martedì, marzo 4
Molfetta, le vittime salgono a cinque.

Morto anche l'operaio ventenne E il pm apre l'inchiesta: l'ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo.

Non ce l'ha fatta, la quinta persona di Molfetta rimasta intossicata sul lavoro, ieri, dalle esalazioni di zolfo fuoriuscite durante le operazioni di lavaggio di un'autocisterna. All'alba Michele Tasca, operaio, vent'anni, è morto. Il giovane era ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Monopoli (Bari) per le lesioni ai polmoni provocate dall'inalazione di gas da zolfo. E intanto, la Procura ha aperto un fascicolo: l'ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo. Le altre vittime sono i suoi colleghi Guglielmo Mangano, 43 anni, e Luigi Farinola, 36 anni; il camionista Biagio Sciancalepore, 22 anni; e il titolare dell'azienda, Vincenzo Altomare, di 63 anni. L'incidenre è avvenuto ieri pomeriggio, intorno alle 15,30, presso la Truck Center, azienda specializzata nella manutenzione e nel lavaggio di grossi automezzi. Nel corso di quella che avrebbe dovuto essere un'operazione di routine, la pulitura di una cisterna vuota utilizzata per trasportare zolfo. E invece, la tragedia: Mangano viene risucchiato all'interno, gli altri, nell'inutile tentativo di salvarlo, perdono la vita. Vittime delle esalazioni velenosa. Un solo sopravvissuto, Tasca, ricoverato in ospedale in gravissime condizioni. Ma questa mattina, anche lui non ce l'ha fatta. Sulla strage, naturalmente, la Procura della Repubblica presso il tribunale di Trani - col pm Giuseppe Maralfa - ha aperto l'inchiesta (contro ignoti) per omicidio colposo plurimo. In attesa degli esiti, c'è da registrare il fatto che nessuna delle vittime indossava uno scafandro, o un altro strumento di protezione. E anche che classificato come "prodotto altamente tossico" il contenuto della cisterna: la definizione è contenuta nella bolla di accompagnamento del quale era corredato il mezzo, e che è stata acquisita dagli inquirenti. Proprio in queste ore i carabinieri stanno studiando a fondo normative e decreti sui lavaggi di cisterne, per capire se ci siano state violazioni delle procedure obbligatorie di sicurezza.
 
posted by Senza Padroni at 8:48 AM |


4 Comments:


At 3/04/2008 9:04 AM, Anonymous Anonimo

giustizia per chi è morto e per chi rischia tutti i giorni la propria vita per far arricchire i soliti padroni di merda....e non conta se non sai se ogni sera tornerai a casa o se tra 10 anni ti prenderai una malattia per le condizioni di merda in cui ti fanno lavorare, tu li devi ''ringraziare'' perchè ti offrono lavoro......

Giustizia...ma non affidatevi a quella dei tribunali....

 

At 3/04/2008 4:54 PM, Anonymous Anonimo

che schifo .....non si può morire ancora sul lavoro
condoglianze alle famiglie delle vittime ....ma profondo disprezzo anzi odio per chi li faceva lavorare in quelle condizioni
che si deve fare per campare
stare zitti e lavorare per poi morire sul colpo o dopo un pò di anni per qualche malattia
B.S.C.

 

At 3/04/2008 5:43 PM, Anonymous Anonimo

Nel 2008 succedono ancora queste cose...che schifo...massima solidarietà alle famiglie colpite dal dolore!


A different life

 

At 3/05/2008 4:30 PM, Blogger Senza Padroni

Quando un operaio muore i politici di destra, di sinistra e di centro si indignano.
Quando un operaio muore domani Prodi fa il decreto legge.
Quando un operaio muore Topo Gigio Veltroni candida gli industriali, “ma anche” un sopravvissuto della Thyssen Krupp.
Quando un operaio muore Ichino dice che “Da noi manca la cultura delle regole”.
Quando un operaio muore il Presidente della Repubblica soffre e auspica in televisione.
Quando un operaio muore Maroni dice “Non è colpa dei governi, perché le leggi ci sono”.
Quando un operaio muore nessuno parla della legge 30, dei precari, dei ricatti che subiscono, della legge del padrone e degli estintori vuoti “altrimenti vai a casa”.
Quando un operaio muore, oggi Fassino e D’Alema, ieri Berlinguer e Pertini.
Quando un operaio muore il padrone ha già messo i soldi da parte.
Quando un operaio muore la vedova e i figli finiscono in mezzo a una strada.
Quando un operaio muore i sindacati dichiarano uno sciopero di solidarietà di due ore.
Quando un operaio muore la colpa è del casco, se l’è cercata.
Quando un operaio muore la colpa è che se si lamentava per l’insicurezza veniva licenziato subito perché precario.
Quando un operaio muore è un assassinio, quasi sempre.
Quando un operaio muore faceva un lavoro a rischio, doveva succedere.
Quando un operaio muore si danno incentivi alle aziende che diminuiscono gli incidenti e non si chiudono quelle che producono i morti.
Quando un operaio muore è perché la sicurezza è troppo onerosa per la Confindustria.
Quando un operaio muore è un fatto di business, qualcuno ci ha guadagnato sopra.
Quando un operaio muore se faceva il politico campava cent’anni.