lunedì, giugno 30

CASO SANDRI: CASSAZIONE, NON SONO TERRORISTI ULTRAS CHE FECERO GUERRIGLIA CONTRO CASERME

Gli ultras che la sera dell'11 novembre scorso, in seguito alla morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, organizzarono una 'guerriglia urbana' contro alcune caserme di Polizia, nella capitale, non devono essere considerati alla stregua di terroristi. Parola di Cassazione che, bocciando il ricorso della Procura di Roma che chiedeva l'applicazione dell'aggravante della finalita' di terrorismo per gli atti di guerriglia nei confronti di CG e di SC, gli ultras che vennero arrestati insieme ad un folto gruppo di facinorosi, ha definito "logicamente coerente" e "immune da censure" la decisione del Tribunale della Liberta' di Roma, che aveva rilevato "l'insussistenza di coartazione verso le autorita' costituite, la carenza di un pericolo per l'incolumita' dei residenti", da momento che "le violenze alle persone furono tutte concentrate verso le Forze dell'ordine". In seguito alla morte di Gabriele Sandri, i due tifosi laziali, ricostruisce la sentenza 25949 della Prima sezione penale, avevano preso parte all'assalto al reparto volanti di alcune caserme di polizia della capitale. Da qui l'arresto dei due ultras chiamati a rispondere per devastazione, saccheggio, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Prima della decisione della Cassazione, i due sono stati condannati dal gip del Tribunale di Roma (4 anni a CG e 5 a SC) che aveva gia' escluso l'aggravante del terrorismo. Aggravante di cui e' stata chiesta l'applicazione in Cassazione dalla Procura di Roma. Senza successo perche' i supremi giudici hanno respinto il ricorso e hanno sottolineato che "la 'guerriglia urbana' potrebbe non essere di per se' sintomatica di una finalita' di terrorismo in quanto, anche se di notevole intensita', non produce certo l'intimidazione generalizzata di tutta la popolazione (ma solo di quella di un quartiere), ne' mira a destabilizzare o distruggere le strutture fondamentali politiche, costituzionali. Anche l'ipotizzata coartazione alle Autorita' - ha proseguito piazza Cavour - ravvisata dal pm nel rinvio della partita di calcio, non supera il vaglio critico posto che essa fu disposta prima dei tafferugli e non a causa di essi". Cio' detto, restano in piedi le altre accuse per gli indagati che sono stati condannati, con rito abbreviato, dal gip lo scorso 27 maggio.

Fonte: iltempo.ilsole24ore.com
 
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sabato, giugno 28
Pic of the week

Per chi non ha memoria...






 
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giovedì, giugno 26
Notizie a confronto.
Chi viene e chi va...
Milano

Arrestati due tifosi italiani per resistenza.

Due tifosi italiani di 39 anni sono stati arrestati ieri notte in piazza Duomo a Milano con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale. L'episodio e' avvenuto intorno alle 23 e 50, poco dopo la fine del match contro la Spagna che e' stato trasmesso su maxischermo. I due erano seduti sul sagrato e probabilmente ubriachi continuavano a spaccare le bottiglie di vetro lasciate dalla folla. Gli operatori dell'Amsa, al lavoro per ripulire la piazza, non se la sono sentita di affrontare i due uomini da soli e hanno chiamato la polizia. Quando gli agenti si sono avvicinati i tifosi, gia' noti alle forze dell'ordine, non hanno voluto mostrare i documenti e hanno fatto resistenza prima di essere portati via in manette.


Manfredonia

Presunti boss scarcerati per decorrenza dei termini

Per scadenza dei termini di carcerazione preventiva alcuni presunti boss del clan Libergolis, protagonista di lotte sanguinose nel Gargano con altri gruppi rivali, verranno nei prossimi giorni scarcerati. "Speriamo che non si scateni un'altra guerra di mafia" ha commentato un inquirente che preferisce però mantenere l`anonimato.

I presunti boss verranno sottoposti ad alcuni obblighi e misure di sorveglianza. Usciranno dal carcere Armando Libergolis, 33 anni, allevatore di Manfredonia e, tra un mese, il fratello Franco.

Entrambi sono accusati di diversi omicidi, oltre che di associazione mafiosa. Sempre tra un mese scarcerazione per Gennaro Giovanditto, accusato di ben 13 omicidi.



 
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martedì, giugno 24
Grumvalski è morto di freddo

 
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sabato, giugno 21
Pic of the week

I veri vincitori dell'europeo.

Tifosi croati in Croazia-Turchia
 
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lunedì, giugno 16
Al via la norma salva-premier
Preoccupazione al Quirinale Mancino boccia i provvedimenti: "È necessaria una legge costituzionale"
www.repubblica.it

ROMA - Il Quirinale è preoccupato. Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino altrettanto. Berlusconi lo sa, ma va avanti lo stesso.L'obiettivo è bloccare la sentenza del processo Mills dov'è imputato di corruzione in atti giudiziari. La strategia prevede due tempi: subito (oggi) un emendamento al decreto sicurezza, l'unico contenitore disponibile che gli può garantire la rapidità necessaria, per bloccare tutti i processi che "non destino grave allarme sociale" per i reati commessi fino al 2001 (come il suo). A seguire un disegno di legge per riproporre, con legge ordinaria, il lodo Schifani, inchieste congelate per le più alte cariche dello Stato. Mancino boccia entrambi i progetti. Del secondo dice: "Ci vuole una legge costituzionale". E delle priorità ai giudici per mandare avanti i dibattimenti per reati gravi e gravissimi: "Non sono mai stato di questo avviso perché scalfisce e attenua l'obbligatorietà dell'azione penale".

Saggi consigli, rischi di conflitto istituzionale, sconvolgimento dei processi in un'intera nazione, rottura con l'opposizione. Ma il Cavaliere mette in gioco tutto pur di evitare un'ipotetica condanna che, a parole, il suo avvocato Niccolò Ghedini continua ad escludere dal novero delle possibilità. E tuttavia, da una settimana, si lavora in modo febbrile per infilare nel decreto sicurezza la norma che proprio Ghedini aveva proposto sin da quando il governo ha cominciato a lavorare sul pacchetto. Un articolo che suona così: "Nella trattazione dei procedimenti penali e nella fissazione delle udienze è data precedenza ai processi con imputati detenuti e a quelli che abbiano messo in pericolo la sicurezza pubblica o che abbiano comportato grave allarme sociale".
Un diktat alle toghe. Simile a quello che il Csm fece negli anni Settanta per i processi di terrorismo. O come la circolare del procuratore Maddalena per i reati indultati. Mandare avanti i reati gravissimi, mafia e terrorismo, e quelli gravi, furti, rapine, violenze di ogni tipo. Tutto per rispondere all'allarme sicurezza, "come vuole la gente" insiste il Cavaliere. Reati commessi fino al 2001 (giusto come il suo), e quindi a rischio prescrizione, ma con la garanzia che la stessa prescrizione sia sospesa per legge. Restano fuori tutti i delitti dei colletti bianchi, e tra questi ovviamente anche la corruzione giudiziaria del presidente Berlusconi.
elle riunioni per definire il ddl sulle intercettazioni si parla anche di questo. Ne discutono tecnicamente Ghedini, il Guardasigilli Angelino Alfano, il ministro dell'Interno Bobo Maroni, l'aennina Giulia Bongiorno. Berlusconi insiste, vuole subito la sospensione e poi il lodo. Giovedì ne parla a pranzo con Bossi e Maroni. Propone che l'emendamento, assieme a quello sull'esercito, venga licenziato nel consiglio del giorno dopo. Una proposta del ministro della Giustizia, di per sé molto impegnativa. Ma ci si ferma su due perplessità non di poco conto. Una politica, se sia opportuno che proprio il governo faccia un simile passo, destinato a sollevare un vespaio. Una di contenuto: basta solo un'indirizzo di priorità alle toghe che lascia loro la discrezionalità di scegliere quali processi anticipare o è necessario bloccare comunque quelli non urgenti (corruzione e altri, leggi Berlusconi) per un anno? Lega e An sono molto perplessi sulla seconda via. Tutto si ferma. Alfano annuncia solo, a consiglio finito, che presenterà un emendamento per dare "la corsia preferenziale ai processi per gli infortuni sul lavoro". Stop. Poi un contentino ai giudici, anche i giovani uditori potranno fare i pm e i giudici nelle terre di frontiera.
Ieri hanno deciso. Non sarà il governo a presentare l'emendamento, ma un esponente del Pdl. Il nome più accreditato è quello di Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del dl sicurezza. Ma potrebbe prevalere l'idea di affidarsi a un peones che, come avvenne per Melchiorre Cirami quando nel 2002 presentò la legge sul legittimo sospetto, alla fine darebbe il nome all'ennesima norma salva Berlusconi. Che, se gli indirizzi dell'ultim'ora di ieri saranno confermati, dovrebbe contenere sia l'indicazione delle priorità per i processi che la sospensione per un anno. Che potrebbe anche essere reiterata per altri 12 mesi. Berlusconi, del resto, ha poco tempo. Il processo Mills è agli sgoccioli. E l'accelerazione imposta dai giudici della decima sezione del tribunale di Milano lo preoccupa.
Venerdì è saltata una trasferta a Lugano perché un testimone della difesa, il banchiere Paolo Del Bue, ha presentato un certificato medico. Ma le udienze che mancano sono poche e, salvo ostacoli, la sentenza potrebbe arrivare prima delle vacanze. La sospensione dei processi serve come il pane. Poi ci sarà tutto il tempo per approvare un nuovo lodo Schifani.
 
posted by Senza Padroni at 4:01 PM | 6 comments
sabato, giugno 14

Pic & Story of the week

La vera "Manfredonia Casual Firm"


 
posted by Senza Padroni at 10:54 AM | 5 comments
mercoledì, giugno 11
SÍ AGLI STRUMENTI DI TIFO.
APPELLO IN DIFESA DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE NEGLI IMPIANTI SPORTIVI ITALIANI


Viste le modifiche apportate dal Parlamento al testo del decreto legge sulla violenza negli stadi, trasformato in legge 4 aprile 2007 n. 41, in particolare in riferimento al divieto di introdurre ed esporre striscioni e/o bandiere all’interno degli impianti sportivi, solo qualora incitino alla violenza o contengano ingiurie o minacce;

Considerato che gli strumenti di legge attualmente in vigore (pene severe per chi espone striscioni vietati e telecamere a circuito chiuso che consentono l’immediata identificazione del trasgressore), uniti ad uno scrupoloso controllo del materiale all’ingresso dello stadio, sono comunque condizione più che sufficiente per evitare che, all’interno degli impianti sportivi, appaiano striscioni violenti, razzisti e/o offensivi;

Noi firmatari chiediamo all’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive di rivedere e adeguare la delibera n. 14 dell’8 marzo 2007 sulle procedure di ammissibilità di striscioni e bandiere, attenendosi esclusivamente alle disposizioni legiferate.

In particolare, chiediamo che vengano aboliti tutti i divieti relativi a quegli strumenti di tifo non violenti - striscioni, bandiere, tamburi e megafoni - indispensabili per incitare e supportare, in maniera appassionata e creativa, la propria squadra.

Chiediamo, infine, che vengano abolite anche le tortuose procedure burocratiche richieste al fine di ottenere l’autorizzazione ad esibire uno striscione e/o una bandiera.


...dal sapore utopistico, ma vale la pena provarci...

  • a questo link è possibile firmare on-line la petizione

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    posted by Senza Padroni at 3:10 PM | 3 comments
    sabato, giugno 7
    SmemorAmato

    Col passare degli anni, l'interesse degli Ultras verso i vari governi, haimè, è andato sempre ad aumentare. Chi ha rivestito il compito di Ministro degli Interni, non è mai stato visto di buon occhio da chi frequenta le curve, soprattutto quando ha costruito in una manciata di secondi o su di un'onda emotiva, una legge che più che risolvere problemi, ne ha portati altri. Dal 2001 al 2006 il bersaglio principale è stato Pisanu con la sua 377 del 2001, e nel periodo 2006-2008, c'ha pensato il "signor" Amato con il suo decreto omonimo a conquistarsi le "simpatie" del mondo Ultras. Questo articolo è stato preso da una delle rubriche di Marco Travaglio presenti in rete, Carta Canta, e parla del nostro caro Amatino, o come lo chiama Travaglio, SmemorAmato. Visto che è stato tanto bravo a sputtanarci in TV come in Parlamento, ora ci divertiamo un pò noi a far capire alla gente di che pasta è fatto questo sorcino e quanti intere$$i aveva quando era presidente del Consiglio.


    Scalfaro non firmò (il decreto Amato-Conso che depenalizzava il finanziamento illecito dei partiti, ndr) dopo il pronunciamento della Procura di Milano. Fu un episodio riprovevole il veto di un gruppo di magistrati a una disposizione legislativa".
    (Giuliano Amato, Corriere della sera, 2 giugno 2008).

    "Non è un colpo di spugna, anzi, abbiamo raccolto gli appelli dei magistrati per semplificare i processi e accelerare le sentenze".
    (Giovanni Conso, ministro della Giustizia, 5 marzo 1993).

    "Non è un colpo di spugna, abbiamo fatto esattamente quel che ci han chiesto i giudici di Milano, Di Pietro e Colombo".
    (Giuliano Amato, presidente del Consiglio, 5 marzo 1993).

    "Abbiamo appreso che la cosiddetta 'soluzione politica' sarebbe stata giustificata sulla base delle nostre dichiarazioni. Come magistrati abbiamo il dovere inderogabile di applicare le leggi dello Stato quali che esse siano... Non consentiamo però a nessuno di presentare come da noi richieste, volute o approvate, le iniziative in questione. Governo e Parlamento sono sovrani nelle determinazioni di loro competenza, ma ci auguriamo che ciascuno si assuma davanti al popolo italiano le responsabilità politiche delle proprie scelte, senza farsi scudo del nostro operato o delle nostre opinioni. Che sono esattamente opposte al senso dei provvedimenti adottati. Riteniamo infatti che il prevedibile risultato delle modifiche legislative approvate sarà la totale paralisi delle indagini e la impossibilità di accertare fatti e responsabilità di coloro che li hanno commessi... Cosí si disincentiva qualunque forma di collaborazione".
    (comunicato stampa del pool di Milano, letto dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli, 7 marzo 1993).

    "(Quello di Giuliano Amato) è un caso di appannamento della memoria. Vorrei ricordare i fatti. Il 5 marzo 1993 il governo Amato aveva approvato un decreto legge che conteneva la depenalizzazione del reato di finanziamento illecito dei partiti... Così si disarmavano il giudice penale e i pm, togliendo loro la possibilità di aprire un'indagine per scoprire cosa ci fosse dietro il finanziamento illecito dei partiti. Due giorni dopo, era domenica 7 marzo, ci riunimmo nella mia anticamera di procuratore della Repubblica ed elaborammo una breve dichiarazione in cui si diceva che avevamo appreso che tali iniziative sarebbero state giustificate in base a nostre dichiarazioni... Di qui a dire che si trattò di un veto riprovevole - quando di vicende riprovevoli ce n'erano ben altre che oggi, 15 anni dopo, l'on. Amato potrebbe ben ricordare - ... beh... mi sembra molto strano che l'on. Amato usi questo aggettivo. Poi nel dicembre 2007 è stato portato alla luce l'archivio di Craxi dove si sono trovate delle lettere di Amato a Craxi in cui Amato assicurava al leader del Psi di dedicare un'attenzione particolare a quel che succedeva intorno a Mani Pulite e aggiungeva: 'Sto conquistando preziosi consensi, io sono qua e continuo a esserti grato...'. Ora è ben difficile sostenere che quella proposta di decreto legge era fatta per venire incontro alle richieste di noi magistrati: in quelle circostanze non avremmo mai chiesto la depenalizzazione del reato di finanziamento illecito, che era stato la chiave per portare allo scoperto del fenomeno di Tangentopoli".
    (Francesco Saverio Borrelli, ex procuratore capo di Milano, www.micromega.net, 3 giugno 2008).

    "Caro direttore, leggo nella intervista rilasciata da Giuliano Amato al Corriere della Sera di lunedì 2 giugno che, essendo io capo dello Stato, negai la firma al decreto legge del suo governo essendo Guardasigilli il professor Conso 'dopo il pronunciamento della Procura di Milano'. Ecco i fatti. Avuta notizia, non ancora ufficiale, che alla presidenza del Consiglio era pronto un provvedimento che aveva valore di un colpo di spugna su abusi e reati commessi da politici, telefonai al presidente Amato che non sarebbe stato possibile firmare un provvedimento - decreto legge - di questa portata. Venne il testo ufficiale che fra l'altro dichiarava che coloro che la magistratura avesse ritenuto responsabili di gravi reati non avrebbero potuto essere nominati ministri o sottosegretari per cinque o tre anni. Ritenni questa ipotesi risibile e intollerabile anche al più modesto senso di giustizia. Era domenica, convocai i presidenti di Assemblea, Spadolini e Napolitano, per comunicare la mia decisione. Venne anche il presidente del Consiglio Amato. Spiegai le ragioni della mia irrevocabile decisione. Il presidente Amato dichiarò che le forze politiche che costituivano il governo non gli consentivano di ritirare il provvedimento. Non poteva che accettare la decisione del presidente della Repubblica che negava la firma al decreto legge. Non ebbi notizia di 'pronunciamento della Procura di Milano' e per altro l'amico Giuliano Amato sa bene che mai ho condizionato mie decisioni a volontà estranee a miei compiti istituzionali".
    (Oscar Luigi Scalfaro, ex presidente della Repubblica, Corriere della sera, 3 giugno 2008).

     
    posted by Senza Padroni at 3:35 PM | 2 comments
    venerdì, giugno 6
    Solidarietà per la gente di mare che lotta!


     
    posted by Senza Padroni at 3:23 PM | 3 comments
    giovedì, giugno 5
    MANFREDONIA: il ritorno del "Mostro".

    da uno degli ultimi post di www.beppegrillo.it


    Pecunia non olet. Per la Confindustria questo è molto più di un comandamento. E' un modo di essere. La spazzatura olet, ma non per la Marcegaglia. Per lei la monnezza è come lo Chanel numero 5.
    L'oncologo Michelangiolo Bolognini fa luce sui veri motivi di Monnezzopoli. Confindustria cambierà presto nome: si chiamerà Puzzindustria in onore della nuova Kali: MarceKali degli inceneritori.


    Il sistema industriale italiano è in grave crisi sul versante produttivo. I gruppi industriali che più contano sono ricorsi da un pezzo all’assistenza pubblica, che viene elargita sotto varie forme più o meno mascherate dall’interesse collettivo.
    Uno dei casi più rilevanti è stato, ed è, quello delle incentivazioni CIP6 finanziate da una tassa “occulta”, di circa il 7%, sulle bollette elettriche dei consumatori (che avrebbero dovuto finanziare le fonti di energia rinnovabile), beneficiano, con finanziamenti annuali miliardari, soprattutto i proprietari di impianti che bruciano residui petroliferi, i rifiuti e/o le cosiddette “biomasse”.
    Gli impianti di incenerimento sono inutili, specie nel caso che si attui una corretta gestione dei rifiuti con raccolta differenziata domiciliari, trasformazione in compost della parte biodegradabile, “umida”, del rifiuto, riciclo e recupero di materiali; questi dati sono noti ed incontrovertibili tra gli esperti.
    Nella categoria degli esperti non si ritrovano quindi, con tutta evidenza, i politici professionisti, la “grande stampa”, ed anche l’imprenditoria vincente ed assistita, proprietaria, questa, della “grande stampa”.
    Un esempio evidente è stato il discorso di insediamento all’assise di Confindustria dove la neo-presidente Emma Marcegaglia ha così affermato: "I sistemi di gestione dei rifiuti sono molto vicini al collasso in molte regioni, anche perché si dice no ai termovalorizzatori, attivi in tutti gli altri Paesi. Paghiamo i costi più alti d'Europa per l'energia.” Strano, perché la signora Marcegaglia di rifiuti ne dovrebbe sapere qualcosa, visto che ha tre impianti di incenerimento per “combustibile da rifiuti”(CDR) in fase di realizzazione (Massafra, Manfredonia, Modugno), si è poi aggiudicata “l’affidamento del pubblico servizio di gestione del sistema impiantistico di recupero energetico a servizio dei bacini di utenza Lecce1, 2 e 3 ” e gestisce anche la “Filiera Rifiuti Speciali Oikothen” di Augusta, con autorizzazione peraltro sospesa da Regione Sicilia e Comune di Augusta, ed in altra “colonia” meridionale, a Cutro, in Calabria, ha già in attività una Centrale elettrica “a biomasse”.
    Strano, anche, che la signora Marcegaglia si lamenti degli alti costi dell’energia visto che quota parte dei sovrapprezzi elettrici, che il consumatore italiano paga con il meccanismo dei CIP6, già arriva alla sua citata Centrale elettrica di Cutro; a tale proposito potrebbe risultare interessante l’ulteriore possibilità di guadagno ottenibile con l’ultima legge Finanziaria
    La mossa del governo è chiara, politicamente efficace ed “apprezzabile”, non solo dalle forze politiche della maggioranza, ma anche quelle dell’opposizione, dai cattolici sedicenti difensori della vita, ai democratici “ombra”, fino ai grandi moralisti e moralizzatori per “via giudiziaria”: si trattava e si tratta, per il governo, come pure per l’opposizione, di dare un segnale, “colpire uno per educarne cento” , partendo proprio dal sito più tecnicamente indifendibile, anche perché la vera partita è un’altra: la realizzazione, in Campania, ma anche nel resto d’Italia dei “termovalorizzatori”.
    Occorre ricordare come, dopo che per mesi mass media e frotte di politici ignoranti avevano proposto, in modo martellante, la «termovalorizzazione» mediante incenerimento, non solo come soluzione al “problema rifiuti”, ma anche come alternativa alle discariche (dato, quest’ ultimo fantasioso, in quanto se anche la «termovalorizzazione» fosse integrale per tutti i rifiuti, non li eliminerebbe fisicamente, ma si limiterebbe a ridurli a circa il 30% della massa iniziale, oltre a produrrne, a sua volta e in quota non irrilevante, un ulteriore 3-5% e di una tipologia estremamente pericolosa, e tutti questi rifiuti hanno a loro volta bisogno di discariche), si è dovuto finalmente ammettere che è solo con l’utilizzo delle discariche che si può risolvere l’emergenza.
    A dispetto infatti di tutte le retoriche inceneritoriste, che sostengono la “termovalorizzazione” come la soluzione di tutto, è stata la chiusura delle discariche allora esistenti in Campania e la mancata previsione di nuove discariche nel cosiddetto “ciclo integrato dei rifiuti”, insieme alla infima qualità degli impianti delle imprese del gruppo Impregilo di Cesare Romiti, da quelli che dovevano produrre Combustibile da rifiuti (Cdr) diventato semplicemente «ecoballe» e l’assoluta insufficienza del progetto del primo impianto di «termovalorizzazione», quello di Acerra, (per il quale non veniva previsto, originariamente, nemmeno un soddisfacente sistema di abbattimento degli inquinanti, tanto che il gruppo di lavoro del ministero dell’Ambiente, che successivamente revisionerà il progetto, imporrà "adeguamenti" tecnici per un costo di 25 milioni di euro) che hanno causato l’emergenza rifiuti (vedi “Camorra di Stato e stato di emergenza”, pubblicato su il “Il Ponte” ).
    Dal punto di vista tecnico, mentre è necessario realizzare nuove discariche (su scala regionale, e non su base provinciale o comunale, se siamo in zone intensamente urbanizzate ), ovviamente in aree idonee dal punto di vista idrogeologico, e distanti dai centri abitati, è improponibile la realizzazione di questi impianti in aree urbane, a tale proposito si può ricordare come la prima normativa italiana sulla gestione dei rifiuti, la legge 20 marzo 1941, n. 366, stabilisse una distanza minima di 1000 metri dall'abitato per gli impianti di trattamento dei rifiuti, una norma di puro buonsenso, purtroppo non più ripresa, nelle normative successive.
    Quello che sta accadendo a Napoli dovrebbe, infatti, far interrogare tanti “conformisti” sul completo fallimento di una cultura “ambientalista” che non ha saputo, né voluto, emanciparsi dai dettati dell’ecocapitalismo egemone, quello “malthusiano” che enfatizza catastrofismi profittevoli, come la crescita della CO2, che è così diventato l’unico “gas nocivo” riconosciuto e certificato, (oltre che merce da trattare nei nuovi mercati dei “diritti all’inquinamento”).
    Non a caso, il bombardamento “terroristico” sui “Cambiamenti climatici” serve alla presidente di Confindustria per chiedere una nuova politica energetica che riparta dal nucleare, “unico modo per coniugare politica energetica con riduzione dei costi e cambiamenti climatici”.
    Ma il fatto peggiore è che questo catastrofismo “confindustriale”, che viene imposto in tutte le salse, copre e fa trascurare la drammatica crescita degli inquinanti direttamente nocivi per gli esseri viventi, compreso gli esseri umani: dagli inquinanti organici persistenti, diossine e policlorofenili-PCB; ai metalli pesanti, anch’essi persistenti, cancerogeni riconosciuti, teratogeni o estremamente tossici; alle polveri ultrafini (PM0,1 ed inferiori) che non vengono nemmeno misurate; e, collegati a questo, la crescita altrettanto allarmante, dei tumori, anche nei bambini e negli adolescenti; delle malattie degenerative negli anziani, delle malformazioni nei neonati, della sterilità negli adulti.
    Esistono numerosi dati scientifici che stanno dimostrando una correlazione diretta e di ampio raggio, prima impensata, tra queste malattie e gli inquinanti ambientali prima citati che andrebbero da subito eliminati o ridotti il più possibile.
    Tutto questo viene ignorato dagli apparati culturali dominanti, anche quelli “ambientalisti” come pure, a maggior ragione, dai politici governativi che si dotano di tecnici compiacenti, “ancien régime”, meglio se con comuni interessi economici e di “affari”.
    Non si evidenziano, o si nascondono, dati scientifici sempre più solidi ed evidenti che correlano la salute con l’inquinamento da alcuni inquinanti specifici, in ben studiate campagne di disinformazione e manipolazione mediatica.
    Una mano a questa manipolazione viene anche data da ben costruiti “eroi anticamorristi”, che focalizzano l’attenzione sulla sola malavita locale, guardandosi bene di evidenziare le responsabilità dei “salotti buoni” della finanza e dell’imprenditoria vincente.
    Lo stesso lavoro che viene fatto anche da certi “moralisti confindustriali”, giornalisti della “grande stampa” che denunciano molto sprechi e ruberie pubbliche e, molto meno, o per nulla, le maggiori ruberie private.
    La neopresidente di Confindustria può impunemente affermare:”Bisogna tornare al rispetto delle regole. Mi dispiace per la popolazione che sta annegando tra i rifiuti per colpa di piccoli gruppi che stanno provocando incidenti, ma è venuto il momento che lo Stato a Napoli riprenda il suo ruolo. C’è la necessità di sbloccare tutti gli investimenti, dai termovalorizzatori alle ferrovie, alle autostrade che sono stati bloccati per motivi ambientali. Non accetteremo più che piccoli gruppi in malafede blocchino il Paese e ci condannino al declino. Certo bisognerà dialogare con la gente parlando di compensazioni, ma poi bisognerà chiudere con i veti” (" il Sole 24 ore”, 5 maggio 2008) ; linea dura e legalità, dunque, mentre solo alcuni mesi fa la Marcegaglia SpA ha petteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di un milione 158 mila euro pagata a Lorenzo Marzocchi di EniPower. Oltre al patteggiamento dell'azienda, Antonio Marcegaglia, fratello di Emma, ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena.
    Un “Sistema Paese” che per far funzionare, a ogni costo, imprese decotte, ha bisogno dei militari è forse davvero più che “al declino”, declinato da un pezzo.
    Resta però un'unica consolazione, la risoluzione dell’emergenza campana, con le discariche, potrà rendere evidente la colossale truffa del sistema inceneritorista, senza il messaggio fuorviante dei rifiuti per strada: sta ai cittadini responsabili; ai tecnici ed ai professionisti che seguono la loro deontologia; agli imprenditori coraggiosi che, ostacolati da tutti, hanno realizzato filiere di recupero di materia esemplari; prendersi carico di questo compito, con la consapevolezza di essere la potenziale maggioranza del Paese e per la sua possibile salvezza." Michelangiolo Bolognini, medico oncologo


    Notizia di oggi!

    Rifiuti, richiamo Ue a Italia per inceneritore regionale: rischio sanzioni

    Bruxelles, 5 giu. - (Adnkronos/Aki) - Richiamo Ue all'Italia per la mancata esecuzione di una valutazione dell'impatto ambientale del nuovo inceneritore di rifiuti a Massafra, in Puglia, con il rischio di future sanzioni (l'inceneritore di Massafra non è altro che un gemello del futuro inceneritore che vogliono costruire a Manfredonia). La Commissione europea ha deciso di inviare a Roma una lettera di messa in mora, ai sensi dell'articolo 228 del Trattato, per non aver attuato il verdetto dei giudici Ue sul sito pugliese. ''In caso di inadempienza -si legge in una nota- lo Stato membro potrebbe incorrere in un'ammenda''.

    Le norme Ue impongono agli Stati membri di effettuare una valutazione di impatto ambientale di taluni tipi di progetti di sviluppo che potrebbero avere un significativo impatto sull'ambiente, prima di autorizzarne la realizzazione. In piu' i Paesi interessati sono tenuti a consultare l'opinione pubblica prima di una decisione definitiva. Nell'ambito della procedura aperta da Bruxelles sul caso dell'inceneritore di Massafra, nel novembre 2006 la Corte Ue ha condannato l'Italia.

    Successivamente e' stata avviata una valutazione dell'impatto che, tuttavia, ''non garantisce un'efficace consultazione dell'opinione pubblica come richiesto dalla direttiva Ue in materia''. Da qui la decisione della Commissione di inviare il nuovo richiamo che si applica quando uno Stato membro non ha dato piena esecuzione ad una sentenza Ue.

    E MO!?

     
    posted by Senza Padroni at 11:23 PM | 0 comments
    ...3 anni da ricordare!


     
    posted by Senza Padroni at 1:30 PM | 3 comments
    mercoledì, giugno 4
    "O" come Ignoranza.

    Osservatorio: la situazione per l'anno prossimo

    Il lavoro che stanno facendo Felice Ferlizzi, capo dell'Osservatorio del Viminale, e il suo staff, a cominciare dal segretario Roberto Massucci, è importante e ha ottenuto buoni risultati. Gli steward, ora la tessera del tifoso, il piano per i trasporti, gli impianti a norma, eccetera. E' un continuo tentativo di riportare la normalità negli stadi (e qui le cose vanno benino, anche grazie alla nuova legge Amato) e fuori dagli stadi (e qui le cose non vanno ancora bene). Il vero nodo, a nostro avviso, sono le trasferte dei tifosi. E' vero che le limitazioni non sono tantissime, dal 6 al 10 % delle gare, ma ci sono ancora troppe partite a rischio. In A come fra i dilettanti. Circa 1000 tifosi violenti quest'anno hanno avuto il Daspo, e quindi non possono più mettere piede in uno stadio. Ma sono ancora troppe le tifoserie alle quali anche il prossimo anno verranno vietate le trasferte. Pensiamo ai napoletani quelli che piu' hanno creato disordini in italia e europa quest'anno,e che hanno creato problemi soprattutto lungo le autostrade: come faranno andare a Roma, a Bergamo, a Torino? Semplice: non ci andranno. Poi c'è ancora forte ruggine fra i tifosi di Genoa e Samp e quelli di Milano (Milan e Inter). C'è odio fra una frangia di catanesi e una di romanisti. Come fare con il derby Catania-Palermo e con Reggina-Catania? C'è antipatia fra juventini e interisti, e adesso, ancora più, fra romanisti e interisti. E fra atalantini e milanisti.
    La situazione non è per niente allegra: c'è da pensare che anche il prossimo anno molte curve ospiti rimarranno chiuse. Molte migliaia di tifosi saranno costretti a non poter seguire la loro squadra in trasferta: è vero che così si crea un grosso danno alla tifoseria sana (che è, ovviamente, la stragrande maggioranza). Ma come fare? Basta guardare certi siti ultrà per rendersi conto dell'odio, del razzismo che ancora divide i tifosi. L'obiettivo è riempire gli stadi di allegria: ma siamo ancora molto lontani. Purtroppo.
     
    posted by Senza Padroni at 4:24 PM | 5 comments