occhi chi si rode il fegato e si fa venire il mal di stomaco, credendoci ogni volta, sperando che ogni domenica sia finalmente quella buona, una domenica che non arriva mai!
Vi aspettiamo, venite a conoscere quei fessi sulle gradinate, voi privilegiati che non avete il mutuo da pagare, che non fate attenzione ai prezzi al supermercato, voi che arrivate a Torino e invece che correre passeggiate per il campo e magari neanche capite cosa continuiamo a fare noi su quegli scalini. Voi poverini tanto fragili psicologicamente, voi che quando siete invitati alle cene dei club sbuffate e non vedete l’ora di andarvene.
Forza, il vostro popolo vi acclama!
Sarebbe un gesto quanto meno più decoroso non solo della ipocrita pagliacciata finale, ma anche della meravigliose e indomite prestazioni che ci avete regalato domenica e mercoledì.

MAURO SAGLIETTI

 
posted by Senza Padroni at 1:18 PM |


3 Comments:


At 1/22/2008 3:22 PM, Anonymous Anonimo

Copione! :P

 

At 1/22/2008 3:33 PM, Anonymous Anonimo

è uno che ragiona con la sua testa ...e non si abbassa le mutande come i suoi colleghi(penso sia giornalista...se non è così correggetemi)...................
B.S.C.

 

At 1/22/2008 7:14 PM, Anonymous Anonimo

Onore a lui...una rarità di questi tempi!

A different life