lunedì, giugno 26
Uomini senza padroni.Sono gli operai che in Argentina autogestiscono le fabbriche dopo che la crisi economica ha creato milioni di disoccupati. La fabbrica di ceramiche Zanon è la più grande di queste. Da tredici mesi è occupata.
...
da Il Nuovo Friuli
di Max Mauro
...
Dall'inizio di quest'anno in Argentina hanno chiuso circa 1700 fabbriche, lasciando senza lavoro 700mila persone. In questa triste classifica, che è solo un piccolo indicatore della crisi economica che angustia il grande paese sudamericano dove vivono moltissimi discendenti di emigranti friulani e italiani, non trova posto una fabbrica che dà lavoro a 300 operai e un centinaio di tecnici e impiegati e che secondo le intenzioni dei titolari (la famiglia italiana Zanon) doveva chiudere nel novembre del 2001. Si tratta della Fabbrica di ceramiche Zanon, di Nequen, in Patagonia, la più importante azienda del sud dell'Argentina in questo settore, fondata con ampie sovvenzioni pubbliche durante il regime dei generali negli anni settanta (si narra che ad inaugurarla fu il famigerato generale Jorge Videla in persona). La storia di questa fabbrica nell'ultimo anno ha fatto il giro del mondo, ma in Argentina ha ispirato iniziative di lotta civile di lavoratori e disoccupati uniti nel difendere il lavoro, nel reclamare il diritto ad averne uno, nel contestare le politiche neo-liberiste degli ultimi governi, a cui viene imputato il disastro in corso.
...
In difesa del lavoro
...
Cosa hanno fatto i lavoratori della Zanon di così importante? Hanno messo in pratica uno slogan che da sempre è al centro delle lotte sindacali in tutto il mondo (almeno in quella parte del pianeta dove queste lotte sono ammesse o tollerate): difendere il posto di lavoro a tutti i costi. Da tredici mesi questa fabbrica continua a produrre grazie alla strenua resistenza dei lavoratori, che l'hanno occupata dopo una lunga mobilitazione iniziata due anni prima. Il 27 novembre dello scorso anno la proprietà, dopo essere stata condannata da un giudice per la serrata dell'allacciamento del gas che di fatto impediva la produzione, ha inviato a tutti e 380 i dipendenti (300 operai, il resto personale amministrativo) la lettera di licenziamento, inoltrando contestualmente alle autorità la richiesta di messa in liquidazione. Questa azione non ha fatto altro che rafforzare negli operai e nelle loro famiglie la convinzione che l'unico modo per garantirsi uno stipendio era prendere direttamente in mano la gestione della fabbrica. Grazie ad una catena di solidarietà che ha coinvolto la città e progressivamente si è allargata in tutto il paese, l'autogestione è stata avviata. Oggi la fabbrica, che occupa uno spazio di 74mila metri quadri, funziona al 20 per cento della produzione rispetto a quando era gestita dalla famiglia Zanon, ma ciononostante riesce a garantire uno stipendio di 800 pesos ad ognuno di lavoratori (lo stesso per tutti). In questi giorni due rappresentanti degli operai della Zanon e del sindacato dei lavoratori ceramisti Soecn (Sindicato de Obreros y ceramistas) sono in Italia per presentare la situazione della fabbrica e del movimento di lotta popolare che è sorto attorno alla difesa della sua produzione. L'obiettivo è quello di allargare la catena di solidarietà a livello internazionale e, nel contempo, di fare conoscere la crisi argentina direttamente dalla voce dei lavoratori. Per una volta, le immagini della tv, così sfuggenti e approssimative, e le dichiarazioni di ministri e funzionari di governo, così formali e prudenti, possono essere messe a confronto con chi vive in prima persona le conseguenze di una crisi economica senza precedenti. Nestor Navarrete (operaio) e Mariano Pedrero (avvocato) su invito dell'Associazione Vientos del sur hanno partecipato ad un affollato incontro presso la sede della Cgil di Udine.
...
Lotta lunga e dura
...
"Quando abbiamo cominciato la lotta - dice Nestor Navarrete, un viso che richiama nei tratti le radici indio, con indosso la camicia color cachi che è la divisa dei lavoratori - sapevamo che sarebbe stata dura e lunga, ma non pensavamo così tanto. Ciò che volevamo era solo mantenere il nostro lavoro, senza rivendicazioni politiche. Quello che stiamo facendo conta su tre "pilastri": il fondo di sciopero, che ci ha permesso di pagare gli stipendi per i primi due mesi; la solidarietà della popolazione, che ha ostacolato i tentativi di bloccare l'autogestione fatti dal padrone; e l'organizzazione, che ci consente di fare funzionare bene la fabbrica. La solidarietà è stata un fattore fondamentale, perché se la nostra lotta fosse rimasta chiusa dentro la fabbrica non sarebbe durata a lungo. Quello che abbiamo fatto e stiamo cercando di portare avanti, resistendo alle minacce e agli attacchi anche violenti di gente pagata dalla proprietà non è altro che riconsegnare la fabbrica al popolo, visto che era stata costruita con 23 milioni di dollari donati dallo Stato alla famiglia Zanon e altre sovvenzioni sono state dopo. Abbiamo dimostrato che è una fabbrica che produce e dà redditi e che noi operai possiamo mandarla avanti anche da soli". L'organizzazione interna adottata dagli operai è articolata in 5 settori con altrettanti coordinatori e la gestione del tutto è fondata su criteri assolutamente democratici. Comunismo? Forse per pudore, nessuno, né tra gli operai né tra i sostenitori, usa questo termine per definire la realtà. E' un fatto, tuttavia, che quanto sta avvenendo alla Zanon mette in discussione la fiducia nei criteri di gestione della produzione capitalista che sembravano ormai aver conquistato ogni angolo del globo (facendo anche molti danni, come la situazione argentina dimostra). I problemi, ovviamente, sono numerosi, ed è lo stesso Navarrete a sintetizzarli.
...
I problemi ci sono
...
"Abbiamo avuto presto problemi con i fornitori e con i clienti, che erano stati minacciati dal padrone se avessero avuto rapporti con noi, ma siamo andati avanti lo stesso. Non possiamo portare fuori il prodotto, così i clienti vengono direttamente in fabbrica. Abbiamo stretto un accordo con l'università per garantire l'assistenza tecnica alla fabbrica. Gestendola in prima persona abbiamo capito anche quanto la fabbrica potrebbe essere più utile alla comunità se avesse una gestione pubblica. Per esempio, senza togliere uno stipendio, abbiamo deciso di donare dei pavimenti all'ospedale per completare degli spazi che non li avevano. Quando abbiamo visto che nella produzione le cose funzionavano abbiamo dato 8 posti di lavoro a operai disoccupati, che attraverso il loro movimento in tutti questi mesi ci hanno sostenuto molto. Infine, abbiamo trovato anche la solidarietà degli indios mapuche, che ci hanno permesso di servirci di alcune cave presenti sui loro territori per avere materia prima".
...
Mondo lontano?
...
Il racconto dell'operaio apre una finestra su di un mondo che sembra lontanissimo dalla nostra realtà. A guardare i fatti, tuttavia, l'Argentina si trova nella situazione attuale dopo aver applicato alla lettera i "suggerimenti" in materia di politica economia che le venivano dagli esperti della Banca Mondiale e dal Fondo Monetario internazionale. Il neo-liberismo, una parola che spesso suona come uno slogan, qui ha esplicitato tutto il suo micidiale potenziale, portando alla chiusura di fabbriche e attività e, infine, al blocco dei conti bancari di tutti i cittadini. Lo stesso potrebbe accadere anche altrove, visto che sono numerosi i governi che abbracciano senza condizioni l'idea liberista e cercano di applicarla come un verbo inconfutabile. E' su questa linea la riflessione di Mariano Pedrero, giovane avvocato che - camicia da operaio e piglio deciso - è pienamente dentro la lotta per l'autogestione della Zanon. "La lotta della Zanon - dice - è stata di esempio per altre situazioni in Argentina e ora sta nascendo un coordinamento delle fabbriche occupate a livello nazionale. Un aspetto importante di questa lotta è che ha messo assieme gli operai e i disoccupati, che per i sindacati tradizionali non esistevano. A Nequen è nato un sindacato di lavoratori e dei disoccupati (questi ultimi sono circa due milioni e mezzo in Argentina, attualmente). L'obiettivo della fabbrica non è fare profitto ma creare ricchezza per la comunità, così se la produzione cresce si possono prendere più persone a lavorare".
...
Un futuro
...
Uno degli obiettivi che la fabbrica autogestita deve realizzare nell'immediato futuro è quello di avviare una produzione di imballaggi, cioè delle scatole che servono per vendere le piastrelle. L'idea è quelle di creare ex-novo un'attività mettendo al lavoro i tanti disoccupati e i familiari degli operai. Su di un altro fronte, quello della materia prima, la soluzione è arrivata inattesa grazie alla solidarietà degli indios Mapuche, che in passato erano stati più volte "derubati" delle loro risorse proprio dalla titolari della fabbrica Zanon. Per ricambiare l'apertura dei Mapuche, gli operai hanno deciso di creare una nuova linea di piastrelle che adotta nomi in lingua Mapuche. Fino all'anno scorso tutte le piastrelle che uscivano dalla Zanon avevano nomi italiani, perché così piaceva al padrone.Cosa riserverà il futuro alla fabbrica autogestita e alle molte altre che ne stanno seguendo l'esempio nel resto dell'Argentina? Nel grande paese dei gauchos e del tango nessuno ha forse tempo di chiederselo: ciò che conta è agire adesso per sopravvivere. Ma l'azione degli operai, delle loro famiglie, dei disoccupati e di tutti quelli che sono vicini a questa impresa straordinariamente umana, è destinata a segnare un solco dal quale sarà difficile per chiunque uscire.
 
posted by Senza Padroni at 11:31 PM | 2 comments
lunedì, giugno 19
Franco Carraro, uomo sereno
...
Franco Carraro, padovano di nascita, milanese di adozione, sereno di professione.Da ragazzo ascolta Jannacci in un trani cantare il “Palo della banda dell’Ortica”.Ne rimane incantato e decide che quella del palo sarà la sua professione. L’opportunità arriva quando incontra Craxi che gli propone di fare il palo prima al Governo e poi al Comune di Roma. Carraro diventa sindaco di Roma nel 1989, ma nel 1993 la sua giunta è travolta dagli arresti. Si sfila velocemente da palo comunale, senza fare polemiche, in tutta serenità.
Le sue dimostrate capacità professionali di palo gli aprono grandi possibilità. Avvicinato da Geronzi, non riesce a dire di no e diventa presidente di Mediocredito, avvicinato da Romiti non riesce a dire di no e diventa presidente di Impregilo, avvicinato da Moggi non riesce a dire di no e diventa presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. La cifra professionale di palo di Carraro cresce insieme alla sua reputazione internazionale. Oppone agli scandali del calcio di questi anni una perfetta conoscenza del testo della sua canzone ispiratrice: “Lui era fisso che scrutava nella notte, l'ha vist na gota, ma in cumpens l'ha sentu nient, perché vederci non vedeva un autobotte, però sentirci ghe sentiva un acident.”La serenità e il sentimento che lascia sempre trasparire permettono la nascita in Italia della più grande associazione a delinquere sportiva di tutti i tempi.Indagato dalla procura di Napoli ha espresso: “la piu' profonda gratitudine alla magistratura per le indagini che fa sul calcio”. Ai carabinieri del nucleo operativo di Roma che gli hanno perquisito prima l’ufficio e poi la casa ha offerto un tè con i biscotti. Raggiunto da un avviso di garanzia per la violazione della legge sulla frode sportiva ha commentato: “sono assolutamente sereno perché so di aver agito sempre con correttezza”. Si è dimesso dalla Figc, ma sereno.Il calcio è travolto, la Figc commissariata, arbitri, giocatori e dirigenti rischiano la galera, i bilanci delle società stanno per saltare in aria trascinando il settore in un crack spaventoso.Lui, lui è sereno, quasi gioioso. Con la sua esperienza un posto da palo lo troverà sempre.
...
fonte www.beppegrillo.it
 
posted by Senza Padroni at 1:15 PM | 1 comments
giovedì, giugno 15
Senza lavoro non c'è libertà!
...
Al giorno d'oggi trovare un lavoro diventa davvero difficile.. Questo articolo scovato nella rete esprime, credo, abbastanza la situazione che appartiene a tutta l' Italia e non solo al nostro SUD... Raccomandazioni per lavorare, soldi per lavorare, favori per lavorare... Scusate ma nella Costituzione Italiana non c'è scritto che devo mettermi a 90° per guadagnarmi da vivere... Questo è un paese davvero assurdo...
Che dirvi...
Viva la rivoluzione e chi veramente ci riuscirà...

...
Senza lavoro non c'è libertà, ma solo totalitarismo che nasce dal menefreghismo. Prendere in giro chi è nella disperazione, non è corretto e non va bene! Se non controlli la tua disperazione rischi di fare il loro gioco e di mandare all'aria la tua ultima dignità che ti è rimasta - forse è quello che vogliono! - Non faresti altro che farli un piacere, perchè ti leveresti dai piedi, loro salverebbero la faccia della loro ipocrisia e tu ti troveresti finalmente un lavoro, si ma in galera. Già, perchè rischi anche questo, in questo paese definito "democratico". Da voci di corridoio fra disoccupati, pare abbiano arrestato un disoccupato in questo ultimo periodo negli uffici del lavoro perchè aveva alzato la voce gridando vergogna per la sua situazione! E poi di un'altro che si era persino incatenato. Ma la notizia è stata soffocata e immediatamente censurata! E democrazia questa! Non hai più il diritto di essere disperato! E nemmeno di essere disoccupato! E nemmeno di gridare: ho fame! I disoccupati rischiano - ora, ma come da sempre -di essere ostili al sistema perchè portano la verità sull' economia di una nazione in crisi che si cerca di nascondere. Ecco allora scattare la censura e la discriminazione nei loro confronti! Negli uffici del lavoro privato, non ne parliamo. Anche qui se non hai un santo e non paghi una tangente, non ti offrono nessun lavoro. Avrò spedito migliaia di curriculum in questi anni e non ho avuto nessuna proposta di lavoro. Le offerte di lavoro che propongono - a mio avviso - sono tutte uno specchietto per le allodole per creare una banca dati di disoccupati e nient'altro. Molte di queste fantomatiche agenzie stanno ora chiudendo per mancanza di lavoro. In otto anni avrò messo migliaia di annunci economici di ricerca di lavoro sui giornali. Ci sia stato uno che mi abbia risposto. Ho battuto a tappeto un intera zona industriale per prodigarmi per qualsiasi lavoro. Ho ricevuto seccamente: ci lasci il suo curriculum, ci faremo sentire noi. Il tempo è passato, ma non ho visto nessun riscontro. Ho capito perchè la gente si comporta così! Non c'è proprio lavoro! Ti illudono e nello stesso tempo sanno che prima o poi potresti perdere la pazienza. E' quello che vogliono! Si leverebbero via questo problema, che è il problema dei poveracci. Ieri il 4/03/2006 il sistema ha ammesso la sua sconfitta. E' la crisi più grave del dopoguerra ha commentato Gatti il tesoriere della Banca d'Italia. Per fortuna che non c'eravamo accorti!
fonte www.politicaonline.net
 
posted by Senza Padroni at 8:55 PM | 1 comments
mercoledì, giugno 14
Ci scusiamo per l'ultimo articolo postato e cancellato. Ringraziamo chi ci ha comunicato la bufala e per la serie "sbagliando s'impara" vi proponiamo un bell'articolo tratto dalla fanzine "L' urlo della Gradinata Sud" degli Allentati Fasano.
Buona lettura!
...
In quasi 15 anni di curva ho vissuto solo di questo: attese prima di una partita importante, la soddisfazione per una coreografia ben riuscita, ma anche la rabbia per qualcosa andata storta, le stagioni "amare" della squadra. Di anno in anno sono cambiati i compagni di viaggio, i giocatori, i presidenti, il modo di vestirsi curva, quello di comportarsi nella società di tutti giorni. Se comincio a pensare a tutto questo, spesso non posso fare a meno chiedermi perché sono ancora in prima linea, se ne vale ancora la pena. ULTRAS significa rottura, rottura con le mode ed i conformismi della società, rottura di barriere e pregiudizi, quello che si è sul lavoro, del nostro essere, non più incatenato da una serie di comportamenti vengono imposti dal vivere quotidiano. ULTRAS è eccesso, che non deve essere visto necessariamente eccesso nell’amicizia, nell’aggregazione, nel dividere ogni tipo di vivere una situazione totalizzante ed appagante come può essere squadra o la sconfitta più bruciante nel derby più sentito. ULTRAS è azione ed organizzazione, la creazione di un gruppo regole fondate sul rispetto e l’amicizia, passione e l’istinto, distinguerti dagli altri ed a voler essere distinto. Da qui nasce l’attaccamento viscerale alla maglia e alla città, la strenua difesa dello striscione e la voglia di confronto con chi è come te, ma con altri colori.
Il passare degli anni mi hanno consentito di capire come il mondo Ultras sia un mondo pieno di contraddizioni, ma questo, credo non sia altro che il riflesso della società attuale. Avendo una bilancia, alla fine, penso che i valori positivi siano di gran lunga superiori a quelli negativi, come credo, inoltre, che essere Ultras sia un percorso validissimo per formare il carattere di una persona. Ma soprattutto, chi è Ultras veramente, chi ha fatto i conti con tutto e tutti per questo senso di appartenenza non possa e non debba domandarsi più di tanto il perchè del proprio essere, ma debba farsi trasportare, come quando la CURVA SUD è piena di ragazzi come te che cantano, e la voce rimbomba e la tua squadra che attacca li sotto diventa ad un tratto invincibile e i suoi attacchi arrivano fino all'esplosione del gol, in quel momento non hai tempo di pensare a tutto quello scritto in queste righe. Hai solo tempo di dirti che ne valeva la pena.
VITO.
 
posted by Senza Padroni at 7:21 PM | 0 comments
domenica, giugno 11
Leggete e meditate...
...
MANFREDONIA - Assolti i Romito dall'accusa di mafia e duplice omicidio; assolto Ciccillo Libergolis per omicidio, mafia e usura; assolti i due carabinieri accusati di collusioni e di aver favorito i Romito, eliminando ogni riferimento che li riguardasse dalle indagini che conducevano sulla mafia del Gargano. Le 18 pagine della sentenza, emessa ieri pomeriggio nell'aula bunker di Bitonto dal gup di Bari Marco Guida nel maxi-processo abbreviato a 80 dei 107 imputati dell'inchiesta della Dda sulla mafia garganica, ridimensionano la tesi di Direzione distrettuale antimafia e carabinieri. Il gup ha assolto 36 imputati e condannato altri 44 condanne a complessivi 290 anni di reclusione, cui aggiungere un ergastolo. I pm Domenico Seccia e Alessandra Fini nell'udienza del 14 marzo scorso avevano chiesto 3 assoluzioni e 77 condanne per complessivi 763 anni di carcere, cui aggiungere 6 ergastoli. Cosa diceva l'accusa? Che nella zona di Manfredonia, Monte Sant'Angelo e Mattinata comandava il «clan dei montanari» riconducibile alle famiglie Romito e Libergolis che estendeva la sua influenza anche sulla zona di San Nicandro grazie all'alleanza con il locale clan Ciavarrella. I Romito - indicati come coloro che facevano girare i soldi provento di affari illeciti, mentre i Libergolis rappresentavano il braccio armato dell'organizzazione - sono stati tutti assolti dalle accuse più gravi. E' il caso del capo famiglia Ciccillo Romito, accusato del duplice omicidio Terracciano Aniello e dell'omicidio Basta, oltre che di mafia (era ai domiciliari, è libero); dei figli Michele (scarcerato), Franco e Mario Luciano (restano detenuti per armi) accusati di mafia e duplice omicidio. Il pm aveva chiesto l'ergastolo per Ciccillo, Franco e Mario Luciano Romito e 30 anni per Michele Romito. Il solo Franco Romito (ritenuto insieme al fratello Michele al vertice della mafia garganica con Armando Libergolis) è stato condannato dal gup a 4 anni per il sequestro di un ragazzo picchiato e punito perchè avrebbe offeso un esponente della famiglia Romito. La sentenza di primo grado esclude la mafiosità della famiglia Romito, anche se tre esponenti (il padre e i figli Michele e Franco) si portano dietro la nomea di confidenti dei carabinieri, confermata in aula da due testimoni: un ufficiale e un appuntato dell'Arma. Quanto alla presunta mafiosità dei Libergolis va ricordato che i principali esponenti della famiglia (i fratelli Matteo, Armando e Franco Libergolis) sono tra i 25 imputati che hanno scelto il giudizio ordinario e sono processati in corte d'assise a Foggia; è stata comunque riconosciuta per alcuni presunti componenti del clan tra cui Libero Frattaruolo, ma è caduta per il più noto esponente della famiglia Libergolis. Ciccillo Libergolis, 64 anni, allevatore di Monte Sant'Angelo dell'omonima famiglia coinvolta nella sanguinosa faida con gli Alfieri/Primosa, è stato infatti assolto da tutte le imputazioni: mafia, omicidio e usura a fronte di una richiesta di condanna a 30 anni; l'allevatore resta comunque detenuto per ricettazione d'auto. L'unico ergastolo, a fronte dei sei chiesti dall'accusa, è stato inflitto a Matteo Ciavarrella 27 anni, riconosciuto colpevole di 4 dei 6 omicidi contestati oltre che di mafia e droga: è il secondo ergastolo per il giovane sannicandrese. L'accusa di mafia ha retto per quasi tutti i componenti della famiglia Ciavarrella, alcuni dei quali (come Maria Cursio madre dell'ergastolano) condannati a 20 anni per omicidio. Tra le assoluzioni spiccano quelle dei marescialli dei carabinieri Massimo Russo e Nildo Rauseo già in servizio al reparto operativo dei carabinieri e che hanno condotto parte delle indagini sulla mafia del Gargano. L'accusa aveva chiesto la loro condanna a 10 anni ciascuno per concorso esterno in associazione mafiosa, peculato, e favoreggiamento dei Romito. Sin dal giorno dolorosissimo dell'arresto il 23 giugno del 2004 in concomitanza con il maxi-blitz contrassegnato da 99 arresti - i due sottufficiali avevano rivendicato la legittimità del loro comportamento, spiegando che i rapporti coi Romito erano quelli tra un investigatore e un confidente e che di questi rapporti di lavoro erano a conoscenza i loro superiori. Dei 12 omicidi contestati nel maxiprocesso abbreviato, in sei casi si è arrivati alla condanna.
...
ROMA - Sfiorare appena le labbra di una collega, tentare di darle un bacio sul collo o darle una pacca sul sedere: sono tutti comportamenti punibili penalmente se imposti con violenza, minacce o abuso di autorita'. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione respingendo il ricorso di un funzionario di Polizia cinquantenne condannato nel 2002 dalla Corte di Appello di Genova a un anno e due mesi di reclusione per violenza sessuale: il poliziotto, gia' condannato in primo grado dal Tribunale di San Remo, nel '94 aveva costretto una giovane collega alle sue dirette dipendenze a subire baci sul collo, e aveva tentato poi di baciarla anche sulla bocca dopo averla stretta a se con forza all'interno di una vettura di servizio. Il funzionario di Polizia aveva proposto il ricorso in Cassazione per insussistenza del reato spiegando che le sue erano state semplici 'avances' e che non incidevano sulla sfera sessuale della donna. Con la sentenza n. 19808 depositata oggi a piazza Cavour, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso confermando la condanna. I giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno quindi confermato le considerazioni espresse nel 2004 con sentenza n. 37395, nella quale avevano fissato i limiti della condotta tipica del reato di violenza sessuale, ovvero 'qualsiasi azione che possa ledere il bene giuridico di liberta' sessuale, non solo quindi la congiunzione carnale o gli atti di libidine'': per questo fu confermata allora la condanna per un magistrato accusato di aver dato una pacca sul sedere proprio a una dirigente del 'Palazzaccio' e ad altre impiegate. Come sancito da diverse pronunce della Suprema Corte, anche palpeggiamenti e i toccamenti - spiega il relatore della sentenza odierna, Aldo Fiale - possono costituire una indebita intrusione nella sfera sessuale ed il riferimento del sesso non deve limitarsi alle zone genitali, ma comprende pure quelle ritenute erogene dalla scienza medica, psicologica ed antropologica. I giudici di Piazza Cavour hanno quindi respinto il ricorso del funzionario di Polizia confermando la condanna a un anno e due mesi di reclusione ed addebitando all'imputato le spese di giudizio.
...
per il secondo articolo c'era solo l'imbarazzo della scelta. Potevamo inserire tranquillamente un articolo di una diffida per accensione di una torcia in uno stadio o addirittura una diffida per un vivace colloquio con un gendarme questa volta fuori dagli spalti... potevamo scrivere un bel romanzo su queste cose, magari un giorno lo faremo!
ma dopo che abbiamo letto tutto questo schifo cosa facciamo? ridiamo o piangiamo?
 
posted by Senza Padroni at 6:54 PM | 0 comments
mercoledì, giugno 7
18 Aprile festa nazionale dei parastatali con almeno due anni di servizio. La scelta casualmente di comune accordo fra tutti i parastatali del regno festeggiava San Galdino vergine. Tutti si preparavano alla festa e nessuno ne sentì mai la mancanza. Il principe con i piedi contro il lampadario acquistava dimestichezza con lo Yoga-Rock: ultima importazione anglo-americana in tema di belinate. Il fratello del principe si rosicchiava il medio della sinistra convinto di contribure con questo allo sviluppo dei popoli in via di sottosviluppo. La regina sculacciava di santa ragione un servitore, visto che si trattava di un fatto reale. Il re si depilava sulle cosce. Il popolo eseguiva un raro esercizio di masturbazione massificata. La forza dell'ordine nell'esercizio del proprio dovere si identificava col popolo, e tutti cantavano in coro « Binario, dolci parallele della vita ». I parastatali scalzi e votati alla castità si recavano in fila per quattro verso lo stadio pena: la morte. Il primo esercizio, consisteva nella scalata dei tralicci d'illuminazione ai bordi dello stadio; e nell'immediato tuffo a testa in giù sulle gradinate. Altri mille giochi coronavano la festa e tutte le categorie partecipavano con spirito sportivo e abnegazione assoluta. Al vincitore veniva concesso di toccare per secondi trenta le coscie alla regina, ma inevitabilmente ogni anno era lo stesso re, gelosissimo e depilato a sottoposi al trattamento. Allora ci furono dei moti sovversivi capeggiati dai rossi che al grido « W la regina e le sue cosce » organizzarono manifestazioni articolate. La rivoluzione non tardò. La rivoluzione era fissata per le ore 18:00 in piazza larga e si apriva con un concerto di Fabrizio De Andrè.
Dedicato a chi ama la sua ironia graffiante, la tristezza e l'humor, a chi sentendo le sue canzoni si rilassa, a chi torna dall'america importando la rivoluzione ed un cappello nuovo, a chi si fa portare a letto il caffè da due bionde in tutù, a chi sopra il mare troverà labbra da baciare, a chi sogna una stella ed un veliero e a chi non ha mai viaggiato in seconda classe sul rapido Taranto-Ancona. Agli sfruttati, repressi, calpestati e odiati!
Grande Rino, dopo 25 anni continui a vivere con le tue canzoni sempre più attuali delle canzonette di oggi!
 
posted by Senza Padroni at 7:04 PM | 0 comments