mercoledì, maggio 21
I libri degli Ultras
tratto da www.wuz.it

Abbiamo deciso di far parlare i protagonisti. Persone che hanno lavorato e dedicato il loro tempo a raccontare le storie negli stadi Italiani. A volte sono persone nate e cresciute nelle curve. A volte no. Ma non è questo il punto. Sono autori. Autori di libri-testimonianza. Libri documento che hanno il potere di dire le cose per come stanno, senza false mitizzazioni e senza troppe ipocrisie. Ne abbiamo parlato con Massimo Fortuna, autore di Noi Siamo la Cremonese , di Maurizio responsabile della prima biblioteca sul genere – Progetto Ultras, con Daniele Belotti autore di Atalanta, Folle Amore Nostro, con Domenico Mungo autore di “Cani Sciolti” e con Giulio titolare della casa editrice Boogaloo Publishing.

GIULIO
Perchè si decide di aprire una casa editrice cosi' particolare


Nel 1987 trovandomi in vacanza a Londra mi sono comprato Steaming In di Colin Ward, in pratica il libro che ha dato il via (insieme a Bloody Casuals) al fenomeno della letteratura "file under terraces". In seguito ho continuato a comprarmi libri sull'argomento e nel 2002 mi sono chiesto come mai nessun editore italiano non traducesse libri di questo tipo. E così ci abbiamo provato e abbiamo iniziato a tradurre. Poi nel 2003 quando a malincuore dopo 10 anni ho deciso di chiudere il mio negozio di dischi (vinile, non solo cd), che ovviamente si chiamava Boogaloo Records, mi sono buttato anima e corpo in questa missione: proporre al pubblico italiano libri che nessuno avrebbe mai tradotto.

Quali sono le maggiori difficolta' d'inserimento in un mercato Non certo propenso a questo tipo di culture?

Fin dall'inizio ho deciso di non affidarmi a una distribuzione classica (quella che fa arrivare i libri nelle librerie tanto per intenderci), per il semplice motivo che essendo una casa minuscola non potevamo permetterci di rinunciare al 55%-60% del prezzo di copertina (tenuto anche conto delle royalties che paghiamo agli editori stranieri su ogni copia venduta). Il discorso è stato semplice: noi traduciamo, stampiamo e aspettiamo che qualcuno capiti nel nostro sito internet e faccia un ordine. La convinzione che prima o poi qualcosa si sarebbe mosso era marmorea, vista l'apaticità degli editori italiani riguardo all'argomento. Ci è voluto il suo tempo per prendere un ritmo dignitoso ma adesso siamo contenti. All'inizio è stata un po' dura perché c'era molta diffidenza, ma piano piano abbiamo guadagnato la stima e la fiducia dei nostri lettori. All'inizio qualcuno ha voluto individuare nella nostra iniziativa chissà quale missione eversiva. In libreria c'è una messe infinita di libri su assassini seriali, violentatori, il peggio del peggio. Naturalmente nessuno si sognerebbe mai di dire qualcosa. Poi uno legge la parola hooligan e si indigna. Pecore!

Che significato può avere la letteratura Ultras, oggi, anche alla luce di tutto quanto sta succedendo?

Un significato storiografico visto che le autorità sembrano convinte a sradicare di punto in bianco una cultura giovanile che si è sviluppata per qualcosa come 40 anni. Scherzo naturalmente, ed è giusto per sdrammatizzare. Io penso che quando qualcuno apre un libro è sempre un bene, indipendentemente dall'argomento trattato (ci sarebbe da discuterne, ma spero di aver trasmesso il senso).

Che cos'e' per te la cultura Ultra, in Italia, e Hooligan in inghilterra?

Due fenomeni giovanili che volenti o nolenti hanno flirtato con tutte le culture giovanili che si sono succedute nei due paesi negli ultimi 40 anni.

Perchè la gente dovrebbe leggere questo tipo di libri?

Per curiosità, per passione, anche per sport! E inoltre anche per dare un segnale forte a livello librario. In Italia vengono stampati bastimenti di libri, ma poi alla fine sono sempre gli editori a fare il mercato, a proporre titoli. Con il nostro esperimento abbiamo cercato di dimostrare che ci deve essere spazio anche per le letterature di nicchia, svincolate da logiche di mercato. Ormai i libri uno se li vede imporre come articoli da comprare in edicola in base a campagne pubblicitarie milionarie che ti dicono cosa devi leggere (solo per il motivo che costa poco). Ma stiamo scherzando?

MASSIMO FORTUNA
Perché scrivere un libro sulla storia Ultras di una città come Cremona.


Perchè la storia ultras è diversa, o meglio, non è solo incidenti, e altre fandonie che si leggono tutti i giorni... primo, e poi per lasciare tracce indelebili del nostro passaggio alle generazioni future, oppure ai "vecchi" sempre nostalgici e perchè SENZA STORIA NON PUO ESSERCI UNA MEMORIA.

Che cosa si vuole trasmettere attraverso un libro che parla di storia Ultras

Adesso è un pò tardi per cercare di fare capire a chi viene manovrato giornalmente dai mass media, cosa sia davvero il MONDO ULTRAS, di certo sono sicuro che singolarmente ci troviamo tutti e tutti i giorni, nel doverci confrontare con questo enorme fardello, e ogni "azione" che eseguiamo anche lontane dallo stadio, anche durante ogni semplice giornata viene strumentalizzata.
Sono queste le queste premesse con cui dobbiamo lottare ogni giorno e riuscire in quello che mi chiedi, è praticamete impossibile, una volta forse si poteva parlare con il popolo di radici profonde, di ideali, di fede, di passione e di perchè no RANCORI E ODI SECOLARI, i nostri vecchi ne erano la prova tangibile, ma adesso nel paese del ipocrisia, del finto buonismo, del odio per il semplice vicino di casa, a chi vuoi che interessi di MERAVIGLIOSI ESSERI UMANI ANCORA VERI E FIERI?? sono troppo intenti e presi nel apparire che si sono dimenticati di ESSERE!


Per te cos’ha rappresentato fare così tanti sacrifici per scrivere questo libro?

Quando dopo 3 anni, finì di scrivere il malloppo del mio libro, sono 450 paginette...ero orgoglioso e felice, e sopratutto mi sentivo un privilegiato, cosi come mi sento ogni qual volta salgo sopra ad un autobus pronto per una nuova avventura, sola che stavolta avevo provato le mie capacità al limite del impossibile, io, ragazzo di strada ( e non lo dico per fare scena) sempre nei casini, ero riuscito in un qualcosa che nemmeno mio padre credeva possibile, e credimi che le lacrime sono state tante, cosi come le promesse fatte a qualcuno che invece credette in me sin dall'inizio, ecco per me è stata una specie di rivincita con il destino!

Perché una persona dovrebbe acquistare un libro di questo tipo?

Alla gente infilano di tutto in quel posto, romanzi, fantascienza, gialli, tutto o quasi irrimediabilmente falso e solito, mentre i nostri, magari esagerando un attimino, come mi è capitato di leggere in certi libri ultras, sono veri, sono le vite di tanti ragazzi infilate dolcemente o con rabbia, in pagine e pagine di passione..se non vale la pena leggere per questi motivi, che almeno provino a saperne di piu del nostro mondo, cosi magari un giorno eviterebbero di esprimere pareri senza sapere.

DANIELE BELOTTI
Perchè scrivere di storie Ultras, oggi, alla luce anche di quanto sta succedendo


Il mondo delle curve non va criminalizzato come, purtroppo, capita spesso. La curva va intesa, non come un insieme di delinquenti, bensì come un punto di aggregazione unico e incredibile: si trovano,gli uni accanto agli altri, benestanti e "spiantati", laureati e "analfabeti", ragazzini e padri di famiglia, simpatizzanti di destra e di sinistra, tutti uniti dalla bandiera della propria squadra. E allora proprio in questo momento in cui sta passando solo un messaggio negativo delle curve e degli ultrà, è bene raccontare l'aspetto principale, che non è quello della violenza, ma quello della passione e dell'aggregazione, che viene quasi sempre nascosto.

Come si può far capire alle persone che, al di là di quello che si vede in televisione, il tifo in Italia ha radici molto lontane, ormai storicizzate e che sono strettamente legate alla storia sociale del paese?

Il tifo nasce non certo con le squadre di calcio, ma ancor prima con le rivalità tra paesi vicini. In epoca moderna, la squadra di calcio della propria città diventa un simbolo di identità e di legame con il territorio. La squadra di calcio diventa così la bandiera della propria comunità e, di conseguenza, si porta dietro di sè anche quella parte di "tifo contro" e di rivalità tipiche del nostro paese. Se si condanna il tifo e le rivalità calcistiche, allora, bisogna condannare anche tutta la storia italiana fatta dai mille campanili, dall'era dei Comuni, dai pali tra contrade ecc.

Quando si finisce di scrivere, ripercorrere la storia di una tifoseria, qual'e' la sensazione più forte che si ha dentro?

Semplicemente di aver documentato un pezzo di storia della propria comunità, della propria gente. Una storia fatta certo non da episodi che hanno cambiato il mondo, ma che però tanta gente comune ha potuto vivere in prima persona. E proprio per questo è una storia ricca di emozioni dirette, che sono ancora più forti per chi ha la fortuna di scriverla e raccontarla.

Perchè la gente dovrebbe leggere questo tipo di libri?
Un tifoso che ha vissuto tanti dei momenti raccontati, per lasciarsi andare ad emozionanti ricordi; Un tifoso, diciamo così, più giovane, per conoscere la storia della propria squadra, della propria curva e per accrescere sempre di più il senso di appartenenza alla curva Un non tifoso, per capire perchè tanta gente di ogni età, livello culturale, ceto sociale, professione, credo politico, vive una passione così forte per i colori della propria squadra di calcio.

DOMENICO MUNGO
Perchè scrivere di storie Ultras, oggi, alla luce anche di quanto sta succedendo?


Scrivere oggi di storie ultras diviene necessario più che mai. Il ciclone mediatico che ha investito la crime scene in seguito ai fatti di Catania e all’omicidio di Gabriele Sandri riporta in auge la necessità di raccontare e spiegare un mondo, quello ultras, ai più oscuro e inconcepibile. Ritengo che sia maturo il tempo di fare un passo in avanti, di considerare quella che è definita, semplificata e banalizzata come sottocultura giovanile alla stregua di un vero e proprio genere letterario, con una sua dignità e le debite considerazioni in merito. L’agiografia che ha innalzato a modelli di scrittura, di filone e di genere gli autori anglosassoni, i cosiddetti hoolwriters come John King, Cass Pennant, Caroline Bell, Irwin Welsh e compagnia bella, perché non dovrebbe valere anche per noi autori italiani? Forse a causa della solita malcelata esterofilia che ci impone di sottovalutare la nostra cultura e la nostra peculiarità riguardo al fenomeno della tifoseria estrema? Eppure molti autori italiani sono dotati di talento e di originalità pari a quella di alcuni britannici che ormai sovente scrivono su commissione ad uso e consumo di un mercato fertile. Ritengo inoltre che i presupposti culturali, sociali e politici del Caso Italia siano del tutto differenti da quelli d’oltremanica e come tali vadano raccontati, approfonditi, valorizzati. In Italia ci sono già alcuni casi di scrittori ultras, al di là dell’encomiabile lavoro fatto dai ragazzi delle curve che hanno negli ultimi anni redatto le biografie dei propri gruppi di appartenenza o delle proprie curve, lavoro fondamentale anche dal punto di vista della creazione di una memoria storica concreta e consultabile da tutti. Ti posso citare a memoria fior di autori ultras e non solo come Vincenzo Abbatantuono, Marco Romelli, Angelo Petrella il cui protagonista del noir Nazi Paradise è uno skin heads partenopeo, hacker e frequentatore della Curva A del San Paolo, il sottoscritto, Andrea Arena, Cosimo Villari, quel Tim Park londinese di nascita ma buteo d’adozione e di fede. Quindi il filone esiste già, esistono editori coraggiosi che hanno dato spazio a scrittori loosers e politicamente scorretti. Dirò di più, esiste anche una letteratura saggistica rivoluzionaria e antisistemica generata dall’opera di Valerio Marchi, colpevolmente sottovalutata dalla sociologia ufficiale, che ha scardinato la bolsa retorica accademica dei figliocci di Lorentz, Morris, della scuola di Oxford e degli epigoni italiani (Dal Lago, Roversi e Salvini). Adesso l’obbiettivo è che la lobby dei critici paludati e musoni della stampa di settore si renda conto di ciò e che si inizi a parlare senza retorica e pregiudizi di questo genere. Ti lascio con uno stralcio della prefazione di Cani Sciolti, il mio libro zibaldone che uscirà a breve per Boogaloo Publishing e che vuole essere un romanzo corale sulla storia del movimento ultras italiano narrato attraverso decine di storie diverse, drammatiche, sbaglaite: “Io credo di sapere che gli ultras hanno diritto ad avere una storia alle spalle. Ed io il diritto di scrivere un libro su di loro. Con loro. Per loro. E questo è il libro che avete in mano. Questo libro nasce da esperienze personali, racconti orali, articoli di giornale, libri, di scritti esistenti e di memorie che vagano nel vento. Questo libro racconta storie di ultras e non solo, che sono legati nel loro tragico destino comune dal fil rouge di aver vestito per una volta, forse quella definitiva, per scelta, necessità, casualità o consuetudine, i panni del cane sciolto. Di colui che è fuori dal gruppo. Colui che viaggia da solo e pertanto ne gode dei benefici e delle ineluttabili conseguenze drammatiche. Sono storie di cani sciolti. Semplicemente”.

Come si può far capire alle persone che, al di là di quello che si vede in televisione, il tifo in Italia ha radici molto lontane, ormai storicizzate e che sono strettamente legate alla storia sociale del paese?

Conferire la dignità di cui sopra alla produzione letteraria degli e sugli ultras, narrativa o saggistica che sia, determinerebbe un innalzamento dei livelli di analisi da parte dell’opinione pubblica, dei media e anche dei tutori dell’ordine. La conoscenza di un fenomeno, narrato per quello che è, senza tabù pregiudiziali, comporterebbe, se non la legittimazione di uno stile di vita, perlomeno l’abbrivio di una comprensione maggiore e di una chiave di lettura del fenomeno inserita in un coerente contesto storico, culturale e sociale e non semplicemente liquidato come un caso di ordine pubblico.

Quando si finisce di scrivere, ripercorrere la storia di una tifoseria, qual'e' la sensazione più forte che si ha dentro?

Nel mio caso equivale al compito che si erano prefissati gli antichi amanuensi, ovvero tramandare una storia, una tradizione ed un insieme di eventi altrimenti demandati alla narrazione orale e come tale suscettibile di alterazioni, omissioni ed esasperazioni. La ritengo quasi una missione storiografica nel senso più corretto del termine. Etimologico direi. Quindi quando metto il punto ad una storia la soddisfazione è pari ad un coro ben riuscito, ad una coreografia mozzafiato…o per i più maliziosi, ad uno scontro alla pari leale e vittorioso.

Perchè la gente dovrebbe leggere questo tipo di libri?

Perché no? Si legge tanta di quella spazzatura impostaci dalle lobby delle major dell’editoria, che utilizzano le stesse logiche di saturazione del mercato dalle omologhe major musicali. Imponendo modelli e stili di consumo anche nella poca letteratura che si continua a vendere e produrre in questo derelitto Paese. Abbiamo esaltato autori mediocri, in Italia un Moccia qualunque diventa scrittore e regista, si incatenano ponti con lucchetti amorosi, l’editoria italiana è nutrita ipertroficamente di spazzatura da blocbuster e allora mi chiedo perché mai non dovremmo perdere qualche ora del nostro sacro tempo leggendo delle vicende di alcuni pazzi che hanno impegnato la propria vita dietro uno striscione, in difesa di valori assurdi per la maggior parte di quella società che è stata incapace di sostituirli con altri, ottenebrando menti e cementificandone le coscienze? A voi l’ardua sentenza…

MAURIZIO (PROGETTO ULTRAS)
Perché hai deciso di dare vita ad una biblioteca Ultras?


Il fenomeno del tifo calcistico è divenuto nel corso degli ultimi trent’anni materia di studio e d’indagine,sia a livello di ricerca storico-sociologica che di analisi più spiccatamente empirica, producendo un’ampia e piuttosto disomogenea letteratura sull’argomento; gli studi sinora prodotti hanno comunque permesso di avere un quadro piuttosto esauriente delle caratteristiche centrali proprie del tifo organizzato in Europa, evidenziando come al di là delle ovvie differenze tra le diverse situazioni si possa parlare di un’unica e specifica “sottocultura” ultrà con caratteristiche organizzative proprie e modelli culturali di riferimento specifici. Contenuti ma anche dati statistici sono a disposizione di chiunque sia interessato ad approfondire il tema : studenti universitari (sono molte le tesi di laurea sull’argomento),ricercatori o semplicemente tifosi che vogliano ripercorrere le tappe storiche e l’evoluzione del “mondo”cui appartengono,o semplicemente tenersi aggiornati sugli eventi e le iniziative che provengono dalle altre curve. L’archivio sul tifo raccoglie studi e testimonianze sull’argomento, ma non solo; sono catalogati materiali forniti e scritti dagli stessi tifosi, in passato quasi esclusivamente sotto forma di “fanzines”, oggi in gran parte tramite i numerosi “forum” presenti in Internet..Inoltre l’Archivio ha una rassegna stampa giornaliera che curiamo quotidianamente e dove sono catalogate non solo notizie che riguardano il mondo del tifo e del calcio, ma anche eventi e problematiche legate in generale all’universo giovanile nella società moderna, temi che inevitabilmente ritroviamo anche intorno al mondo del pallone,come ad esempio il fenomeno del razzismo nelle sue diverse forme e manifestazioni. L’Archivio può fornire dunque materia d’approfondimento e di studio, ma allo stesso tempo negli anni è stato ed è tutt’ora anche luogo di scambio di informazioni e di conoscenza per e tra i tifosi che vivono la propria passione a 360°..

Che significato ha la letteratura Ultras in Italia?

Ogni fenomeno di massa di vaste proporzioni ha avuto ed ha una propria letteratura, e quello del tifo ovviamente non fa eccezione. A maggior ragione, del resto, trattandosi di un fenomeno che trova adesione da parte di una così ampia ed eterogenea categoria di persone, di diversa età,estrazione sociale,credenza politica ecc. Credo potrebbe bastare anche solo questo aspetto, il potere di aggregazione che il fenomeno del tifo esercita su tipologie di persone tanto diverse, a rendere non solo dignitosa ma necessaria una letteratura che ne approfondisca i meccanismi e le dinamiche.Letteratura che ha senz’altro, a mio parere, almeno a livello sociologico e d’informazione pari dignità rispetto agli studi di altri settori. Del resto, la centralità che il dibattito sul tifo organizzato ha assunto in seguito ai drammatici eventi degli ultimi giorni, ha mostrato ancora una volta come ci sia un diffuso bisogno di conoscenza del fenomeno. Soprattutto delle dinamiche che creano l’appartenenza a questa specifica forma di aggregazione,che diventa per molti giovani importante punto di riferimento e microcosmo a sé stante, e che possono in alcuni casi – ma non è la regola – portare a degenerazioni quali quelle cui abbiamo assistito in questi giorni .

E a che cosa può servire una letteratura Ultras in Italia?

A capire,sicuramente..a volte, invece di riempire il nostro aimè già decadente palinsesto televisivo con fiumi di congetture sulle motivazioni che starebbero alla base dei comportamenti degli “ultrà”, e ancor prima sulle radici del tifo organizzato e della vita di curva e del perché questa diventi per molti giovani,e non solo, un punto di riferimento così importante, sarebbe più semplice e sicuramente più corretto ascoltare la voce dei diretti interessati..! La letteratura del tifo può in parte assolvere questo compito,e in ogni caso perlomeno fornire le basi minime di conoscenza del fenomeno che chiunque voglia approfondire e discutere dovrebbe avere. Inoltre questo tipo di letteratura è già da anni ampiamente saccheggiata da quanti studiano il fenomeno dal punto di vista sociologico studenti universitari ( molte le tesi che analizzano il tifo e ne approfondiscono i diversi aspetti,dall’evoluzione dei legami con la politica alle differenze con gli usi degli altri Paesi al fenomeno della violenza e del razzismo negli stadi) ma anche docenti,ricercatori,sociologi (un esempio su tutti Alessandro Dal Lago, in cattedra all’ateneo di Bologna fino al 1997,che ha analizzato il fenomeno con testi divenuti materia di studio del suo corso di Sociologia presso il Dipartimento Arti,Musica e Spettacolo -DAMS- della nostra città). Ritengo infine che il fenomeno del tifo organizzato, non essendo negativo “in sé” (salvo,ovviamente, degenerazioni,le cui motivazioni andrebbero comunque ricercate), sia al contrario potenzialmente portatore di valori sani e positivi,che spesso non vengono valorizzati,e quindi sono convinto che una conoscenza meno superficiale possa senz’altro aiutare a renderlo meno “svilito”..

Tu tieni anche incontri nelle scuole. Che tipo di reazioni hai visto in relazione all’argomento, soprattutto da parte del personale docente?

C’è sempre molta curiosità e interesse sull’argomento sia da parte dei ragazzi che del personale docente,che si è dimostrato nella maggioranza dei casi ricettivo e collaborativo. Credo che alla luce degli ultimi fatti di cronaca che hanno riportato prepotentemente e purtroppo tristemente il fenomeno alla ribalta, non solo l’ istituzione scolastica ma tutto il mondo civile dovrebbe comprendere l’importanza di un’educazione alla cultura sportiva che parta innanzitutto dalle scuole, poi da iniziative comuni che arrivino alle curve e dalle curve stesse. In Europa del resto, Paesi come l’Inghilterra e la Germania promuovono da anni iniziative ed incontri per e con i giovani che frequentano attivamente le curve o che potrebbero avvicinarsi ad esse, ed esistono gruppi di lavoro e ricerca finanziati e legittimati dallo Stato ed organizzazioni internazionali (come il FARE, rete antirazzista europea, di cui anche il Progetto Ultrà fa parte) che fanno della prevenzione e dell’educazione prima ancora che della repressione lo strumento principe per comprendere, dunque tentare di arginare ( i risultati non sono mancati ) le degenerazioni del tifo, valorizzandone al contrario gli aspetti positivi Il fatto che tu stesso manifesti delle perplessità in merito alle reazioni che possono avere le istituzioni scolastiche rispetto ad iniziative di questo tipo,invece di darne per scontato l’utilità, dimostra come anche in questo campo in Italia ci sia ancora molta strada da percorrere.
 
posted by Senza Padroni at 4:36 PM |


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