giovedì, settembre 21
Una maglia come le altre
di Nando Sanvito del 14/09/2006

Quando martedì sera al Nou Camp abbiamo visto debuttare il logo UNICEF sulla maglia del Barcellona abbiamo pensato che non c’era modo più soft per infrangere un tabù durato 107 anni. Se dopo tanta leggendaria “verginità” bisognava proprio sacrificare allo sponsor la maglia del Barça, meglio farlo per una nobile causa, dove tra l’altro – come è noto – chi paga è proprio il club di Laporta. Geniale operazione di simpatia e di convenienza: che l’occhio si abitui, poi andremo su uno sponsor vero, economicamente redditizio, dopo tre anni di frustrati tentativi, dal quasi comico fallimento dell’accordo con le Olimpiadi di Pechino 2008 (90 milioni) a quello con Betandwin (70 milioni) naufragato per ragioni etiche visto che le scommesse non piacevano ai soci e non solo a loro visto che ad agosto Kanoute in Supercoppa europea si e’ messo un adesivo per coprire sulla maglia del Siviglia il logo di un’altra agenzia di scommesse (“Il Corano vieta le scommesse – ha detto – sono diaboliche”). Il bello e’ che mentre Laporta preparava il suo discorso da fare al palazzo dell’Onu per il giorno della presentazione dell’accordo Barça-Unicef, ha tentato di fare una telefonata ai dirigenti della nazionale argentina per chiedergli di risparmiare Messi dalla convocazione di un inutile match contro l’Angola a Salerno. Si è sentito rispondere che in cambio di 18 milioni di dollari avevano appaltato la gestione di 24 amichevoli alla società Renova di un petroliere ucraino, tale Victor Vekselberg, e che per contratto toccava a lui decidere gli esentati, ma che era inutile contattarlo perché nella lista di marketing Messi era al top. Questo è il calcio-business, baby. Di Kanoute, del divorzio-matrimonio Barça-Betandwin-Milan, di Vekselberg qualcuno – sui media - ha discusso? Eppure un dibattito non si nega a nessuno.

by indiscreto.it
 
posted by Senza Padroni at 3:04 PM |


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